Riforma Its, i fondi Pnrr per aumentare i corsi ma più paletti alle imprese
Spunta un tetto ai docenti provenienti dal mondo del lavoro: appena il 50%
di Claudio Tucci
I punti chiave
3' di lettura
No alla proliferazione di Fondazioni Its, ma i nuovi, cospicui, fondi targati Pnrr (1,5 miliardi nei prossimi 5 anni) dovranno andare ad incrementare il numero di percorsi formativi, e quindi a vantaggio degli studenti (e non distribuiti a pioggia).
La riforma degli Its all’esame del Senato
Stop anche alla logica del bando annuale, d’ora in avanti i finanziamenti agli Istituti tecnici superiori avranno “carattere di stabilità” legati ad una programmazione triennale dell’offerta formativa. Ma, a sorpresa, nel pacchetto di emendamenti alla riforma degli Its all’esame del Senato, che è pronta ad entrare nel vivo, rispunta un rigido tetto alla docenza proveniente dal mondo del lavoro, in tutto appena il 50% (tutti gli studi dicono invece che gli Its decollano dove almeno il 60% della docenza non arriva da scuola-università, ma dalle imprese); e si torna indietro, rispetto al testo licenziato all’unanimità in estate dalla Camera, anche su un altro aspetto, delicato: si propone una revisione della governance mettendo, persino, in dubbio la presidenza alle imprese (come invece deciso da tutti a Montecitorio - gli Its a guida imprenditoriale sono da sempre i più performanti, come certifica l’Indire).
Sulle proposte di modifica - su cui martedì ci sarà un nuovo confronto, tecnico e politico, anche con il governo - sta lavorando il presidente della commissione Istruzione del Senato e relatore al testo, Riccardo Nencini, dopo aver svolto settimane di incontri con forze politiche e stakeholders. Parlando con Il Sole 24 Ore, Nencini rimarca tre passi avanti, oltre ai finanziamenti stabili e ai corsi e non alle Fondazioni: «Prevediamo misure di sostegno per le aziende che investono nella formazione attraverso, ad esempio, un credito d’imposta - ha spiegato Nencini -. Potenziamo poi il diritto allo studio, una quota pari al 3% dei finanziamenti è vincolata a finanziare le borse per gli studenti. Interveniamo poi anche sul fronte passerelle università-Its, introducendo un termine, 90 giorni, per adottare le tabelle nazionali di corrispondenza dei titoli e dei crediti riconoscibili, trascorso il quale ci penserà un Dpcm». L’obiettivo di Nencini è arrivare in Aula a palazzo Madama per gennaio, in modo da aver pronta la riforma in primavera (il testo, modificato, dovrà tornare alla Camera).
Le ipotesi per gli emendamenti
Tra gli altri emendamenti su cui si ragiona c’è l’incremento del monte ore destinato a stage aziendali e tirocini formativi (oggi 30% del monte ore complessivo), l’inserimento di norme che evitino la costituzione di Its senza studenti e imprese, l’accreditamento triennale, che rischia però di “spezzare” la continuità dei corsi (ma qui Forza Italia è già pronta alla levata di scudi), la presenza tra i soggetti fondatori dell’Its “di un qualsiasi istituto secondario” (non più quindi un tecnico - anche qui si rischia una deriva “scuolacentrica”, mentre il valore degli Its risiede proprio nel legame stretto con aziende e territori).
La sensazione, visto anche il “basso profilo” finora tenuto dal ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, è che manchi ancora una visione chiara e organica sul futuro degli Its (che stanno invece a cuore al premier, Mario Draghi); e si viaggi a “bandierine”. Peraltro, non è ancora deciso se sarà ripristinata (o meno) una direzione generale che si occupi di Its (per gestire gli 1,5 miliardi in arrivo). Come non è più previsto, rispetto al testo della Camera, un coordinamento nazionale con la presenza di aziende e Its.
Le imprese: riforma Its strategica e urgente
Le imprese guardano con attenzione al lavoro parlamentare. «La riforma degli Its è strategica ed urgente, non possiamo permetterci passi falsi - ha sottolineato il vice presidente di Confindustria per il Capitale umano, Gianni Brugnoli -. Per questo, in attesa delle norme definitive, chiedo a tutti chiarezza e una visione di lungo periodo. Soprattutto su questi tre punti: se il sistema scolastico non si fa carico strutturalmente degli Its, le imprese dovranno essere il perno degli istituti tecnici superiori e la presidenza dovrà restare imprenditoriale per testimoniare questa assunzione di responsabilità. I finanziamenti in arrivo da Bruxelles devono poi andare ad aumentare i corsi, non a far proliferare le Fondazioni. Terzo: se vogliamo davvero valorizzare la natura degli Its la docenza deve essere espressione del mondo del lavoro, almeno per il 60 per cento».
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