Riforma del ministero: Lega e 5 stelle litigano anche sui beni culturali
La riforma voluta dal ministro dei Beni culturali Alberto Bonisoli, in quota 5 stelle, non piace alla sottosegretaria leghista Lucia Borgonzoni
di Antonello Cherchi
2' di lettura
Le divisioni all’interno del Governo non risparmiano i Beni culturali, ministero finora rimasto ai margini del dibattito politico. Tema delle divergenze è la riforma organizzativa del dicastero guidato da Alberto Bonisoli, in quota ai pentastellati. Il riassetto ministeriale, voluto dal ministro, è prossimo al traguardo, ma non piace al sottosegretario leghista Lucia Borgonzoni, che in sintesi ha detto: «è tutto da rifare».
Divisi sulla prima riforma
Sintomatico è che il divario si sia manifestato proprio sul primo intervento organico voluto da Bonisoli. Il decreto di riorganizzazione è stato, infatti, approvato dal Consiglio dei ministri del 19 giugno e si prepara a diventare operativo. La riforma - che, tra l’altro toglie, l’autonomia alla Galleria dell’Accademia di Firenze, al museo nazionale etrusco di Villa Giulia a Roma e al parco archeologico dell’Appia antica e istituisce una direzione generale ad hoc per le gare - ha suscitato diversi malumori e polemiche.
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Troppa centralizzazione
Tra i quali, quella di Lucia Borgonzoni, che ha affidato a un comunicato stampa la sua presa di distanza dal ministro. Secondo il sottosegretario si «impone una necessaria riflessione sulla opportunità di avviare una revisione profonda dei testi che evidentemente non sembrano essere il frutto di un adeguato confronto con tutte le parti interessate». Nel mirino di Borgonzoni c’è senz’altro la riorganizzazione del ministero e la centralizzazione «di prerogative e competenze oggi affidate alle istituzioni sul territorio», ma anche la riforma del codice dei beni culturali, pure questa voluta da Bonisoli ma al momento meno definita della prima.
Il decreto legge sulla lirica
Le divisioni a via del Collegio Romano arrivano nel giorno in cui il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto legge che introduce nuove norme per la salvaguardia del personale impegnato negli enti lirici - con la previsione di un tetto di 48 mesi per il ricorso ai contratti a tempo determinato - e interviene con nuove misure di semplificazione e sostegno nei confronti del cinema e dell’audiovisivo, con la ridefinizione degli obblighi di programmazione e investimenti in produzione italiane (che slittano al prossimo primo gennaio) da parte delle emittenti televisive.
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