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Riforma territoriale della sanità: facciamo il punto

La pandemia da Covid-19 ha evidenziato le debolezze strutturali del Servizio Sanitario Nazionale italiano, in particolare in riferimento all'ambito territoriale

di Emanuele Porazzi*

(Imagoeconomica)

3' di lettura

La pandemia da Covid-19 ha evidenziato le debolezze strutturali del Servizio Sanitario Nazionale italiano, in particolare in riferimento all'ambito territoriale, in cui la frammentazione dei servizi sanitari di comunità rende difficile la gestione e l'erogazione dell’assistenza agli assistiti. L’accesso limitato ai servizi sanitari delle cure primarie, in alcune zone per carenza di medici di medicina generale (MMG) o per numeri elevati di assistiti afferenti al singolo medico è quindi diventato un problema rilevante in un’epoca in cui la popolazione risulta essere sempre più anziana nonché affetta per il 40% da almeno una patologia cronica.
L'ambito della Medicina Generale risulta essere attualmente al centro del dibattito anche a seguito dell'emanazione del nuovo Regolamento sugli standard dell’assistenza territoriale, il DM77, pubblicato a giugno 2022, il quale prevede la creazione, nell'ottica di prossimità, di Case di Comunità (CdC) in cui i cittadini possono trovare assistenza attraverso un modello organizzativo basato su un approccio integrato di MMG e équipe multiprofessionali (Medici Specialisti, Infermieri di Famiglia e Comunità, Fisioterapisti, Assistenti Sociali e Operatori Socio Sanitari, Punto prelievi, Punto Unico di Accesso ed eventuale presenza di consultorio o di medicina sportiva).
Per rispettare gli standard, si prevede l'apertura di circa 1.300 nuove strutture di questa tipologia, entro la metà del 2026, sfruttando i due miliardi di euro assicurati dal PNRR.
A questo proposito, il DM77 prevede due tipologie di Case di Comunità nelle quali è prevista la presenza delle Aggregazioni Funzionali Territoriali (AFT) di MMG: una versione centrale (Hub) ogni 40-50mila abitanti, aperta 24 ore su 24 per 7 giorni su 7, e strutture periferiche (Spoke), presenti in modo capillare sul territorio con orario di apertura di 12 ore 6 giorni su 7, che potranno coprire - in base alla densità di popolazione distrettuale popolazioni - dai 15.000 ai 45.000 abitanti. Per alcune Regioni non sono previste risorse dedicate per la costruzione delle strutture Spoke, ma solo di Hub. Il tema della sanità di prossimità sarà presidiato dalle Case di Comunità nei contesti più popolosi e dai singoli studi dei MMG nei contesti territoriali meno popolati dove raggiungere queste strutture intermedie richiede maggiore tempo. Di fatto la distanza tra paziente e servizi sanitari dovrà essere limitata per non vanificare l’obiettivo della riorganizzazione territoriale di prossimità. Anche l'attività di Assistenza Territoriale sarà rinforzata arrivando nel 2026 a gestire il 10% degli over 65 in teleassistenza.
Tuttavia, l’attuazione pratica del DM77 è caratterizzata da ulteriori difficoltà che ne rallentano o addirittura ne ostacolano l’effettiva applicazione.
Un punto critico infatti riguarda il personale: i finanziamenti previsti dal PNRR non sono destinati a migliorare le condizioni contrattuali o ad accrescere le competenze professionali del personale, il quale risulta sottodimensionato circa del 50% % (Rapporto OASI, 2021; Agenas, 2022) rispetto agli standard definiti dal DM77, in particolare considerando la figura professionale dell'Infermiere di Famiglia e del Medico di Medicina Generale (MMG). Infine, c'è un’ulteriore problematica relativa al personale medico, che dimostra resistenza nell'essere assegnato a setting di cura differenti rispetto a quelli abituali, anche solo per poche ore a settimana.
La carenza di personale sanitario, stimata tra le 52.000 (Salutequità, 2023) e le 85.000 (Cittadinanzattiva, 2023) unità tra medici e infermieri, si configura dunque come una delle principali criticità, anche considerando l'elevato bacino di MMG prossimi alla pensione. A fronte della capacità del sistema di procedere con la realizzazione e l'avvio delle Case di Comunità nei tempi previsti dal PNRR, emerge dunque l'impossibilità di disporre delle risorse umane necessarie.
La necessità di ripensare e riorganizzare questo ambito territoriale, soprattutto nell'ottica di una collocazione futura dei MMG e delle AFT nelle CdC e considerando la possibilità di determinare un collegamento funzionale con gli altri servizi previsti sul territorio, deve essere guidata anche da una revisione completa degli Accordi Nazionali e Regionali relativi alla professione.
Concludendo, le Case di Comunità rappresentano una grande opportunità per rinnovare il servizio sanitario locale e garantire un equo accesso alle cure da parte di tutti i cittadini, ma sono ancora molte le sfide da affrontare, anche a livello di sistema. Solamente un forte impegno e una corretta formazione in ambito manageriale da parte di tutti gli attori coinvolti permetterà infatti di raggiungere i risultati sperati e garantire un servizio sanitario di alta qualità.

*Direttore del Master Executive per Coordinatori delle Case della Comunità, Referenti di AFT, Coordinatori di UCCP e Strutture territoriali – RESET della LIUC Business School

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