Scontro nella maggioranza

Riforme, Draghi accelera. Ma sulla giustizia è stallo M5s

La riforma del processo penale messa a punto dalla ministra Marta Cartabia sarà in Aula alla Camera venerdì 30 luglio. Una squadra di qualche decina di parlamentari Cinque stelle è sul piede di guerra. Conte cerca una mediazione nel Movimento

Conte: "M5s riparte con nuovo slancio, da oggi disponibili statuto e carta valori"

2' di lettura

Il presidente del consiglio Mario Draghi cerca lo sprint sul pacchetto riforme a partire dalla giustizia per poi proseguire con la concorrenza e il fisco. La riforma del processo penale messa a punto dalla ministra Marta Cartabia sarà in Aula alla Camera venerdì 30 luglio. Con il voto di fiducia già autorizzato - all'unanimità - dal Consiglio dei ministri. Ma nella maggioranza non si è trovato ancora un punto di condivisione che permetta al M5s di dare il via libera: le resistenze maggiori, mentre il ministro degli Esteri Luigi Di Maio spinge per evitare la rottura nel governo, vengono proprio dal leader in pectore Giuseppe Conte.

La riforma targata Cartabia

Nel nuovo testo, frutto del lavoro del ministro Marta Cartabia, si interviene sulla riforma firmata dall’ex Guardasigilli, Alfonso Bonafede, del M5s, che bloccava la prescrizione dopo il primo grado. La nuova versione mantiene questo elemento, ma aggiunge un limite alla durata dei processi che - salvo prolungamenti per alcune categorie di casi - è di due anni per l’Appello e di uno per la Cassazione. Poi scatta l’improcedibilità: il processo, di fatto, “decade”.

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I malumori nel M5s

Nonostante le retromarce e le rassicurazioni, pesano ancora le parole della pentastellata Fabiana Dadone, molto vicina a Conte, che ha parlato della possibilità che i ministri 5 Stelle possano dimettersi. Alla Camera c’è chi parla di una squadra di qualche decina di parlamentari Cinque stelle sul piede di guerra. E l’ex premier non può permettersi di esordire alla prova del Parlamento rompendo con una parte della truppa.

La mediazione di Conte

Compito di Conte è trovare un punto di equilibrio fra chi, nel M5s, giudica l’improcedibilità una discesa verso l’impunità, e la posizione del governo, che deve fare i conti anche con le richieste dell’Ue per una giustizia più efficiente, pena il rischio di perdere i fondi del Recovery. Per il momento, non sembra che la trattativa col governo abbia fatto progressi significativi. Conte ha comunque ribadito di essere “al lavoro” per un accordo. E i vertici pentastellati ostentano fiducia.

Venerdì lo showdown in aula

In ogni caso: in attesa di venerdì, quando il provvediento approderà in Aula alla Camera, gli “ottimisti” ricordano che in consiglio dei ministri gli esponenti 5s hanno già dato due “sì” alla riforma: quando è stata varata dal Cdm e quando è stata autorizzata la fiducia.

Le richieste del Pd

Anche i dem hanno chiesto interventi alla riforma Cartabia, soprattutto per evitare che abbia ricadute negative sui processi in corso, specie in quelle sedi giudiziarie con grossi carichi di arretrati. Ma l’accordo non pare difficile: sia perché per i dem il tema giustizia è meno “scottante” che per i Cinque stelle, sia perché le richieste del Pd potrebbero rientrare fra quegli “aggiustamenti tecnici” che Draghi e la ministra Cartabia hanno messo in conto.

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