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Rigoni di Asiago: dal miele al cioccolato, piano investimenti da 35 milioni al 2026

Colloquio con il presidente e principale azionista, Andrea Rigoni. La Borsa? «Non è da escludere»

di Monica Lodi

2' di lettura

Un fatturato 2022 salito a 138,3 milioni di euro dai 128,4 dell'anno precedente, un piano di investimenti 2023-2026 da 35 milioni e un motto, scelto per festeggiare con un francobollo i 100 anni di attività, che riassume la filosofia dell'azienda: Natura magistra vitae.
E' questo, a brevi tratti, il profilo di Rigoni di Asiago, nata nel 1923 dall'idea di Elisa Rigoni di produrre miele sull'Altipiano devastato dagli effetti della Prima Guerra mondiale.

In un secolo di storia dall'Altopiano alla Francia

In un secolo la Rigoni di Asiago, giunta alla terza generazione dell'omonima famiglia, ha esteso la sua gamma di prodotti, sempre all'insegna del biologico, e anche la sua dimensione geografica. Negli anni, al miele, si sono aggiunte marmellate, un dolcificante estratto dalle mele, creme spalmabili alla nocciola, bevande di frutta e, dallo scorso anno, con l'acquisizione della francese Saveur & Nature, si è affacciata anche sul mondo del cioccolato. «Ci saranno nuovi prodotti, tutti rigorosamente biologici» - spiega a Radiocor Andrea Rigoni, presidente e a.d. dell'omonima azienda nonchè principale azionista con il 57,3% attraverso la Giochele srl mentre il restante 42,7% fa capo al fondo di private equity Kharis Capital. «Siamo appena usciti in Italia con un nuovo prodotto nelle creme spalmabili di frutta e abbiamo da poco presentato al mercato una gamma di tre nuove creme proteiche, a base di frutta secca e nel 2024 - aggiunge Rigoni - a seguito dell’acquisizione della fabbrica di cioccolato francese Saveur & Nature, presenteremo al mercato italiano delle novità nel mondo del cioccolato».

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Possibili eventuali nuove acquisizioni

L’Italia è il mercato principale della Rigoni di Asiago (61% del fatturato) mentre sul fronte export la Francia è capofila seguita dalla Germania e dal Benelux, vengono poi gli Usa, Svizzera, Polonia, Bulgaria e Israele. Per proseguire nella sua espansione la Rigoni di Asiago ha messo sul tavolo un piano di investimenti 2023-2026 da 35 milioni contro i 7,1 milioni del 2021 e i 7,2 milioni dello scorso anno. I 35 milioni previsti nel piano sono destinati per 21 milioni a impianti e macchinari e per i restanti 14 milioni a investimenti commerciali in Italia e sui mercati esteri. «Da questi numeri - aggiunge Andrea Rigoni - sono esclusi altri investimenti del gruppo in Bulgaria e in Francia ed eventuali nuove acquisizioni di aziende».

Quotazione non esclusa se lo scenario dei mercati cambia

Se così nuove operazione di M&A sembrano essere possibili, sembra invece più lontana l'iptesi di una quotazione in Borsa. «Con le attuali turbolenze di mercato - sottolinea Rigoni - non sembra possibile. Se lo scenario cambia, non lo posso escludere». Intanto il rapporto con Kharis, socio al 42,7%, è «di stimolo alla crescita. Condividiamo scelte e obiettivi a breve e medio periodo. Il rapporto è buono e di stimolo per entrambi».

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