Rilancio a NordOvest, un fenomeno mitogeno
territori di Torino, Milano e Genova, gli assi storici dello sviluppo industriale italiano, valgono quasi il 20% del Pil italiano e il 60% di tutta la ricchezza prodotta dal Nord Ovest, grazie all’attività di 730mila imprese, che danno lavoro a 3,5 milioni di persone
di Antonio Calabrò
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I territori di Torino, Milano e Genova, gli assi storici dello sviluppo industriale italiano, valgono quasi il 20% del Pil italiano e il 60% di tutta la ricchezza prodotta dal Nord Ovest, grazie all’attività di 730mila imprese, che danno lavoro a 3,5 milioni di persone. Cardine è l’industria manifatturiera, che vale oltre 213 miliardi ed è strettamente intrecciata alla logistica legata al porto di Genova. E altri 170 miliardi sono il fatturato della cosiddetta “economia della conoscenza” e della “economia della salute”, cardini essenziali di crescita economica e sociale.
Sono questi i numeri che stanno alla base di una recente iniziativa, avviata dall’Unione Industriali di Torino, dall’Assolombarda (che raggruppa le imprese di Milano, Monza e Brianza, Lodi e Pavia) e da Confindustria Genova, per “rilanciare il Nord Ovest”, nel contesto di una strategia di sviluppo sostenibile, ambientale e sociale, di respiro europeo. Naturalmente non in contrapposizione ad altri territori a robusta vocazione industriale, con cui le interrelazioni, economiche e strategiche, rimangono salde (il Nord Est, l’Emilia Romagna, la Toscana). Ma, semmai, cogliendo le interconnessioni specifiche maturate nel tempo (le supply chain, i rapporti bancari e finanziari, gli intrecci che riguardano università, ricerca, cultura, servizi) e ragionando su come potenziarne le opportunità di crescita. Sullo sfondo, le possibilità di sfruttare meglio, in modo sinergico, le risorse del Pnrr per i tre territori.
Per ragionare su fatti e dati, le tre organizzazioni imprenditoriali hanno commissionato a Prometeia una ricerca in profondità, sullo stato delle cose che riguarda, appunto, l’industria, l’economia della conoscenza e quella della salute e sulle prospettive di rafforzamento (la coordina Giuseppe Schirone).
I primi risultati sono stati discussi, nei giorni scorsi, a Genova, dai tre presidenti Giorgio Marsiaj (Torino), Alessandro Spada (Milano) e Umberto Risso (Genova), dai sindaci di Milano Beppe Sala e di Genova Marco Bucci e dalla direttrice generale del Comune di Torino Alessandra Cimadom, dai responsabili delle Fondazioni Cariplo, Compagnia di San Paolo e Crt e dei Politecnici di Milano e Torino e dell’Università genovese. Seguiranno altri incontri, per arrivare, in giugno, a Torino, a un convegno finale con le proposte di impegno rivolte al governo e alle amministrazioni di Regioni e Comuni, oltre che naturalmente a un documento di collaborazione tra le organizzazioni d’impresa e gli attori sociali.
C’è un primo dato importante, emerso dal confronto di Genova: l’impatto del Pnrr sui territori, che oggi vale 28,6 miliardi solo per le imprese, potrebbe arrivare a 36,7 miliardi, considerando le potenziali sinergie. E anche il rapporto tra pubblico e privato, tra imprese, amministrazioni locali, università, strutture di ricerca e Fondazioni potrebbe portare a un più efficace investimento delle risorse disponibili.
Forti di questa considerazione, gli economisti di Prometeia hanno avanzato una proposta. Si chiamava GeMiTo, in sigla, il vecchio “triangolo industriale” degli anni Cinquanta e Sessanta del boom economico. Adesso si può cambiare “nome alle cose” e usare una nuova sigla: MiToGeNo, giocando sul significato dell’origine greca, míto e cioè “filo” e genein, “generare”: insistere sui fattori di crescita, stimolare le cellule dello sviluppo.
A tenere insieme Torino, Milano e Genova, infatti, c’è la storia, con le radici saldamente impiantate nel liberalismo delle relazioni economiche e sociali, il ruolo fondamentale delle infrastrutture e il rapporto via via sempre più forte tra manifatture d’avanguardia, banche, centri di formazione di qualità. E oggi si ritiene indispensabile affrontare insieme la stagione attuale caratterizzata dall’economia della conoscenza, dall’impresa data driven, dagli sviluppi dell’Intelligenza artificiale applicati all’industria, dall’attenzione per la qualità della vita, dell’ambiente, del lavoro. Nella consapevolezza che proprio questi nostri territori possono dare un contributo originale e propositivo a tutto il sistema Paese, in un disegno di rilancio dell’Europa con un solido baricentro mediterraneo.
I “fattori abilitanti” documentati da Prometeia stanno in un competitivo sistema produttivo di medie e grandi imprese di alta qualità high tech e robuste relazioni internazionali (per settori come automotive, meccatronica, aerospazio, chimica e gomma, farmaceutica, alimentare, tessile, etc.), nell’insieme dei luoghi di ricerca e conoscenza di elevato standard internazionale, in una cultura d’impresa che lega manifattura, finanza, servizi, in una serie di eccellenze formative di respiro globale e in una diffusa sensibilità per la sostenibilità. Tutte dimensioni fondate su un solido intreccio di valori che creano valore economico e sociale. Una leva fondamentale di lavoro, innovazione e, appunto, sviluppo. Da usare con maggiore efficacia.
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