Rimbalzo della Cina oltre le attese: il mercato globale torna a correre
I dati dell’export svizzero di aprile confermano l'inversione di tendenza anticipata dai report degli analisti e dai risultati dei gruppi del lusso
di Giulia Crivelli
3' di lettura
Un astrolabio ebraico del 1345 e il cronometro della Beagle, la nave sulla quale Charles Darwin compì, a partire dal 1831, il viaggio che lo portò a scrivere il libro che lo rese immortale, L’origine delle specie.
Sono i due strumenti legati alla misurazione del tempo inseriti da Neil MacGregor nel saggio La storia del mondo in cento oggetti (Adelphi). Ma sono anche due simboli della nostra attuale realtà: primo, perché mostrano il fascino, l’immortalità, potremmo dire, della misurazione meccanica del tempo, che nemmeno la rivoluzione digitale è riuscita a cancellare. Come se continuare a inventare e portare su di sé – è il caso degli orologi da polso – strumenti creati dall’ingegno e dalle mani dell’uomo ci facesse sentire, almeno in piccola parte, padroni del nostro tempo. Il secondo valore simbolico della scelta di MacGregor è legato all’astrolabio del 1345, costruito in Spagna e che a prima vista sembra un antico orologio da tasca: un oggetto in cui il sapere degli astronomi greci classici si combina con i contributi dei dotti musulmani, ebrei e cristiani, tutto nel palmo di una mano. Quasi a dire che i segnatempo parlano un linguaggio davvero globale, qualcosa di cui abbiamo estremamente bisogno.
Globale continua a essere il successo degli orologi, in particolare meccanici e di alta gamma: nel 2020 il mercato ha inevitabilmente avuto una flessione e quello degli orologi svizzeri, che rappresentano oltre il 50% del fatturato mondiale del settore e vengono esportati per il 90%, ha perso oltre il 20%, tornando ai livelli del 2011 e appena sopra al 2008, l’annus horribilis dell’ultima crisi finanziaria mondiale, quella post crac di Lehman Brothers, come documentato dal report di Morgan Stanley, pubblicato in marzo in collaborazione con LuxeConsult.
Ma nei primi quattro mesi del 2021 si è avuto un forte aumento dell’export elvetico, fin sopra le attese: impressionante il dato del solo mese di aprile rispetto al 2020 (+446,1%), anche se la Federazione dell’industria orologiera svizzera (Fh) preferisce prendere come base di comparazione l’aprile del 2019, perché nel 2020 c’erano lockdown praticamente ovunque, Cina compresa. L’aumento complessivo risulta così “solo” del 2%, confermando però, secondo la stessa Fh, il primo segnale di ritorno alla normalità. A trainare la ripresa sono, come per molti altri settori e per l’economia globale, Cina e Stati Uniti: nell’aprile 2021 l’export di orologi svizzeri è cresciuto, rispetto allo stesso mese del 2019, del 75% e del 14,6%. Per i primi quattro mesi le percentuali sono, rispettivamente, +72,2% e +20,5%. Ancora negativi i dati per Francia e Italia, tra i primi dieci mercati per gli orologi svizzeri, che continuano a risentire dell’assenza di turismo e, contrariamente a Stati Uniti e soprattutto alla Cina, solo ora iniziano a vedere l’uscita dal tunnel del Covid, che dovrebbe portare a una ripresa dei consumi interni. Nel nostro Paese, in particolare, ci sono moltissimi collezionisti e alcuni dei migliori retailer di alta gamma (si veda l’articolo a fianco).
Da un altro report, quello di Statista, arrivano indicazioni per il futuro a breve e medio termine: il mercato globale degli orologi dovrebbe crescere a un Cagr (tasso medio annuale) del 4,74% da qui al 2025. Le vendite maggiori saranno in Cina (14,6 miliardi di dollari previsti per il 2021, su un totale globale di 62,4 miliardi), ma la spesa pro capite per orologi più alta resterà quella degli Stati Uniti.
Un altro segnale positivo, che ha portato alcuni analisti ad alzare le stime del settore già per quest’anno, sono i risultati del primo trimestre di Lvmh e Kering e dell’esercizio fiscale Richemont, uno dei tre più grandi al mondo nell’alta gamma (insieme appunto a Lvmh e Kering), ma primo assoluto nell’alta orologeria e gioielleria, poiché ha in portafoglio Cartier – terzo marchio più venduto al mondo dopo Rolex e Omega – e, tra gli altri, Iwc, Vacheron Constantin, Panerai, Lange&Soehne e Piaget. Il 21 maggio i dati dell’esercizio fiscale 2020-21 di Richemont hanno indicato un utile netto in crescita del 38% a 1,289 miliardi di euro. Dato superiore alle attese degli analisti che stimavano utili per 821 milioni, risultati che hanno portato Luca Solca di Bernstein ad alzare il giudizio su Richemont e sul gruppo Swatch a outperform.
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