Rinascente e Fondazione Humanitas alleate per la salute delle donne
Lo storico store donerà il 5% del ricavato dagli acquisti effettuati negli spazi dei Beauty Bar di Piazza Duomo a Milano e del punto vendita di Monza per finanziare progetti di studio sulle malattie che colpiscono le donne
di Francesca Cerati
3' di lettura
Rinascente e Fondazione Humanitas per la ricerca alleate per promuovere la salute, la prevenzione e la scienza al femminile. Per tutto il mese di maggio, il 5% del ricavato dagli acquisti beauty negli store di Milano e Monza sarà donato per finanziare progetti di studio sulle malattie che colpiscono le donne e per sensibilizzare sull’importanza del lavoro portato avanti ogni giorno di scienziate e scienziati per un futuro in salute.
In particolare i proventi finanzieranno Pink Union, il progetto di Fondazione Humanitas per la Ricerca lanciato nel 2020 e pensato per sostenere una ricerca specifica in favore della salute della donna. Il progetto, che ha il simbolo del tricolore rosa, rappresenta l'impegno di medici e ricercatori per la cura delle patologie tipiche femminili, ovvero la ricerca di genere e quella sulle malattie autoimmuni con particolare riguardo al ruolo e agli effetti del microbiota sul sistema immunitario e non solo.
Ricerche sviluppate e coordinate da Maria Rescigno, consigliere di Fondazione Humanitas per la Ricerca e Capo del laboratorio di Immunologia delle mucose e microbiota di Humanitas che insieme al suo team ha recentemente pubblicato i risultati di uno studio che apre nuovi scenari nella conoscenza del funzionamento di una delle barriere (o interfacce) fra circolo sanguigno e cervello, il plesso coroideo.
Pink Union è nato per sensibilizzare le donne sull'importanza della prevenzione e della diagnosi precoce, sottoponendosi a controlli regolari, allo scopo di far comprendere quanto il fattore tempo sia fondamentale per combattere le malattie.
La ricerca di genere e le malattie autoimmuni
Le donne portano, a livello globale, l'80% del carico di sofferenza e malattia. Per due motivi: uno sociale, legato in molti Paesi alla discriminazione e al minor accesso alle cure mediche; l'altro biologico dovuto alla stessa diversità della donna dall'uomo. Da qui l'importanza di sostenere la ricerca e la medicina di genere, che si fanno carico delle differenze e dei problemi legati al sesso.
Tra le patologie che colpiscono le donne con maggiore frequenza vi sono le malattie autoimmuni, vero e proprio paradigma della medicina di genere. Solo in Italia, sono 5mila le pazienti che soffrono di patologie autoimmuni. In generale il sistema immunitario femminile è più incline ad auto-aggredirsi, verosimilmente in parte perché la possibilità di gravidanza richiede al sesso femminile dei meccanismi più sofisticati di regolazione dell'immunità. Conoscere sempre più e meglio il funzionamento del sistema immunitario appare dunque cruciale, perché permette di comprendere e cercare di risolvere problemi che valgono, oltre che per le donne, anche per gli uomini.
«Studi di ricerca recenti - dice Maria Rescigno - hanno dimostrato che il microbiota si plasma nel giro di poche ore in relazione a quanto mangiamo, variando e differenziando la popolazione di batteri in relazione al consumo di una dieta mediterranea o di junk food, aumentando rispettivamente la presenza di batteri buoni o meno buoni, e dunque con essi il nostro stato di salute. Ma non solo: il microbiota partecipa al governo delle nostre emozioni fino a poter condizionare lo sviluppo di ansia e depressione. Nel microbiota si nasconde anche il “segreto” per spiegare alcune patologie che riguardano la donna: la prevalenza ad esempio del colon irritabile che interessa il 40% della popolazione femminile, o di alcune malattie neoplastiche, fino alle scoperte più recenti che associano il microbiota orale a alcune implicazioni di Covid. Sono affascinanti le informazioni che quest'”organo” dinamico, mutevole, che ci accompagna nell'arco della vita ci offre quotidianamente: scoperte cui non sarei giunta senza la collaborazione, il supporto e l'entusiasmo del mio team, anche al femminile, a cui devo un grande ringraziamento».
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