Rincaro bollette, tra geopolitica, interventi governativi e sprechi
di Matteo Ballarin
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Il 2021 si chiude con un rincaro nelle bollette di gas e luce di dimensioni drammatiche: +29,8% per l’elettricità e +14,4% per il gas. Queste percentuali – già di per sé spaventose – sono il frutto di un intervento di calmierazione dei prezzi da parte del Governo, che ha ridotto l'IVA e stanziato risorse utili ad attutire l’impatto dei rialzi, che avrebbero altrimenti segnato +45% per la luce e +30% per il gas.
Il prezzo finale in bolletta, per l'utente italiano, è composto per un terzo dalla materia prima – oggi estremamente costosa - e per i due terzi da oneri di sistema, come l'affitto delle reti per arrivare alle famiglie o il finanziamento dell'energia da fonti rinnovabili. Proprio su questi ultimi costi il Governo ha agito in maniera tempestiva. Ora sono inoltre in discussione alcune modifiche strutturali alla bolletta, che sposterebbero questi oneri nella tassazione generale; mentre la bolletta tocca indistintamente tutte le famiglie, la tassazione potrebbe rappresentare una ridistribuzione più equa di questi costi.
Se in passato ero tranquillo sul fatto che, una volta trascorso l'inverno, i prezzi sarebbero scesi, ora non lo sono più. Questo perché le ragioni dell'aumento sono legate a più fattori, tra i quali spicca il conflitto in corso tra Russia, Unione Europea e Stati Uniti per il mantenimento di alcuni equilibri di potere. Il punto focale è il gasdotto Nord Stream 2, che unisce la Russia alla Germania, ormai pronto, ma bloccato dalla mancata erogazione, da parte della Germania e dell'Unione Europea, delle licenze per l'utilizzo. Il Nord Stream 2 è di strategica importanza per la Russia, perché permetterebbe di importare gas in Europa in maniera diretta, senza passare attraverso altri Paesi, con un risparmio di costi non indifferente. Ovviamente, la Russia sta reagendo al blocco con le sue armi migliori: carrarmati ai confini con l'Ucraina e stop del gas verso l'Europa. In questo scenario si inseriscono poi gli Stati Uniti che, fino ad alcuni anni fa erano dei grandi importatori di energia, e che ora, dopo aver scoperto lo shale oil e lo shale gas, hanno l'ambizione di diventare esportatori, entrando in concorrenza con la Russia.
Mentre le grandi questioni politiche fanno il loro corso, sarebbe importante che anche i singoli cittadini si impegnassero nel contenere i consumi. Mezzo grado in meno nella temperatura di casa può fare la differenza, così come spegnere completamente gli elettrodomestici quando non in uso. Piccole cose che possono arrivare ad abbattere il 10-15% dei consumi. Volendo essere positivi, quindi, possiamo trasformare questo periodo di difficoltà in un'opportunità per imparare a sprecare meno. E consumare meno è l'unico modo per essere davvero green.
Come operatore del settore, trovo che si sia messa molta enfasi sugli interventi estemporanei a breve termine volti a mantenere bassa la bolletta, mentre si è agito molto poco a lungo termine sugli elementi strutturali, come la creazione di un buon rapporto a lungo termine con il nostro fornitore principale di gas, la Russia, permettendo l'utilizzo del nuovo gasdotto. O ancora l'ammodernamento della rete di distribuzione nazionale dell'energia elettrica che, ad oggi, disperde il 10% dell'energia. Un'enormità. La rete elettrica è la dorsale del sistema energetico del Paese, e avere una dorsale efficiente permette di guardare davvero al futuro. Come? Facciamo un esempio: se c'è una concentrazione di produzione, la rete, in maniera autonoma, dovrebbe poter consigliare a chi produce energia nella propria casa di accumularla per poi venderla – magari con un guadagno maggiore - quando ce n'è effettivo bisogno. Spesso si sente parlare di “smart-city”, in riferimento per esempio ad interventi sulla rete Wi-Fi; ma una vera “smart-city” è una città in cui c'è un'infrastruttura energetica intelligente che permetta il massimo efficientamento del consumo di energia.
Matteo Ballarin, presidente Europe Energy/WithU
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