Rincorsa all’efficienza energetica: aumenta il ritmo degli investimenti
Nel settore industriale +13,8%,nel civile + 19,1%, ma un’ulteriore accelerazione è necessaria per centrare i target che sono previsti per l’Italia del 2030. La chiave è la gestione smart dei consumi
di Alexis Paparo
I punti chiave
3' di lettura
Nel 2022 sono stati investiti 12,79 miliardi di euro in efficienza energetica in Italia, di cui 2,19 miliardi nel comparto industriale (+13,8% rispetto al 2021) e 10,60 in quello civile (+19,1% sul 2021).
È l’anno che segna la ripresa del mercato, a valle della contrazione registrata nel 2020 a causa della pandemia. Eppure, nonostante l’accelerazione, andando con questo ritmo gli obiettivi di efficienza energetica dell’Italia al 2030 sono già fuori portata.
Industria
Nel settore industriale, la quota maggiore degli investimenti è relativa a soluzioni hardware, tra cui spiccano interventi sul processo produttivo, cogenerazione (produzione congiunta di energia termica ed elettrica) e fotovoltaico, mentre meno del 10% è relativo a soluzioni digitali, che però crescono del 22,3% rispetto al 2021.
Anche in ambito civile la spinta arriva da soluzioni hardware, come caldaie a condensazione e fotovoltaico. Le soluzioni digitali di automazione e controllo dei consumi degli edifici rappresentano circa un quarto degli investimenti, soprattutto condensati nel comparto terziario, quello degli uffici.
Il report
Sono alcuni dei dati che emergono dall’Energy Efficiency Report 2023, redatto dall’Energy&Strategy della School of Management del Politecnico di Milano, che il Sole 24 Ore del Lunedì è in grado di anticipare, e che verrà presentato il 15 giugno con un convegno nel Campus Bovisa.
Dati che vanno letti alla luce dell’obiettivo, ovvero la riduzione dei consumi complessivi del Paese al 2030 posta dal Pniec (Piano nazionale integrato per l’energia e il clima), attualmente in corso di revisione per centrare la scadenza del 30 giugno, data entro cui tutti i Paesi europei sono tenuti a inviare alla Commissione il proprio piano aggiornato.
Il rapporto del Politecnico evidenzia anche che l’Italia è settima in Europa, se si considera solo il livello attuale di efficientamento energetico, ma diventa 14esima su 27, perché migliora più lentamente rispetto ad altri stati.
Un contesto sempre più sfidante per l’Italia: in uno scenario tendenziale, la naturale crescita degli investimenti non sembra sufficiente a supportare neanche gli interventi necessari per raggiungere i target del Pniec non aggiornato.
Federico Boga, consultant e parte del team Energy&Strategy, spiega che «non si può affermare con certezza che l’efficienza energetica dell’Italia sia migliorata nel 2022 per tre ragioni.
Perché i dati ufficiali Eurostat sull’Energy Intensity Index (l’indicatore che misura il livello di efficientamento di un Paese, con il rapporto tra consumi energetici e Pil), sono aggiornati al 2021, e perché negli ultimi anni si è riscontrato un andamento costante (intorno a 0,01), per cui non si può escludere che possa essere rimasto tale anche nel 2022».
Fotovoltaico ed efficienza energetica
Il terzo punto citato da Boga è quello che deve spingere a una riflessione: «Imprese e famiglie sono molto attratte dal fotovoltaico, ma non è detto che un aumento del volume degli investimenti e delle installazioni in rinnovabili si traduca in un miglioramento dell’efficienza energetica. L’adozione della tecnologia pulita deve andare di pari passo con la gestione, il monitoraggio e la previsione dei consumi, oggi possibile grazie all’intelligenza artificiale. Nel report si parla di «paradosso di Jevons», secondo cui i miglioramenti tecnologici, se non correttamente monitorati e gestiti, possono far aumentare, anziché diminuire, i consumi.
Il settore civile, terziario e residenziale, cuba il 65% dei consumi totali di energia: la chiave per decarbonizzare l’Italia è qui. Boga sottolinea che il comparto è più arretrato di quello industriale.
La vetustà del parco edilizio italiano rallenta anche l’implementazione dei sistemi di gestione intelligente perché manca la base che possa supportarli, ovvero la connettività. Gli smart building, soprattutto nel campo residenziale, sono ancora l’eccezione. Lo strumento più efficiente per agire sull’efficientamento degli edifici è la pompa di calore, che per teleriscaldare utilizza l’aria dell’ambiente esterno. In questo caso, l’Italia rappresenta un esempio virtuoso in Europa, seconda solo alla Francia per vendita di unità, secondo il report Irena «Heat Pumps Costs Markets 2022».
Spostando l’attenzione sulle imprese, sono stati fatti importanti passi avanti verso l’efficientamento dei consumi, attraverso l’utilizzo di tecnologie mature e modifiche impiantistiche sul processo, ma pesa la mancanza di consapevolezza delle Pmi.
Nelle grandi imprese manifatturiere l’importanza dei sistemi di gestione dell’energia (Ems) è chiara: le 250 aziende coinvolte nel sondaggio di Energy & Strategy hanno segnalato un aumento degli investimenti di oltre il 22 per cento.
«L’accelerazione italiana in termini di efficienza energetica passa dalla razionalizzazione dei sistemi incentivanti», conclude Boga. «Serve rendere queste soluzioni più comprensibili e economicamente convenienti . In questo senso, ha creato stupore il blocco della cessione del credito per progetti di efficientamento energetico, richiedendo un maggiore impegno economico, che per molti risulta problematico».
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