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Rinnovabili rallentate dall’incertezza normativa

L'Italia registra passi avanti sullo sviluppo di energia pulita accessibile ma il ritmo di crescita non è ancora sufficiente

di Elena Comelli

(visoot - stock.adobe.com)

3' di lettura

Non c’è sviluppo sostenibile senza energia pulita. Fra i 17 obiettivi dell’Onu, il settimo Sdg (Energia pulita e accessibile) è fortemente legato allo sviluppo delle fonti rinnovabili, che in Italia purtroppo sono molto in ritardo. In base al rapporto dell’Asvis 2022, che analizza lo stato di avanzamento del nostro Paese rispetto all’attuazione dell’Agenda Onu 2030, nell’ultimo decennio la situazione è migliorata rispetto a entrambi gli indicatori. La produttività dell’energia è passata da 6,8 a 8,6 euro per chilogrammo di petrolio equivalente, mentre la quota di energia rinnovabile è aumentata di 7,7 punti percentuali, raggiungendo il 22% del totale. Un livello tuttavia ancora distante dalla quota-obiettivo del 45% nel 2030, prevista dalla direttiva 2018/2001 sulle energie rinnovabili.

La lentezza dei progressi italiani è confermata dal Renewable Energy Report 2023 realizzato dall’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano, presentato pochi giorni fa. In base al rapporto curato da Davide Chiaroni, il ritmo di sviluppo delle rinnovabili elettriche italiane dovrebbe triplicare per centrare l’obiettivo di 125-150 gigawatt al 2030, dai 63 gigawatt attuali. I 3 gigawatt aggiunti nel 2022 (2,5 gigawatt di fotovoltaico e appena mezzo gigawatt di eolico), benché rappresentino una crescita del 125% sul 2021, sono appena un terzo dei circa 9,6 gigawatt che dovremmo aggiungere annualmente per tenere il passo con gli altri Paesi dell’Unione, che vanno molto più veloci di noi. Nel 2022 la Germania ha aggiunto 10,7 gigawatt di energia pulita, la Spagna 5,9 e la Francia 5.

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Le ragioni economiche, sociali e ambientali per puntare sulle rinnovabili ci sono tutte, secondo il rapporto: il raggiungimento dei target 2030 comporterebbe investimenti tra i 43 e i 68 miliardi di euro (34-42 miliardi per il fotovoltaico e 14-21 per l’eolico), a seconda degli obiettivi, da un lato il target minimo del Piano per la Transizione Energetica italiano, pari a 63 gigawatt di nuove installazioni, dall’altro quello più ambizioso di Elettricità Futura, in linea con il REPowerEU definito dalla Commissione Europea, pari a 82 gigawatt. Inoltre, si potrebbero generare tra i 310.000 e i 410.000 nuovi posti di lavoro. Senza contare una riduzione delle emissioni di CO2 annuali da produzione di energia compresa tra 39 e 51 milioni di tonnellate di CO2 a partire dal 2030.

«Il tempo che ci rimane da qui al 2030 è poco e senza un’accelerazione ci troveremo con una copertura del fabbisogno elettrico da rinnovabili solo del 34%, contro il 65% richiesto dal pacchetto Fit for 55 e i target ancora più alti di REPowerEU, che arrivano all’84% sulla generazione elettrica nazionale», spiega Davide Chiaroni, vicedirettore di Energy & Strategy. E aggiunge: «A causa di questo ritardo non è stato possibile sfruttare l’effetto calmierante delle rinnovabili sul prezzo dell’elettricità nel momento più difficile della crisi del gas: nel 2022 le fonti pulite sono riuscite a “spiazzare” le fossili nel determinare il prezzo di riferimento orario solo per l’1,7% delle ore, abbattendo i prezzi da 142 a 63 euro a megawattora. In più, questo vantaggio ha beneficiato quasi esclusivamente il Sud, mentre al Nord e al Centro Nord sono rimasti prezzi orari in media più alti del 20%».

Il problema di fondo continua ad essere l’incertezza normativa, che non accenna a migliorare: «L’inefficienza delle aste e le lungaggini degli iter autorizzativi sono tra i principali ostacoli alle installazioni da rinnovabili nel Paese. C’è un evidente disallineamento tra la velocità normativa europea e quella italiana» conferma Chiaroni. Gran parte dei provvedimenti nazionali attesi per il 2022, tra cui i decreti attuativi di recepimento delle ultime direttive europee in materia, non sono ancora stati promulgati. Non solo: «Risultano in attesa di autorizzazione circa la metà dei progetti fotovoltaici ed eolici presentati nel 2019 e il 60-65% di quelli presentati nel 2020. Le percentuali arrivano a sfiorare il 100% se si considerano i progetti del 2021 e del 2022, con un backlog complessivo di richieste che a inizio 2023 superava i 300 gigawatt», precisa Chiaroni.

A fine 2022 la potenza totale installata da fotovoltaico superava i 25 gigawatt complessivi, di cui 2,5 gigawatt aggiunti nell’ultimo anno e suddivisi in 295.000 nuovi impianti. Da qui si deduce che la crescita è stata trainata soprattutto da impianti di piccolissima taglia (in media 6 kilowatt) nelle regioni del Nord Italia, sull’onda del Superbonus 110%. Mancano quasi completamente all’appello i grandi impianti, senza i quali non è possibile immaginare di scalare la potenza installata, spiegano gli autori del report. Per quanto riguarda invece l’eolico, a fine 2022 la capacità installata si avvicinava ai 12 gigawatt complessivi, con appena mezzo gigawatt di nuove installazioni, quasi esclusivamente onshore. Manca quindi l’offshore, che invece dovrebbe fare la parte del leone per innescare una crescita sostenuta.

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