Industria

Rione Sanità e catacombe da «buco nero» a faro per il Mezzogiorno

di Donata Marrazzo

 Lo studio in tre volumi

2' di lettura

«Rione Sanità non è più un buco nero, una zona off limits, ma un'attrazione tutta napoletana, un brand nato da una relazione sentimentale tra comunità e luoghi». Francesco Izzo, docente di Strategie e management dell’innovazione, del dipartimento di Economia dell'università Vanvitelli di Napoli, ha osservato e studiato l'esperienza rigenerativa del Rione Sanità: uno straordinario caso di “conversione territoriale” che è stato raccolto in una pubblicazione in tre volumi – “Cultura e Sociale muovono il Sud. Il modello Catacombe di Napoli” (Edizioni San Gennaro) - curata da Izzo insieme a Stefano Consiglio e Nicola Flora. Un’opera che dimostra, appunto, che «cultura è sviluppo» (volume 1). E che racconta il progetto di recupero dell’antica cava di tufo vicina alle Catacombe, trasformata in un luogo di dialogo interreligioso (volume 2), spiegando, infine, attraverso una rigorosa analisi, l'impatto sociale, culturale ed economico dei dieci anni della Paranza nel Rione Sanità (volume 3).

Cooperativa di 40 giovani impegnati nella rinascita civile, economica e culturale della Sanità, la Paranza ha cambiato il destino del quartiere, periferia in pieno centro storico, da sempre in mano alla criminalità organizzata. In tanti hanno fatto una scelta radicale, di rottura: hanno abbandonato la strada per seguire le idee visionarie (e non troppo) di padre Antonio Loffredo, sostenuto nelle sue iniziative da fondazioni, associazioni, imprenditori. Così dopo una adeguata formazione, sono diventati operatori sociali e guide turistiche: accompagnano i visitatori alla scoperta del Rione e delle Catacombe . Lo chiamano turismo memorabile. Ed è tale anche nei numeri: 160 mila visitatori, 32milioni sul territorio prima della pandemia.

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«La rinascita del Rione Sanità, più che un modello, parola scivolosa – precisa Izzo – indica un percorso sempre variabile, a seconda dei contesti e delle persone coinvolte, ma che non parte mai dall’alto. È una storia di una rete che non è mai solo locale, di collaborazioni che nascono solo lì dove si sviluppa il senso di comunità. È valorizzazione della cultura dal basso che ha riabilitato il nome del Rione e la sua comunità, facendo conoscere la storia delle Catacombe al mondo, e ne ha rafforzato il sentimento di appartenenza, il desiderio di futuro». Ora l'esperienza della Paranza e della gestione delle Catacombe («caso esemplare di politica culturale informale», nelle parole della ricercatrice parigina Pascale Froment) sono diventate un faro per altre iniziative di rigenerazione urbana nel Mezzogiorno.

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