Riparte l’export extra-Ue: +4,1%. Crollano gli acquisti dalla Russia
Maggio positivo dopo lo stop di aprile. Import giù del 13%. Verso Mosca (import giù dell’86%) ora siamo in attivo. Balzo del saldo commerciale globale.
di Luca Orlando
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Stop momentaneo. Dopo la battuta d’arresto di aprile l’export extra-Ue torna a crescere, realizzando un progresso annuo del 4,1%. A maggio Istat registra vendite per 27,3 miliardi di euro, risultato di crescite diffuse a molte aree geografiche, in particolare in Cina e Medio Oriente, dove i progressi sono ampiamente a doppia cifra.
A contenere la media sono in particolare Russia (-33%) e Usa (-6%) mentre altrove vi sono quasi ovunque segnali di crescita.
Mettendo i dati in prospettiva i progressi dei valori correnti, legati anche all’effetto prezzi, sono notevoli: prima della crisi, nel maggio 2019, gli incassi mensili extra-Ue delle nostre aziende erano stati pari a 21miliardi di euro, ora sono del 30% superiori.
Evidente l’impatto del calo del prezzo dell’energia sulle importazioni nazionali, che nei confronti dei paesi extra-Ue crollano di quasi 14 punti, quarta riduzione mensile consecutiva: in cinque mesi dai paesi extra-Ue abbiamo importato 18 miliardi in meno, un calo di oltre il 14%.
Diversificazione delle fonti e caduta del valore del gas producono una rivoluzione copernicana nei confronti della Russia, le cui vendite in Italia sono quasi azzerate crollando dell’86%: se a maggio 2022 il nostro passivo verso Mosca superava i due miliardi di euro, ora, nonostante una caduta delle nostre vendite per effetto delle sanzioni, siamo in attivo per tre milioni. Bilancio molto diverso anche guardando ai primi cinque mesi dell’anno: nel 2022 il rosso superava gli 11 miliardi, oggi è contenuto in meno di mezzo miliardo.
Caduta dell’energia (-43%) che migliora così il nostro saldo commerciale complessivo con i paesi extra Ue, positivo per 4,5 miliardi, da un rosso di 258 milioni di maggio 2022.
Il deficit energetico (-4.8 miliardi) è quasi dimezzato rispetto a un anno prima (-8.289 milioni) e l'avanzo nell'interscambio di prodotti non energetici aumenta da 8 a 9,3 miliardi.
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