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Riparte Portvesme, da luglio la prima produzione dalla fonderia

Dall’estate ricomincerà la produzione dell’alluminio del gruppo italo-svizzero SiderAlloys. Quattro contratti già siglati

di Davide Madeddu

(AdobeStock)

2' di lettura

Il gruppo italo svizzero che ha rilevato lo smelter di alluminio primario di Portovesme dall’Alcoa, si appresta, in attesa che si completi il revamping dell’intero compendio industriale, a far partire una parte degli impianti. E forte di un contratto di collaborazione pluriennale per la fornitura di materie prime e prodotti con il gruppo Glencore, fissa anche una data di massima. «Entro luglio – dice Eros Brega, responsabile affari generali e legali dell’azienda che opera nel Sulcis Iglesiente – contiamo di avere la prima produzione dalla fonderia».

Contratti pluriennali

Due gli anni citati dall’azienda metallurgica: il 2022 e il 2023. E quattro i contratti. Due, quelli che partiranno dal 2022 e di durata pluriennale prevedono «la fornitura per la fonderia, a partire dall’anno in corso, per una parte del fabbisogno di SiderAlloys» e inoltre il «ritiro prodotti in alluminio dalla fonderia, sempre nel 2022, per una parte della produzione di SiderAlloys». Per il 2023 invece è previsto un «contratto pluriennale di fornitura di alumina, per una parte del fabbisogno di SiderAlloys» e inoltre un accordo pluriennale «sul ritiro prodotti in alluminio dalla fonderia, a partire dal 2023, per una parte della produzione di SiderAlloys». Si tratta delle fasi conclusive del percorso propedeutico al riavvio degli impianti fermi dall’ottobre del 2012 quando vennero spente le celle elettrolitiche.

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Investimenti per 150 milioni

Lo scorso ottobre il superamento dell’ultimo ostacolo con il rilascio delle autorizzazioni regionali. In campo un investimento che vale 150 milioni di euro «e prevede la sistemazione dello smelter con le tecnologie più avanzate e in grado di produrre alluminio di altissima qualità». Il progetto portato avanti dalla SiderAlloys, guidata da Giuseppe Mannina, prevede una fase di revamping e poi l’avvio della produzione e l’inserimento di 370 lavoratori diretti e 70 a contratto, più eventuali altri 50 in caso di riavvio di un ulteriore impianto. Attualmente nel compendio industriale operano circa cento persone. A supportare l’intero piano, che ha l’obiettivo di rilanciare la produzione di alluminio primario, un programma di investimenti da 150 milioni di euro, di cui 8 a fondo perduto, 84 finanziati con un tasso agevolato, 20 messi a disposizione dall’Alcoa e il resto in capo al nuovo proprietario. «Sarà la prima fabbrica d’Italia – conclude Brega – che andrà a produrre alluminio primario dalla lavorazione dell’allumina attraverso processo elettrolitico».

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