Riparte il Sei Nazioni, ma il rugby perde 150 milioni
Al via la prossima settimana il campionato italiano, ma 2 club hanno rinunciato per ostacoli finanziari
di Giacomo Bagnasco
3' di lettura
A marzo si è fermato il Top12, massimo campionato italiano di rugby. Stagione chiusa a causa del Covid , titolo non assegnato e torneo 2020/2021 pronto a partire sabato 31 ottobre con incertezze legate al virus e con 10 squadre, perché 2 club hanno rinunciato per problemi finanziari. Il suo è un livello semiprofessionistico, ma anche il Top14 francese - espressione di punta di una Lega ovale con un fatturato di 137 milioni di euro, in gran parte provenienti dall’insieme delle voci diritti televisivi e marketing - si è fermato la scorsa primavera.
Dal Pro14 al Sei Nazioni
Due incompiute, a fronte di altre competizioni che - in Europa - hanno ripreso la stagione e l’hanno portata a termine più o meno faticosamente dopo diversi mesi di stop. Il Pro14, cui partecipano anche le “franchigie” del Benetton Treviso e delle Zebre di Parma in rappresentanza dell’Italia, è arrivato al traguardo a metà settembre. Le finali delle Coppe europee per club, inizialmente programmate a maggio, si sono disputate solo lo scorso fine settimana, mentre ieri si è concluso il campionato inglese.
Sabato 24 ottobre si è riavviato il Sei Nazioni 2020, con il recupero dell’unica partita del quarto turno non giocata a suo tempo (cioè oltre 7 mesi fa): a Dublino, capitale di un Paese in lockdown, l’Irlanda ha sconfitto l’Italia 50 a 17. Gli Azzurri torneranno in campo sabato 31 ottobre per l’ultimo turno della manifestazione.
Oltre a Galles-Scozia e Francia-Irlanda è in programma a Roma Italia-Inghilterra (diretta tv su Dazn alle 17.45), in uno Stadio Olimpico sostanzialmente deserto. La Federazione italiana rugby dice addio a un tutto esaurito da 2 milioni e la città di Roma vede sfumare un indotto che sarebbe stato garantito soprattutto dai fan inglesi: in una situazione normale ne sarebbero arrivati almeno 15mila.
Le partite saltate
I tradizionali “test match” di novembre sono saltati perché le grandi squadre dell’emisfero Sud hanno rinunciato a venire in Europa. E anche il Rugby Championship paga dazio: in una sorta di “bolla” australiana si troveranno – a partire dal 31 ottobre - solo i padroni di casa, la Nuova Zelanda e l’Argentina, perché il Sudafrica campione del mondo è bloccato in patria dalla pandemia . Nel Vecchio Continente è stata allestita una Autumn Nations Cup, cui parteciperanno le squadre del Sei Nazioni più le Isole Figi (presumibilmente con giocatori tesserati per club europei) e la Georgia, inserita dopo il forfait del Giappone. Il calendario della manifestazione - al via il 13 novembre - assegna agli Azzurri una partita in trasferta con la Francia e 2 partite in casa, contro Scozia e Figi, anche in questo caso a porte chiuse e con zero incassi.
I mancati incassi
D’altronde c’è chi si aspetta conseguenze ben peggiori. Al primo posto proprio la “Union” inglese, che - tra la tornata di novembre e un eventuale Sei Nazioni 2021 a porte chiuse - prevede mancati incassi per più di 100 milioni di sterline e annuncia tagli al personale. Solo con riferimento al riaggiustamento del calendario e agli spalti vuoti in questa fine d’anno per le partite interne delle proprie Nazionali, invece, la federazione gallese e quella scozzese preventivano rispettivamente “buchi” da 20 e 12 milioni di sterline, l’Irlanda dice addio a 30 milioni di euro e la Francia - secondo alcune stime - a una cifra superiore ai 25 milioni. Sempre limitandoci a questo autunno, dunque, nel bilancio complessivo dei 6 maggiori organismi europei potrebbe venire a mancare una somma equivalente ad almeno 150 milioni. Il tutto senza considerare il profondo rosso per i club dei 2 maggiori campionati europei, quelli di Francia e Inghilterra: si calcola, ad esempio, che le società della Premiership inglese stiano perdendo tra 750mila e un milione di sterline al mese.
Fondi e sponsor
A fronte di una situazione così critica rimane uno scudo importante come quello fornito da Cvc, il fondo di private equity che è entrato a far parte delle società che gestiscono la Premiership e il Pro14, mentre è in procinto di fare lo stesso con Six Nations Limited. Alla federazione italiana dovrebbe arrivare, nell’arco di 5 anni, un totale tra i 55 e i 60 milioni di euro. E un primo segnale di quanto potrebbe avvenire con l’ingresso di Cvc è costituito dal fatto che nel Regno Unito la grande maggioranza delle partite della Nations Cup sarà diffusa da Amazon Prime Video anziché da canali in chiaro o da pay tv.
L’ultima novità riguarda il fronte degli sponsor tecnici, con l’italiana Macron che arriva a “gestire” il 50% delle squadre del Sei Nazioni. Dopo Scozia e Italia, è il Galles l’ultima conquista: contratto di 7 anni, con un impegno che non riguarda solo le Nazionali e che, secondo i media britannici, vale oltre 4 milioni di sterline annui.
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