Ripensare gli spazi didattici all’insegna di inclusività, sostenibilità e innovazione
a cura di Andrea Russo*
2' di lettura
La scuola italiana si ritrova davanti a un cambiamento epocale: la pandemia e le misure introdotte per limitare i contagi hanno rappresentato un momento di rottura che ha costretto a un’accelerazione dell’innovazione, a confrontarsi con ciò che era stato fatto fino quel momento e all’introduzione delle nuove tecnologie. Questa rottura ha innescato una serie di azioni che ci portano, ora che gli anni peggiori della pandemia sembrano essere alle nostre spalle, ai fondi che ogni scuola ha a disposizione per la trasformazione dei propri ambienti.
Con il PNRR, il Ministero dell’Istruzione, nell’ambito della linea di investimento “Scuola 4.0”, ha infatti inteso investire 2,1 miliardi di euro per la trasformazione delle classi tradizionali in ambienti innovativi di apprendimento e nella creazione di laboratori per le professioni digitali del futuro. Un invito che parte dalla revisione degli spazi per promuovere una più ampia innovazione della didattica, a favore di sostenibilità, inclusività, integrazione fra spazio fisico e nuove tecnologie. Ma cosa significa “scuola del futuro”? Esiste un modello, una formula magica che trasforma improvvisamente gli spazi e che può essere facilmente applicata a tutte le scuole?
La risposta a quest’ultima domanda è ovviamente “no”: ogni istituto è unico e per realizzare un progetto di trasformazione non basta fare un elenco di prodotti tecnologici desiderati, ma occorre definire un progetto d’insieme, partendo da un’analisi dello stato della scuola stessa e coinvolgendo tutti gli attori - docenti, genitori, personale scolastico e, soprattutto, alunni - e chiedendo a ognuno di loro come vede la propria scuola.
La tecnologia permette di realizzare tantissimi progetti diversi, ma non può mai essere considerata il fine, ma solo un mezzo, che permette all’Istituto di mettere al centro il benessere degli studenti, la loro crescita e la preparazione per il mondo del lavoro. La tecnologia può consentire di passare da una didattica tradizionale a una didattica inclusiva, integrata, sostenibile, ma da sola non basta.
Ad esempio, sono disponibili su tutte le principali piattaforme per l’ascolto di podcast due edupodcast “aumentati”: Tutta un’altra storia e Scienza al cubo. L’ascolto di ogni puntata, non esaurisce l’esperienza, ma è solo l’inizio di un percorso che comincia in cuffia, passa attraverso i contenuti di approfondimento disponibili, sempre gratuitamente, e termina in classe in modo analogico, con un dialogo o confronto fra studenti e studentesse su quanto hanno ascoltato e approfondito attraverso i materiali messi loro a disposizione.
La proroga che è stata concessa fino al 30 novembre rappresenta un’opportunità per sfruttare al meglio il piano scuola 4.0. Durante la progettazione, è fondamentale pensare alla scuola che si desidera diventare, immaginando come saranno organizzate le attività e come gli strumenti digitali contribuiranno a migliorare l’apprendimento e cercando di mettere al centro non solo l’innovazione, ma anche l’inclusione e la sostenibilità. Inoltre, è opportuno iniziare a pensare anche alla formazione del personale, per la quale saranno erogati ulteriori fondi.
(*) Amministratore Delegato MR Digital
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