Riscaldarsi senza inquinare, tornano le stufe fra design e innovazione
Una nuova sensibilità ecologica ha riportato in auge pellet, cippato e legna da ardere per produrre calore. E anche il classico camino si aggiorna con nuovi parametri.
di Alexis Paparo
3' di lettura
Nella sua celeberrima serie Connections (1978) realizzata per la BBC, il giornalista televisivo, storico della scienza, autore e produttore James Burke si chiedeva: “Perché dovremmo guardare al passato per prepararci al futuro?”. La sua risposta, “Perché non c'è altro posto in cui cercare”, richiama alla mente la tendenza, diffusa globalmente, a riscoprire materiali e tecnologie che hanno secoli o addirittura millenni, a puntare sulla riqualificazione del preesistente e a trovare, nella sua rilettura, la chiave per rispondere alle sfide ambientali e sociali in atto. Il legno non fa eccezione, essendo la più vecchia fonte di energia rinnovabile e - nelle declinazioni legna da ardere, cippato e pellet - è la fonte rinnovabile più impiegata per la produzione di energia termica domestica in Italia (7,7 Mtep) seguita a distanza dalle pompe di calore (2,5 Mtep).
Secondo i dati di Aiel (Associazione italiana energie agroforestali), il riscaldamento a legna e pellet ha consentito al nostro Paese di raggiungere, in anticipo di due anni, la quota di energie rinnovabili al 2020 fissata dall'Europa. Con uno sguardo al prossimo futuro, il Piano nazionale integrato energia e clima, fissa come obiettivo il 53 per cento dell'energia termica rinnovabile da biomasse solide entro il 2030. Una parentesi necessaria: la cosiddetta bolla del pellet, che ha portato i prezzi a crescere del 175 per cento rispetto allo scorso anno (dati Codacons), andrebbe affrontata in una prospettiva più ampia. Oltre all'esistenza di biomasse alternative perfette per la combustione domestica, come i gusci di nocciole e del nocciolo d'ulivo derivati da scarti di produzione agricola, è importante ricordare che oggi, solo il 18 per cento della superficie forestale italiana è soggetta a piani di gestione forestale, il che comporta una forte dipendenza dall'estero per l'approvvigionamento di legno e combustibili legnosi.
Detto ciò, continuare a innovare tecnologie e design di camini e stufe è la condizione imprescindibile per renderli un'alternativa capace di fondere bellezza ed emozione della fiamma, rispetto per il pianeta e conto economico. Se la tendenza è trasformare il sistema di riscaldamento in arredo, due sono le strade. Farlo “sparire”, come la stufa Vision Aqua di Moretti Design, che mima una smart tv ed è profonda meno di 37 centimetri, o gli impianti di riscaldamento a legna di Palazzetti, sostenibili e ad altissima tecnologia, inseribili in caminetti preesistenti. Oppure renderlo protagonista. Premiata all'edizione 2022 della fiera Progetto Fuoco insieme a Vision Aqua, Graft di Kalon è un cilindro minimal su cui è possibile innestare una lampada e due diversi elementi d'appoggio, per viverla anche nei mesi estivi. Di tutt'altro genere, ma di non minore impatto, le stufe in ceramica di Sergio Leoni, che fanno incontrare la tradizione ceramica emiliana e gli standard di efficienza contemporanea.
«Nonostante sia un combustibile fossile, il gas emette un livello di polveri sottili insignificante», spiega Riccardo Zanette, vice president e ad di Mcz Group, azienda leader del settore che, scommettendo su linee contemporanee, altissima efficienza e collaborazione con designer come Patricia Urquiola e Paola Navone, ha toccato, in 15 anni, i 150 milioni di euro di fatturato (dati 2021). «Ma c'è grandissima differenza fra il tradizionale camino aperto e un sistema a pellet di nuova generazione, che ha emissioni inferiori fino all'80 per cento. Il turnover tecnologico è la soluzione per ridurre questo impatto», continua. «In queste settimane, Mcz sta effettuando le prime consegne delle stufe a pellet con tecnologia Core, che evolve la combustione tradizionale, sfruttando il principio di gassificazione ed emettendo livelli di particolato del 40 per cento inferiori al limite più restrittivo in Europa (9 mg/Nm3 per la tecnologia Core contro 15 mg/Nm3 certificazione Aria Pulita 5 Stelle)».
Zanette spiega che sono serviti tre anni di ricerca e sviluppo per ottenere le geometrie di questi nuovi focolari, coperti da tre brevetti. Al contempo, l'azienda sta lavorando a un'ulteriore evoluzione della tecnologia, che emetterà livelli di particolato difficilmente rilevabili dalle strumentazioni, e verrà lanciata nel 2023 in abbinamento a un nuovo prodotto. «Intanto, Core è presente in Mako, Musa e Club Absolute, che hanno un design minimal ed essenziale, ma sarà integrabile anche in altri modelli. È importante che i competitor seguano questa direzione, ne va del futuro del settore. E, anzi, prevedo che succederà ciò che è già avvenuto nell'automotive: pochi grandi gruppi a livello internazionale, che dialogano per innalzare sempre più gli standard».
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