Riscatto Gioia Tauro con Msc: il traffico container a +38,7%
Nel 2019 vicino al collasso con 400 portuali a rischio, grazie agli investimenti di Aponte ha scalato le classifiche del transhipment mediterraneo e compete con Rotterdam e Anversa
di Donata Marrazzo
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Oggi è un porto da trasferte romane, di quelle istituzionali: la ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli qualche giorno fa era a Gioia Tauro per l’arrivo di un nuovo autorimorchiatore di grande dimensioni, da più di 7 milioni di euro. La messa in linea del Gioia Star, terzo rimorchiatore in dotazione del porto calabrese, è valsa una cerimonia in grande stile, anche alla presenza del sottosegretario Roberto Traversi e del commissario straordinario dell’Autorità portuale Andrea Agostinelli che del rilancio del porto di Gioia Tauro è l’artefice.
Volumi di traffico in aumento
I volumi di traffico segnano un +38,7% rispetto al 2019, anno in cui quasi 40o portuali rischiavano il licenziamento, mentre i container restavano vuoti nei piazzali, ferme le gru. Nessun investimento, nessuna manutenzione. Per uno dei più importanti scali di transhipment del Mediterraneo si è temuto il peggio. Ma con un piano da 130 milioni , l’armatore di Msc Gianluigi Aponte, con la sua controllata Til (Terminal Investment Limited), ha rovesciato le sorti del porto che ora viaggia verso gli oltre 3milioni di Teus, per superare entro fine anno Barcellona e Malta.
La produttività dello scalo gioiese non è calata durante l’emergenza sanitaria. Per i lavoratori sono state adottate elevate le misure di sicurezza come il raddoppio dei mezzi che li accompagnava alla banchina. E per i titolari di concessione demaniale marittima è stato disposto l’abbattimento dei canoni fino al 95%, per compensare le perdite economiche.
Interventi straordinari per il rilancio del porto
Al rilancio del porto hanno contribuito alcuni interventi straordinari come l’installazione di un sistema di rilevamento e gestione dei dati relativi alla corrente, all’altezza delle onde, alla marea e alle condizioni meteorologiche. «Un progetto di grande respiro, che riguarda anche la manutenzione dei fondali per spianare le dune sottomarine causate dalle eliche delle navi», spiega Agostinelli. Il porto oggi è in grado di accogliere le navi più grandi del mondo: la Sixin Msc, con una capienza di 23.600 containers, all’inizio dell’estate ha toccato per la prima volta il Mediterraneo facendo sosta a Gioia Tauro. È in fase di realizzazione un nuovo bacino di carenaggio per la manutenzione delle portacontainer medio-grandi (30 milioni del Fondo per la progettazione delle opere prioritarie). Il gateway ferroviario è stato ultimato e collaudato con 19 milioni. Rfi ha acquisito il tratto ferroviario Rosarno-San Ferdinando per instradare i container lungo la linea ferroviaria. Nel terminal automotive - 320mila metri quadrati per 18mila autoveicoli distribuiti tramite strada o treno grazie a un raccordo ferroviario a tre binari – lo scorso anno sono state stoccate e movimentate 200mila vetture. Lo spazio è gestito da Automar Gioia Tauro SpA con Grimaldi Group. La Zes (zona economica speciale) rappresenta una possibilità di sviluppo, ma è un progetto oltre il transhipment, che presuppone un maggior gettito fiscale sulle merci da spedire ai mercati meridionali e del centro nord, e la presenza di container da aprire nelle aree retroportuali.
Simbolo di nuova portualità
Così, l'infrastruttura gioiese, con i suoi speciali autorimorchiatori, gru a cavalletto fra le più grandi al mondo ed equipaggiamenti di ultima generazione, diventa simbolo di una nuova portualità. «Abbiamo raggiunto una eccezionale attrattività dei traffici via mare provenienti da Suez. – spiega il commissario Agostinelli – Al prezzo di costosissime manutenzioni del canale, oggi Gioia Tauro si posiziona come Rotterdam, Anversa, Shanghai, King Abdullah Port, Tangeri. E così adesso in molti si candidano alla presidenza di questa Autorità portuale. Prima qui non voleva venirci nessuno».
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