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Riscossione, sul tavolo del Mef la partita dei gestori privati

La delega prevede la possibilità di affidare con gara il recupero delle imposte erariali alle società che già oggi gestiscono i tributi comunali. Coinvolti i crediti già discaricati e con oltre 5 anni

di Dario Aquaro e Cristiano Dell'Oste

Tributi, nasce società di riscossione 'Napoli obiettivo valore'

3' di lettura

Il cambio di passo del sistema della riscossione chiama in causa i gestori privati. Anche se in seconda battuta: per crediti ultra-quinquennali e già discaricati. Nella cornice disegnata dalla legge delega, dopo il lavoro degli esperti toccherà al decreto attuativo precisare chi, come e con quali risorse potrà andare a riscuotere multe, tasse e altri contributi non versati. Partendo da un dato di fatto: su 1.153 miliardi di euro di arretrato, cumulato dal 2000 al 2022, i crediti concretamente recuperabili sono appena 114: poco meno del 10% (si veda Il Sole 24 Ore del 28 agosto scorso).

Il percorso si snoderà così: «al 31 dicembre del quinto anno successivo dell’affidamento» avverrà il discarico automatico delle quote non riscosse; a quel punto, l’ente creditore potrà riaffidare in riscossione le somme discaricate, se emergeranno «nuovi e significativi elementi reddituali o patrimoniali», cioè nuove chance di riprendere i crediti. E questo recupero coattivo potrà essere affidato «in concessione a soggetti privati, tramite una procedura di gara ad evidenza pubblica» e stabilendo una commissione percentuale sull’importo riscosso.

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Questo “secondo tempo” si giocherà secondo le procedure del Titolo II del Dpr 602/1973: vale dire con strumenti che dal 2020 sono già utilizzati dalle società iscritte all’albo per la gestione delle entrate degli enti locali (articolo 53 del Dlgs 446/97, si veda l’articolo a lato). Ecco perché, tra i privati, queste concessionarie si scoprono in pole position. «Riteniamo si possa aprire uno spazio interessante», osserva Pietro Di Benedetto, presidente dell’Anacap, associazione che raccoglie le concessionarie dei servizi di accertamento e riscossione degli enti locali. Le aziende associate – che gestiscono le entrate in oltre 4.800 Comuni, per 27 milioni di cittadini, e impiegano 7mila addetti – «sono capillarmente diffuse, e grazie a un’efficace attività di front office – spiega Di Benedetto – evitano per quanto possibile il ricorso a strumenti cautelari ed esecutivi, con percentuali di successo nella riscossione mediamente superiori al 50% del credito azionato». L’importo medio delle imposte locali è certo più basso rispetto ai tributi erariali, «ma questo non significa che l’attività sia più semplice, anzi è il contrario, visto che alcuni strumenti come i pignoramenti immobiliari non sono utilizzabili se il credito non supera 120mila euro».

Negli ultimi cinque anni, dal 2018 al 2022, l’indice di riscossione dell’Ader è stato del 12,3%, rileva la Corte dei conti: una media tenuta bassa in particolare dai ruoli erariali di Entrate e Dogane (9,1%) e da quelli di altri enti statali (6%). «Tutti i concessionari privati, invece, si attestano sul 20-25% circa di riscosso, altrimenti non vivrebbero», commenta Stefano De Capitani, Ceo di Municipia, società del gruppo Engineering che affianca i Comuni nel percorso di trasformazione digitale (e di ottimizzazione delle entrate fiscali). Nell’ultimo triennio Municipia, che gestisce 600 clienti, ha avviato un recupero coattivo di carichi per circa 620 milioni, con percentuali di incasso variabili: 32% al Nord (con punte superiori al 40%), 26% al Sud e 21% al Centro.

«Credo che nessun concessionario di tributi locali possa dirsi pronto in tutto e per tutto, perché sulla riscossione di crediti erariali non c’è un’esperienza – afferma De Capitani –. Ma d’altro lato il modus operandi c’è già: con un po’ di messa a punto, le aziende saranno in grado far fronte alla novità».

Restano da chiarire alcuni aspetti. «Le partite di crediti ultra-quinquennali saranno quasi da Npl: si porrà quindi il tema dell’aggio e delle modalità di rimborso dei costi, del giusto equilibrio tra i due. Mentre manca ancora – dice il Ceo di Municipia – l’accesso a diverse banche dati: serve l’interconnessione tra gli archivi, con investimenti da parte della Pa e degli stessi operatori».

Il livello informativo è cruciale (la stessa delega incoraggia la «piena realizzazione dell’interoperabilità delle banche di dati»). «Se i mezzi a nostra disposizione restassero quelli attuali, lavoreremmo in modo impari, senza poter accedere all’anagrafe tributaria o a quella dei conti correnti», sottolinea Paolo Silvetti, direttore tecnico della Andreani tributi. «Per il resto – prosegue – gli operatori territoriali non hanno bisogno di elevare il livello di competenza tecnica. La conoscenza dei luoghi e dei contribuenti aiuta a capire l’effettiva solvibilità o a prendere contatto con il moroso, proponendo un piano di rientro adeguato». Secondo Silvetti, anche se la norma non lo esplicita, «l’Agenzia si muoverà sempre nella logica territoriale. Anche perché ci sono aree in cui l’Ader è sotto al 10% di riscosso e operatori come noi superano il 30 per cento».

L’effettiva portata di questa novità dipenderà da quanto si vorrà “spingere” sull’attuazione concreta della norma, aggiunta al Ddl delega durante l’esame al Senato. Come spiega ancora Di Benedetto «sarà uno scenario del tutto nuovo, ma vediamo quella contenuta nella delega come un’apertura che prelude a ulteriori possibilità di collaborazione tra i concessionari privati e l’agenzia delle Entrate».

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