Il virus congela il risparmio, 1 investitore su 2 diffida di Borse e banche
Liquidità in calo per il 37%, stabile per il 51% e in aumento per l’8%. Giovani più prudenti. Oltre la metà diffida di Borsa e banche. Il 59% investe nei fondi, ma ne contesta i costi
di Antonio Noto
3' di lettura
Liquidità e sicurezza degli investimenti sono le due stelle polari dei risparmiatori italiani. Comportamenti e tendenze che sono addirittura aumentati durante il lockdown anche se non è da sottovalutare che al contempo più di un cittadino su tre (il 37%) ha visto diminuire il saldo del proprio conto corrente.
Più della metà invece, il 51%, è riuscito a lasciare intatto il proprio patrimonio liquido anche perché – nonostante le difficoltà lavorative e le conseguenze sulle entrate - ha dovuto necessariamente ridurre spese e consumi. Infine, per un ulteriore 8% il risparmio è aumentato in questi mesi per le ristrettezze dovute al lockdown.
Come documenta l’indagine di Noto Sondaggi per Il Sole 24 Ore, l’aumento della liquidità è correlato all’età. Infatti tra i più giovani e gli adulti si è registrato un incremento del 10%, mentre tra i più maturi si scende all’8%. Però, è proprio la fascia 18/34 anni quella che ha ridotto maggiormente i consumi (77%) ed ha risparmiato senza intaccare o addirittura aumentando (10%) la liquidità. I giovani si confermano risparmiatori prudenti.
La forza del conto corrente
Fatti i conti in tasca agli italiani, Banca d’Italia stima la ricchezza complessiva in 4.445 miliardi di euro, quasi tre volte il prodotto interno lordo dell’intero Paese. Soldi però in gran parte immobilizzati, considerati un paracadute per il futuro, semmai arrivassero tempi ancor più bui.
Infatti, ben 1.019 miliardi sono congelati in conti correnti, 441 in depositi vincolati con basso rendimento e 1.122 miliardi tra fondi pensione e polizze: il resto è destinato ad altre forme di risparmio, anche gestito. Gran parte di queste risorse hanno dunque nell’immediato ricadute quasi nulle sull'economia reale e solo se investite potrebbero dare un forte impulso alla crescita.
Analizzando nel dettaglio i motivi di queste scelte conservative si scopre che il 64% degli italiani non ha alcun investimento in corso. Chi invece può investire, per il 24% lascia un decimo dei propri risparmi nel conto corrente, mentre un ulteriore 38% arriva al 30% di liquidità. Tutto il resto viene collocato in investimenti, e nel 59% dei casi sono scelti i fondi ed il risparmio gestito.
Certo c’è la percezione, secondo il 54% degli investitori, che ci siano costi occulti di gestione e che le commissioni siano troppo elevate. Lo pensano ben sei investitori su dieci. Ma soprattutto pesa il rischio volatilità, tra incertezza sugli sviluppi della pandemia e debolezza dell’economia globale.
Più della metà (55%) non si fida del mercato azionario. Solo uno su cinque esprime fiducia e dichiara di aver continuato ad investire anche durante il lockdown quando, dopo un iniziale crollo, le Borse mondiali hanno accelerato il recupero offrendo opportunità di importanti plusvalenze (oltre che rischi) soprattutto sui titoli tecnologici.
Nella morsa dell’incertezza
Per un investitore così prudente il dilemma maggiore è proprio l’incognita del futuro. Prevedere con precisione la «sicurezza» di un investimento è impossibile. Anche se sono disponibili strumenti per quantificare il livello di rischio di un prodotto, sono ancora troppe le variabili in gioco.
Ecco così che, prima di scegliere, il 33% analizza Borsa e mercati, il 28% la situazione economica mondiale, il 12% i conti pubblici, il 5% l’andamento della pandemia e appena il 3% il Pil italiano. In generale, in ogni caso la sfiducia è l’elemento oggi dominante. Quasi sei intervistati su dieci non si fidano delle banche e il 49% non crede in una ripresa dell’economia italiana. Proprio questa percezione collettiva, oltre all’andamento dell’economia reale, sarà un elemento chiave per la ripresa.
I tassi dei mutui ai minimi storici convincono il 16% dei risparmiatori italiani a investire su una nuova casa, che rimane una propensione prioritaria per il 22% della fascia di popolazione dai 18 ai 34 anni.
Ancora scarsa la fiducia, infine, sull’efficacia del «cashback», il meccanismo che premierà i consumatori che effettueranno spese con strumenti di pagamento tracciabili. Il 49% degli italiani ritiene che questo nuovo strumento non riuscirà a disincentivare il “nero”. Un terzo, però, inizia a crederci.
loading...