ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùFipe

Ristoranti, gli italiani hanno rinunciato alle ferie ma non a mangiare fuori casa

Durante il periodo estivo il generale rallentamento dei consumi ha intaccato solo in parte la ristorazione: la spesa nei locali made in Italy è stata attorno ai 26,7 miliardi, vicina ai livelli pre Covid

di Maria Teresa Manuelli

Deliveroo: italiani amano mangiare ma sanno poco dei ristoranti in città

3' di lettura

Si è chiusa una stagione estiva non brillantissima per il nostro Paese: il calo dei flussi turistici e le difficoltà economiche degli italiani hanno frenato anche la corsa della ristorazione, che aveva visto un primo semestre 2023 particolarmente dinamico. Anche se non si può dire che i clienti – nostrani e stranieri – abbiano disertato i ristoranti made in Italy, le spese delle famiglie per la ristorazione durante l’estate 2023 si sono fermate a 26,7 miliardi di euro, contro i 27,5 miliardi spesi nel trimestre giugno-luglio di un anno fa.

«Se gli italiani sono andati meno in ferie – sottolinea Luciano Sbraga, direttore Centro Studi di Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi aderente a Confcommercio) – si sono potuti concedere una cena o una pizza in più vicino a casa: la ristorazione vive anche dei consumi domestici e locali. E anche se per il quarto trimestre prevediamo un ulteriore rallentamento della spesa in ristorazione, il 2023 rappresenta comunque la salita di un altro “scalino” verso il recupero delle pesanti perdite subite nel biennio della pandemia».

Loading...

La lenta risalita dei pasti fuori casa

Secondo le previsioni della Fipe, infatti, i consumi delle famiglie nella ristorazione saliranno complessivamente a 89,6 miliardi di euro entro fine anno, con un incremento reale dell’1,3% rispetto al 2022. Un buon risultato nel contesto di un generale rallentamento dei consumi, che tuttavia non consente ancora di tornare ai livelli pre covid (nel 2019 erano stati 97,8 miliardi).

La previsione, però, non fa ancora tirare un sospiro di sollievo ai ristoratori stretti tra l’aumento delle materie prime e quello degli affitti. «Nonostante la grande risonanza data ad alcuni casi, come gli “scontrini pazzi” o i “tramezzini divisi” – prosegue Sbraga – in realtà la ristorazione non ha riversato sul conto tutti i rincari patiti: per il 2023 abbiamo previsto un’inflazione al +5,8%, ben al di sotto della media nazionale. L’aumento dei prezzi rispetto al 2019 è del 14,5%, decisamente meno di altre categorie».

Questo ha eroso i margini dei ristoratori. Si pensi che i canoni di locazione in pochi mesi sono tornati a crescere, con aumenti a doppia cifra – e più significativi nelle città o zone a maggiore vocazione turistica – già a partire da aprile.
«Per quanto riguarda i nuovi contratti – spiega Sbraga – siamo tornati ai livelli pre-Covid, dopo la moratoria dovuta alla pandemia. C’è anche una ripresa della domanda. In merito alle rinegoziazioni fatte a suo tempo, nessun proprietario le ha messe in atto sine die». Il che significa che, una volta lasciata alle spalle l’emergenza, si è tornati alla stipula primigenia.

Ristoranti sempre più digitalizzati

«Un altro fenomeno che ha caratterizzato l’estate 2023 della ristorazione è stato l’aumento del digitale, soprattutto per prenotazioni e pagamenti. La cui analisi dei dati ci restituisce la misura dei cambiamenti in atto nel settore», conclude Sbraga.

Secondo l’Osservatorio Turismo Cashless di SumUp, fintech specializzata in soluzioni cashless, durante la stagione appena conclusa i settori turistici che hanno registrato il maggior aumento di transazioni digitali sono stati proprio bar e club con +46,5%, oltre a caffè e ristoranti (+34,5%). E se da un lato le transizioni senza contanti avvengono per oltre la metà (56,4%) alla sera – segno che i consumi si sono spostati sulla cena, a discapito della pausa pranzo – dall’altro crescono i pagamenti digitali prima delle 21 (+13% sull’anno precedente), indice dell’affermarsi in tutto il Paese della tendenza all’apericena, fenomeno con cui i ristoratori “tradizionali” devono fare i conti per non farsi trovare impreparati.

Riproduzione riservata ©

loading...

Loading...

Brand connect

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti