misure anticrisi

Ristori da 12-15 miliardi di euro nel decreto sui nuovi aiuti

Scostamento da 1,8% del Pil ma obiettivi confermati sul 2022 e 2023. Sul tavolo 5,5 miliardi per il lavoro, 2-2,5 per il fisco e un miliardo per il trasporto locale

di Gianni Trovati

La Bce vede nero per la crescita e chiede deficit

3' di lettura

Il capitolo dei sostegni diretti alle attività colpite dalle misure anti-pandemia nel decreto che il governo ha messo in programma per la prossima settimana potrebbe raccogliere fra i 12 e i 15 miliardi, imbarcando anche i 5,3 miliardi del fondo creato con “Ristori quater” a fine 2020.

Al lavoro, a partire dal rifinanziamento della Cig Covid, andrebbero 5,5 miliardi, una somma intorno ai 2 miliardi sarebbe destinata agli enti territoriali, e un miliardo è in programma per il trasporto locale e le ferrovie, nel tentativo di garantire le condizioni di sicurezza che fin qui sono mancate. Al capitolo fiscale sono dedicati 2,5 miliardi, una mancata entrata quest'anno che sarebbe recuperata il prossimo.

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Nella griglia del provvedimento entrano poi un rifinanziamento per le forze dell'ordine, chiamate a un impegno straordinario per garantire la sicurezza e il rispetto delle restrizioni anti-pandemia, e il per il sistema di protezione civile.

Voto sul nuovo deficit mercoledì 20

I lavori su cifre e misure sono in corso mentre emerge la relazione inviata del premier Conte e del ministro dell'Economia Gualtieri alle Camere in vista del voto sul nuovo deficit in calendario per il pomeriggio di mercoledì 20. La relazione mette in fila i numeri del nuovo provvedimento che avrà le dimensioni di una manovra vera e propria. Delle più consistenti. Il nuovo indebitamento netto chiesto al Parlamento sarà di 32 miliardi (si veda il Sole 24 Ore di ieri), ma il decreto muoverà 50 miliardi in termini di saldo netto da finanziare di cassa; sulla competenza il contatore si ferma invece a 40 miliardi.

Cifre riferite solo al 2021

Numeri importanti, ma tutti concentrati sull'anno in corso. Perché il Mef ha fatto muro alle richieste di aprire spazi aggiuntivi anche sui prossimi anni, per aumentare la quota di prestiti del Recovery da dedicare a programmi aggiuntivi rispetto al tendenziale o per allungare il calendario del Superbonus.

E ha confermato gli obiettivi di finanza pubblica per il 2022 e 2023, in linea con la fiscal stance europea che al momento chiede agli stati di mantenere le politiche espansive per quest'anno. E all'interno di un quadro in cui i calcoli di Via XX Settembre indicano qualche nota meno pessimistica del previsto. L'aggiornamento dei numeri di finanza pubblica a cui il Mef sta lavorando indicano che il 2020 si dovrebbe chiudere con una flessione del Pil dell'8,8%, sotto al 9% indicato dalla Nadef e lontano dalla doppia cifra temuta da molti previsori. In questo contesto, il debito si attesterebbe al 156,5%, un punto e mezzo in meno del 158% scritto nelle tabelle dell'ultimo programma di finanza pubblica, per salire al 158,5% quest'anno. Contando lo scostamento da 32 miliardi, l'1,8% del Pil, chiesto ora al Parlamento.

Arrivano nuovi ristori, cartelle fiscali "diluite"

Il “peso” delle nuove restrizioni anti-contagio

A far crescere quest'ultimo dato rispetto ai programmi iniziali, che viaggiavano intorno ai 24 miliardi (1,5% del Pil), è l'arrivo delle nuove restrizioni anti-contagio, che aumentano l'esigenza di aiuti, come sta accadendo in tutta Europa.

Nel conto, come anticipato dal Sole 24 Ore nei giorni scorsi, entrano poi i quasi 7 miliardi del programma Transizione 4.0 che sono “usciti” dal Recovery rimodulato. I 50 miliardi in termini di cassa si spiegano poi anche con la necessità di «consentire la regolazione contabile delle anticipazioni di tesoreria autorizzate a fine 2020». In pratica, su questo terreno il nuovo decreto si trova a dover gestire anche l'eredità di una serie di spese extra, a partire da quella per gli ammortizzatori sociali, che sono state gonfiate dal perdurare della crisi economica.

Atteso nuovo Cdm mercoledì dopo il voto

Gli ammortizzatori sociali come detto saranno protagonisti anche del nuovo provvedimento, atteso in Consiglio dei ministri nella serata di mercoledì subito dopo il via libera parlamentare al nuovo deficit, all'interno di un capitolo dedicato al lavoro che conterrà anche il rifinanziamento della Cig per i settori non coperti dalla cassa ordinaria e del fondo per la decontribuzione delle partite Iva (si veda altro articolo in pagina).

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