Ritratto di Giannetti apprezzabile come testimonianza culturale e familiare
Il lettore chiede lumi sul quadro firmato Antonio Giannelli del 1826. Ma l’autore potrebbe essere il pittore attivo a Catanzaro nel periodo, sue opere nel Museo di Arte sacra Frangipane
di Laura Traversi
I punti chiave
3' di lettura
Buongiorno, nella dimora storica della mia famiglia, un palazzo d’epoca del 1700 sito in un paese della provincia di Catanzaro, sono custodite da sempre alcune opere di mia proprietà fra le quali, per inizio, vorrei sottoporre alla Vs attenzione la seguente, per un parere d'esperto ed una cortese preliminare valutazione. Si tratta del quadro allegato in foto, sembrerebbe firmato in basso a sinistra “Antonio Giannelli Fece 1826”. Il quadro raffigura un uomo, presumibilmente un avo di professione avvocato o notaio, con in mano un appunto riportante l'epigrafe latina “ Iustitia non novit Paterm, non novit Matrem Veritatem novit, Deum imitatur…”. La tela misura cm 75 x 110.
Ringrazio anticipatamente e resto in attesa del Vs riscontro.
Fabio Perrelli
La risposta dell’esperto
La firma apposta sul ritratto di famiglia del lettore deve essere letta “Antonio Giannetti Fece” (e non Giannelli). Dipinta in marcati caratteri scuri, nei modi consueti nella ritrattistica ufficiale aristocratica e alto-borghese del XIX secolo, discende dalla precedente tradizione cinque-secentesca e settecentesca. Letta correttamente permette l’identificazione dell’autore nel pittore di questo nome, attivo in Catanzaro e nella sua provincia durante i primi decenni del XIX secolo. Purtroppo però esso non è noto alla storiografia regionale e nazionale aggiornata. Né è citato da Alfonso Frangipane (1881-1970), illustre divulgatore dell’arte calabrese della prima metà del ’900 (cit. E.Le Pera, “Enciclopedia dell’ arte di Calabria, Ottocento e Novecento”, 2008 Rubbettino ed.) e dunque la sua origine non risulta accertabile. La figura maschile, in abbigliamento formale anteriore al 1830, reca i guanti nella mano sinistra (questo dettaglio rimonta fino a precedenti del XVI secolo, nella ritrattistica aristocratica di stato) e un cartiglio vergato a mano nella destra. Vi si legge: “Iustitia non novit Patrem, non novit Matrem Veritatem novit, Deum imitatur Cassiodoro…”. Da tradursi: “La giustizia non conosce né padre, né madre. Conosce soltanto la Verità, imita Dio”.
Si tratta di un passo ritenuto proverbiale nella tradizione giuridica occidentale, e riferito - nel ritratto in modo esplicito - a Cassiodoro (Ps.14,2) ovvero Flavius Magnus Aurelius Cassiodorus Senator, magistrato e storico della perduta Historia Gothorum. Visse a Roma e Costantinopoli, tra dominazione bizantina e guerra greco-gotica, ma nacque e morì a Squillace (CZ), tra 485-90 e 580 d.C. Questa citazione dipinta fa senz’altro riferimento alla professione del personaggio ritrattato, di tutta evidenza uomo di legge - giudice piuttosto che avvocato o notaio - confermata dai documenti sul tavolo retrostante (lettere, pergamene o altro) e dai volumi/fascicoli rilegati in cuoio inciso (in rosso e oro) accuratamente ordinati sulla parete di fondo.
Le opere di Giannetti
Opere di mano di Antonio Giannetti sono custodite nel Museo di Arte Sacra intitolato a “Silvestro Frangipane”, priore e agiografo domenicano (1570-1650) di Zagarise (CZ), ospitato nella bella Chiesa quattrocentesca di S.Maria Assunta, in via Canonica 1. Si tratta di tre oli su tela, rappresentanti la Vergine Maria in Sacra Conversazione con santi diversi: “Madonna come divina pastora con S.Giuseppe”; “Madonna con Gesù Bambino tra angeli e san Filippo Neri” (1829) e “Madonna con Gesù Bambino tra san Giuseppe e san Pancrazio” (1829). La qualità delle foto non consente un'analisi accurata della moda vestimentaria ma l'impostazione iconografica e stilistica denota un aggiornamento - anche se localmente - al genere, sia nel pittore che nel committente. L'abbigliamento elegante e la postura mirano a trasmettere l'autorevolezza del personaggio, grazie anche a molti dettagli ricercati: marsina nera, camicia dal colletto rigido, con sparato forse plissettato e sormontato da nodo di cravatta bianca, raffinato gilet sciallato, e guanti di pellame molto fine. Il ritratto, essendo datato 1826, potrebbe consentire al lettore di risalire anche al nome esatto dell'avo che, con tutta probabilità, ne fu il diretto committente. Incaricandone il principale artista attivo localmente in quei decenni.
Il valore
Il dipinto si colloca all' interno di una ritrattistica ottocentesca apprezzabile come testimonianza culturale, sociale e familiare, ma limitata nell'impianto disegnativo e prospettico. La stima commerciale deve attualmente essere fissata a 1.200-3.000 euro.
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