arte

Rivoli, dopo il lockdown le misure per tornare in gioco

Parla Carolyn Christov-Bakargiev: entrare in un museo oggi è un atto di fiducia, occorre premiare il visitatore con un'offerta più generosa e attuare delle misure che non siano penalizzati per la qualità della visita

di Maria Adelaide Marchesoni

Carolyn Christov-Bakargiev direttrice del Castello di Rivoli Museo d'Arte Contemporanea

6' di lettura

Ingressi contingentati, norme comportamentali di sicurezza per il pubblico e il personale, nonostante questo molti musei a partire dallo scorso 19 maggio hanno aperto le sale ai visitatori. Come si sono attrezzati e come stanno affrontando la situazione dopo circa due mesi dall'apertura con i flussi turistici quasi inesistenti e con un'affluenza regionale e locale? Carolyn Christov-Bakargiev direttrice del Castello di Rivoli Museo d'Arte Contemporanea ha aperto senza esitazioni sin dal primo giorno e in questa fase non ha dubbi su come agire. «Con il contingentamento degli ingressi un museo deve allargare la propria offerta culturale, non ridurla, deve premiare le persone che hanno superato le paure del contagio. Passare del tempo nel museo permette di essere più rilassati» spiega la direttrice. Il pubblico dalla riapertura di Rivoli sta reagendo bene: dopo il primo giorno che ha accolto 12 visitatori, durante il fine settimana si è assistito ad una crescita di visitatori.

Com’è stata organizzata la riapertura dopo il lockdown, quale visibilità avete, sebbene molto ridotta, per i prossimi mesi. Come vi siete organizzati?
Durante il lockdown abbiamo lavorato insieme al Politecnico di Torino che ci ha invitato a far parte di un gruppo di studio per attuare delle procedure per il distanziamento fisico al fine di limitare il contagio da Covid-19. Il Castello di Rivoli ha una struttura adatta a mettere in atto il distanziamento fisico: la Reggia sabauda e gli altri edifici presentano molti spazi aperti e un'ampia area esterna. Di recente avevamo anche sperimentato l'apertura della villa Cerruti, che per la natura della sua collezione e di numerosi oggetti esposti, necessitava di percorsi guidati con un limite di 12 persone per volta, biglietti e prenotazioni online. Una specie di prove generali del contingentamento.

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Come avete salvaguardato la qualità della visita?
Il problema da risolvere era coniugare le procedure di controllo con un'esperienza di libertà. Per evitare che i visitatori fossero continuamente sotto controllo abbiamo esagerato con le regole: se il governo invitava alla distanza di un metro tra le persone, per evitare il contagio noi ne abbiamo messi 3,5 e minimo di 2. Abbiamo considerato una persona ogni 40 mq per un totale di 96 persone nell'edificio del Castello, in pratica 32 persone contemporaneamente ad ogni piano: stiamo parlando di 4mila mq.

Perché esagerare nella distanza?
Da un lato per essere pronti quando gli stranieri torneranno a visitare il museo, per cui parlando di distanziamento fisico l'indicazione di un metro non è universale. In altri Paesi è diverso: ad esempio in Spagna è 1,5 metri, in Inghilterra 2, negli Usa 6 piedi ovvero 1,80 metri. L'indicazione cambia da paese a paese. Così abbiamo preso la massima distanza affinché i visitatori stranieri, molto importanti per il museo, non possano trovarsi a disagio alla riapertura delle frontiere. Per non dare il senso di essere controllati occorre radicalizzare le norme, non ridurle. Abbiamo evitato anche i segnali a terra, più adatti a un negozio che a un museo, peraltro poco seguiti dalle persone, ed evitato di misurare la temperatura manuale perché è un atto molto aggressivo. Abbiamo optato per una telecamera invisibile, indicata nel momento dell'acquisto del biglietto.

E le visite guidate?
Abbiamo sviluppato un intenso progetto di programmazione online intitolato «Cosmo Digitale», nuova sede virtuale del museo con opere e progetti inediti, approfondimenti delle collezioni e visite guidate. Durante il lockdown abbiamo effettuato la registrazione audio delle visite, progetto che senza una pausa sarebbe rimasto nel cassetto. Le audio visite sono su un doppio registro: raccontano la storia della residenza sabauda e illustrano le opere contemporanee della mostra nelle collezione permanenti. La registrazione è disponibile sul cellulare, evitiamo l'utilizzo di una app perché di solito richiede l’iscrizione e il contenuto della visita guidata scompare dopo 24 h. Forse secondo logiche di mercato avrei dovuto capitalizzare, ma il nostro compito, una volta pagato il biglietto, penso debba e essere offerto gratuitamente. La audio visita virtuale è anche sul sito dove è presente una mappa per ogni piano. Puoi fare la visita anche se sei a Vancouver! Allo stesso tempo abbiamo potenziato le visite guidate di persona, ma con un numero ridotto di presenze per offrire ampi spazi e percorsi segnalati in sicurezza senza utilizzo degli auricolari perché bisognava sanificarli ogni volta. Abbiamo messo in pratica dei comportamenti che valorizzassero le vecchie e antiche tecniche non troppo veloci, ma tecnologicamente avanzate. La visita guidata tradizionale è stata tutta reinventata e, per via del rispetto della distanza, stiamo usando delle casse amplificate sulle spalle e il microfono per poter far sentire la spiegazione. Considerando che il museo è abbastanza vuoto non c'è il problema di tante voci che si sovrappongono. Migliaia di piccoli accorgimenti.

E per quanto riguarda lo staff?
Dal punto di vista dell'infrastruttura museale abbiamo operato per diminuire le possibilità di contagio tra le persone mettendo in smart working tutto lo staff curatoriale, mentre il personale amministrativo è presente nella sede dal lunedì al mercoledì quando il museo è chiuso. Il museo è stato, infatti, riaperto solo dal giovedì alla domenica e questo ha permesso di fare una specie di turnazione tra visitatori e personale amministrativo che non ha alcun senso che si incontrino.

Fino a quando l'apertura di tre giorni la settimana?
Domanda da fare a una delle sibille. Non lo so dipende dalla congiuntura economica finanziaria e dalla situazione sanitaria: non è detto che sia tutto finito. Non abbiamo la più pallida idea. La mia previsione è sicuramente per tutto il 2020 e poi si vedrà nel 2021. Il vero problema si porrà quando torneranno le scuole, mi auguro vivamente presto. Gran parte del nostro pubblico settimanale sono studenti e non vorrei assolutamente ridurre la nostra disponibilità verso le scuole dopo tutto quello che è successo. Abbiamo già aperto la nostra summer school con gruppi di 15 bambini, massima capienza, per tutto l'arco della giornata. Il progetto è stato realizzato con il nostro dipartimento di educazione che ha lavorato durante il lockdown.

Come state affrontando questa crisi?
La nostra identità di “non azienda museo” sull'esempio americano ci ha salvato. I miei colleghi americani con i quali mi sono confrontata a lungo in questo periodo, stanno tagliando soprattutto sul costo del personale. La mia visione considera il museo un ente sia privato sia pubblico con un buon equilibrio economico che deriva per più della metà dal sostegno pubblico e, allo stesso tempo, in grado di generare un autofinanziamento attraverso biglietteria e attività accessorie come bookshop, caffetteria che gestiamo direttamente e affitto del ristorante, altri spazi, oltre alle membership. Questo equilibrio tra pubblico e privato è sano e ci ha offerto un paracadute. Mi auguro che da parte delle fondazioni bancarie non ci sia l'intenzione di ridurre i fondi, è un anno durissimo.

La programmazione artistica ha subito una revisione?
Avevamo in programma una grande mostra sugli Espressionismi, dalla preistoria ad oggi che ho dovuto rimandare al 2021 e fare in versione molto ridotta quest'anno come cornice alla mostra «Sex» dedicata a Anne Imhof, l'artista che ha vinto il leone alla Biennale nel 2017, organizzata con Tate e The Art Institute of Chicago. Abbiamo voluto lavorare con Anne perché la sua opera incarna i concetti di aggregazione e disgregazione di masse di persone.

Il pareggio dei conti
A margine dell'intervista alcuni dati economici del museo a fine 2019. Il risultato dell'anno passato, purtroppo a causa dell'emergenza sanitaria, non sarà possibile replicarlo nella gestione corrente i cui conti 2020, se sarà confermato il sostegno da parte dei soci istituzionali, non potranno beneficiare dei ricavi delle attività accessorie e della biglietteria, cioè quella parte di autofinanziamento prodotto prima dell’emergenza Covid-19. Il sostegno istituzionale al museo viene dato dalla Regione Piemonte che ha contribuito con 2,990 milioni, di cui 600mila quale quota associativa, e 2,390 a sostengo delle attività culturali, dalla Fondazione Crt (600mila euro), dalla Compagnia San Paolo (290mila euro) e dalla CRC (Cassa Risparmio di Cuneo) con 30mila euro. Dagli Amici del Castello e altre forme di fundraising sono stati raccolti 655mila euro e 1,424 milioni dalla biglietteria e dalle attività accessorie. Il totale dei proventi operativi pari a 6,308 milioni è stato assorbito dai costi operativi e la gestione si è chiusa con un sostanziale pareggio.

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