ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùLa protesta

Rivolta carcere Avellino, «detenuti rientrati nelle celle»

La protesta dei detenuti sarebbe stata originata dalla punizione inflitta ad un detenuto della stessa sezione per motivi disciplinari

Forze dell’ordine, carabinieri e polizia, circondano in tutto il suo perimetro il carcere di Avellino (foto Ansa)

2' di lettura

La scintilla è scoccata poco prima delle due del pomeriggio ed è diventata subito un incendio che è divampato all’interno del carcere di Avellino: cinquanta detenuti, ad un cenno di intesa, si sono impadroniti delle due sezioni in cui sono reclusi per reati comuni e si sono asserragliati all’interno dopo aver distrutto arredi, suppellettili ed ogni altra cosa si trovasse alla loro portata.

Due ore di rivolta

La rivolta è durata circa due ore. Due ore di trattative che hanno vista impegnata in particolare la direttrice del carcere, Concetta Felaco, che intorno alle 16 li ha convinti a tornare in cella.

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La causa della protesta sarebbe stata la punizione per motivi disciplinari inflitta ad un detenuto. Da lì è scoppiato il caos: i danni non sono stati ancora quantificati, ma fonti interne alla casa circondariale li definiscono ingenti.

Scattato il protocollo di sicurezza

L’allarme lanciato subito dalla direttrice del carcere ha fatto scattare il protocollo operativo che - sotto il coordinamento del prefetto di Avellino Paola Spena e del questore Nicolino Pepe - ha portato al dispiegamento di polizia, carabinieri, guardia di Finanza e polizia municipale che hanno cinturato l’intera area perimetrale e bloccato tutti gli accessi. Sul posto è anche giunto il procuratore capo di Avellino, Domenico Airoma.

Non ci sarebbero stati scontri o contatti diretti tra detenuti e personale della Polizia penitenziaria, anche se due agenti, in codice verde, hanno dovuto far ricorso alle cure del pronto soccorso dell’ospedale “Moscati” di Avellino e un terzo è stato medicato per lievi ferite nell’infermeria del carcere.

È stato anche accertato che alcuni detenuti erano in possesso di taniche di olio bollente che, si ipotizza, sarebbe stato usato contro le forze dell’ordine nel caso avessero tentato la prova di forza. Quattro detenuti, ritenuti gli organizzatori della rivolta, nella serata di mercoledì 17 maggio saranno trasferiti in penitenziari fuori dalla Campania.

Diversi i parenti dei carcerati giunti ad Avellino non appena si è diffusa la notizia della protesta. Tra loro anche la moglie e la figlia di un recluso di San Sebastiano al Vesuvio che, col telefono del carcere, autorizzato dalla direzione, ha rassicurato i familiari sulle sue condizioni, smentendo le notizie di scontri tra agenti e detenuti.

Nonostante ciò, c’è stata da parte dei parenti una protesta nei pressi dell’ingresso della casa circondariale. La direttrice Felaco è scesa in strada e li ha rassicurati impegnandosi a farli incontrare con i congiunti. La rivolta si è conclusa come detto verso le 16, dopo alcune ore di trattative condotte dalla stessa Felaco.

Le reazioni dei sindacati

Numerose le reazioni dei sindacati di categoria che parlano di una «situazione non solo prevedibile, ma prevista» e chiedono l’invio ad Avellino di un contingente delle unità speciali del Gom della Polizia Penitenziaria. La Uilpa, in particolare, chiede al governo il varo immediato di un decreto carceri che risolva con urgenza il problema della carenza di organico nei penitenziari italiani: all’appello mancherebbero 18 mila unità. Alcuni deputati hanno chiesto che il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, riferisca in Aula.

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