ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùL’intervista. Giancarlo Tancredi

«Rivoluzione cavalcavia e 20mila nuovi alloggi in housing sociale»

Assessore alla Rigenerazione urbana di Milano, spiega le direttrici che caratterizzano il nuovo Piano di governo del territorio: Monte Ceneri e Corvetto come l’High Line a New York

di Sara Monaci

Milano. Nella foto uno skyline di Milano. Tra gli obiettivi del nuovo Pgt quello di rispondere nei prossimi anni alle esigenze di circa 30mila persone realizzando altri 20mila alloggi entro il 2035

4' di lettura

Il Comune di Milano prepara il suo documento principale, il Piano di governo del territorio: non solo un piano urbanistico, ma le linee guida che delineano il futuro della città. A spiegarne le direttrici è l’assessore all’Urbanistica Giancarlo Tancredi, che come prima cosa riprende le fila di un discorso complicato al centro del dibattito: il disagio abitativo e la necessità di sostenere le fasce di reddito medio-basso.

Assessore, è l’housing sociale l’aspetto fondamentale attorno a cui ruota tutto il Pgt?

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Non è l’unica direttrice ma è un aspetto importante. È da anni che lavoriamo su questo tema, ma è chiaro che in questo ambito i tempi sono lunghi, se consideriamo l’aspetto urbanistico e progettuale a cui oggi si aggiunge anche la difficoltà da parte delle imprese di trovare manodopera e reperire materie prime a costi adeguati. Mediamente riusciamo ad assicurare 6-7mila alloggi in più ogni anno, tra ristrutturazioni e nuove costruzioni. Ma non ci può bastare, dobbiamo aumentare.

In che modo?

Puntiamo ad avere altri 20mila alloggi entro il 2035, un traguardo indicativo ovviamente. Comunque cercheremo di rispondere nei prossimi anni alle esigenze di circa 30mila persone. Intanto 8mila alloggi sono già previsti.

La questione delicata è dove costruire. Si parla spesso di valorizzare quelle periferie che sono a cavallo tra più Comuni. Ma ci sono politiche condivise, o la città metropolitana è solo un fatto formale?

Noi stiamo lavorando con alcuni Comuni, come Rho, Segrate e Baranzate. Non abbiamo avuto problemi, non ci sono contrasti. Ma nella città metropolitana ci sono decine e decine di Comuni che hanno politiche autonome, con cui è più difficile collaborare anche perché spesso abbiamo colori politici diversi. Invece dovremmo adottare le politiche realizzate in tutto il mondo, dove le amministrazioni delle città principali prendono decisioni per tutto l’hinterland in questo campo.

Quindi, parlando di periferie, adesso che cosa farete?

Lavoriamo al momento sulle porte della nostra città, dove dovremmo migliorare anche l’immagine, come fossero vetrine per chi arriva da fuori. Stiamo portando avanti proposte in 3 o 4 aree, come Lampugnano o Cascina Gobba, poi proseguiremo su tutte e 10 le zone. Anche se dovremo cambiare alcune regole.

A cosa si riferisce?

Al fatto che se vogliamo riqualificare alcune zone dobbiamo evitare che i diritti di perequazione blocchino l’edificabilità delle aree. Il trasferimento dei diritti su altre aree è legittimo, ma su alcune zone dobbiamo avere, come amministrazione pubblica, una visione strategica, e quindi non possiamo essere ostaggio dei privati che non riescono a fare progetti su quelle aree. Probabilmente anche noi, con regole più chiare, potremmo dare indicazioni più precise agli imprenditori, che potrebbero fare nelle zone limitrofe progetti interessanti.

Lei si immagina una Milano senza cavalcavia...che in effetti sono brutti e creano pure problemi acustici.

Si dovremmo essere anche un po’ “fantasiosi”. Perché non trasferire alcune funzioni su quello di Monte Ceneri o di Corvetto? Sono spazi straordinari da ripensare. Senza limiti, immaginando alloggi, negozi e persino studentati. Guardiamo cosa hanno realizzato a New York con l’High Line.

Il problema degli alloggi per studenti, appunto. Come si rivolve? Non certo con le proposte dei privati che propongono prezzi inavvicinabili per famiglie dal reddito medio-basso.

Le proposte dei privati sono legittime: chiedono di costruire e hanno bisogno di fissare i prezzi in base ad un loro piano industriale che deve stare in piedi. Noi possiamo chiedere una percentuale di alloggi a prezzi calmierati, e già lo facciamo, ma il problema è nazionale. Non si possono scaricare sui Comuni problemi del diritto allo studio. Gli aiuti si danno o alle famiglie o riducendo i costi agli imprenditori. Noi a chi realizza alloggi per studenti non chiediamo oneri di urbanizzazione, più di questo non possiamo fare. Le università beneficiano di fondi del Pnrr e qualche centinaio di alloggi lo garantiscono, ma non è questo il loro lavoro. Ed è anche impensabile che a Milano i prezzi di mercato si riducano. La città è cresciuta e come avviene in tutte le realtà di successo i prezzi salgono. Il diritto allo studio è un tema politico generale.

Altra questione nazionale, gli affitti brevi. Probabilmente salutate volentieri l’ipotesi di una cedolare secca che forse aumenta con la prossima finanziaria?

Non è così che si risolve questo problema, non è sufficiente. Questo è un tema su cui dobbiamo riflettere guardando a come si muovono anche gli altri Paesi, dove hanno regole più restrittive.

Insieme alle periferie, c’è un piano quartieri potenziato in questo nuovo Pgt.

Puntiamo ad un minore consumo di suolo, -5%, pari a 1,5 milioni di metri quadrati di verde salvato. Il che vuol dire che nei nostri quartieri dovranno sorgere più spazi pubblici, luoghi di incontro e connessioni, non solo strade e muri. E questo è necessario sia per l’identità che per la sicurezza. È un antidoto contro il disagio sociale.

La pianificazione del Pnrr come procede sul fronte urbanistico?

Noi abbiamo tre grandi progetti, che assorbono risorse per 220 milioni: la biblioteca della cultura (Beic), la magnifica fabbrica della Scala e la riqualificazione dell’area Bovisa-la Goccia con il Politecnico. Stiamo procedendo bene.

Non temete una battuta d’arresto con la recente inchiesta sulla Beic?

No, noi abbiamo già appaltato l’opera e dell’inchiesta speriamo di capire a breve il vulnus quale sia. Ma non sarebbe legittimo bloccare tutto.

Proviamo a riassumere: quanto valgono tutti questi progetti, tra Pgt e Pnrr?

Non possiamo fare una stima precisa, ma sappiamo che a Milano nei prossimi anni ci saranno 13-14 miliardi di investimento per realizzare la nuova città.

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