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Roberto Cavalli: protesta dei dipendenti contro il trasferimento a Milano

I lavoratori di Roberto Cavalli hanno manifestato contro l'ipotesi di trasferire il quartier generale dalla dal comune di Sesto Fiorentino (Firenze), a Milano.

di Silvia Pieraccini

(IMAGOECONOMICA)

2' di lettura

Hanno indossato mascherine animalier, in linea con lo stile della maison, i lavoratori di Roberto Cavalli che hanno manifestato il 3 giugno di fronte alla Fortezza da Basso di Firenze, contro l'ipotesi – annunciata dalla nuova proprietà dell'azienda – di trasferire il quartier generale dalla zona industriale dell'Osmannoro, nel comune di Sesto Fiorentino (Firenze), a Milano. «Decisione irrevocabile», ha già comunicato la maison di moda.

Il trasferimento

Con lo stabilimento fiorentino si trasferiranno anche i 170 dipendenti, ed è per questo – e per il fatto che molti, soprattutto donne, sarebbero costrette a rinunciare al lavoro perché impossibilitate a cambiare città - che i sindacati lo reputano un licenziamento mascherato, contro cui dare battaglia. «Nessun licenziamento, tutti potranno seguire la società e continuare i rapporti di lavoro esistenti», replica Cavalli.
La manifestazione dei lavoratori si è svolta mentre era in corso l'incontro azienda-sindacati, nella sede di Confindustria Firenze. Poche le novità, tra cui la disponibilità dei vertici di Roberto Cavalli - passata da pochi mesi al magnate arabo Hussain Sajwani, patron del gruppo di real estate Damac Properties di Dubai che ha già uffici a Milano – di dare un bonus ai dipendenti che dovessero decidere di non trasferirsi a Milano.
«La società intende rimanere solidale con i dipendenti e, di conseguenza, è disposta a fornire misure di sostegno finanziario a coloro che potrebbero non essere in grado di trasferirsi a causa della loro situazione personale», afferma un comunicato.
«È importante – prosegue Cavalli – che il trasferimento sia realizzato in modo tempestivo per garantire che l'azienda sia in grado di portare avanti il suo piano strategico che è stato perturbato dall'impatto della crisi sanitaria di Covid-19 ».Il piano strategico, anticipato nelle settimane scorse dal Sole 24 Ore e messo a punto con Deloitte, prevede il presidio del segmento luxury; il mantenimento della produzione in Italia, e soprattutto della rete dei fornitori toscani; investimenti nello sviluppo di piattaforme di marketing digitale e di e-commerce.

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I sindacati

Femca-Cisl e Filctem-Cgil restano fermamente contrarie al trasferimento della sede aziendale e nell'incontro del 3 giugno hanno sottolineato l'impatto sociale della chiusura della fabbrica di Sesto Fiorentino, lanciando l'allarme: «Daremo battaglia per tutelare in qualsiasi modo i lavoratori e le lavoratrici».
Intanto, il 9 giugno è fissata un'assemblea dei lavoratori per valutare la situazione; l'11 giugno azienda e sindacati si rivedranno.

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