competitività

Robot e creatività: Italia più attraente per i capitali esteri

di Micaela Cappellini

(Afp)

3' di lettura

Dopo 16 anni di assenza, l’Italia rientra nella Top 10 mondiale dei Paesi più attrattivi per i capitali stranieri. Chiedete il perché agli investitori internazionali: vi risponderanno che il merito è soprattutto di Industria 4.0. L’indice dell’attrattività dei Paesi, o Fdi Confidence Index, viene elaborato ogni anno dai consulenti di At Kearney. Rispetto alla graduatoria del 2017, il nostro Paese ha compiuto un balzo di tre posizioni: nessun’altra economia dell’Unione europea ha saputo avanzare di così tanto.

«Industria 4.0 è sicuramente il fenomeno più importante dietro a questo successo italiano», spiega Marco Andreassi, partner di At Kearney. Il Piano nazionale di innovazione lanciato nel gennaio del 2017 per digitalizzare i processi, incrementare la produttività e promuovere nuove competenze nelle imprese italiane non solo mira ad aumentare la competitività, ma funziona anche da catalizzatore degli investimenti stranieri.

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Un fattore importante, ma non l’unico: «Gli investitori internazionali che abbiamo interpellato - prosegue Andreassi - apprezzano anche il perdurare della capacità delle imprese italiane di aumentare le quote di export sui mercati globali, così come la crescente presenza nel nostro Paese di start-up e aziende innovative». E poi il 2017 «è stato il primo anno in cui il Pil dell’Italia è cresciuto oltre l’1%. E anche per il 2018 sembra realistico attendersi una crescita intorno allo 0,8 per cento».

Dal punto di vista quantitativo, è presto per dire quanti miliardi di investimenti esteri potrà incassare il nostro Paese. I dati ufficiali del 2017 saranno disponibili soltanto tra un mese e potranno fornire una prima indicazione su quanto l’Italia abbia recuperato in attrattività. Nel 2016, nel nostro Paese affluirono capitali stranieri per circa 30 miliardi di dollari: tanti quanti la Francia, e più della Spagna e delle Germania.

Era dal 2002, che il nostro Paese non saliva così in alto nella classifica delle mete preferite dai capitali stranieri. Per esattezza, allora eravamo arrivati addirittura al sesto posto: «Ma quello fu un anno irripetibile per l’Italia - ricorda Andreassi - avevamo stretto la cinghia, ma tutti i nostri sacrifici furono ripagati dall’ingresso nell’euro. Anche gli interessi sul debito italiano si erano abbassati».

Continuerà questa Italia a piacere agi investitori esteri, anche se sono due mesi che non riesce ad avere un governo? «Ben prima del 4 marzo era chiaro che l’esito delle elezioni sarebbe stato molto incerto - sostiene Andreassi - ecco perché gli effettivi risultati elettorali non sembrano influire negativamente sulle intenzioni delle aziende straniere in Italia. Un po’ perché questo genere di investimenti non è volatile, come quelli in Borsa, ma si basa su strategie di lungo periodo. E un po’ perché le aziende straniere in Italia ormai sono vaccinate». Se insomma il Paese è rimasto stabile anche dopo il referendum costituzionale del dicembre del 2016, che ha posto fine al Governo Renzi, non c’è motivo di pensare che un certo grado di continuità non possa essere garantito anche questa volta.

Accanto a Industria 4.0, l’altro fattore che premia l’Italia, a sorpresa, è il vento del protezionismo che ha preso a soffiare sempre più forte nel mondo. Quello stesso protezionismo che per il nostro export è una minaccia. «Quando le barriere commerciali nel mondo vengono rafforzate e gli scambi di beni e servizi diventano più difficili - spiega Andreassi - tipicamente gli investimenti si spostano dai Paesi emergenti a quelli più avanzati. La nostra classifica 2018 ne è la dimostrazione: questo è l’anno del ritorno degli investimenti nei grandi Paesi avanzati». L’Italia è uno di questi, ma in generale tutta l’Europa ne beneficia: dei primi 25 Paesi in classifica, 14 sono del Vecchio Continente. E se il Canada e l’Austrialia scalano ciascuno una posizione, Cina e India - i due più grandi fra gli emergenti - perdono terreno.

Per l’Italia il barometro volge al bello non solo per quanto riguarda la capacità di attrarre investimenti stranieri, ma anche di investire all’estero: «Lo dimostra il dinamismo delle nostre aziende nel settore dell’energia, come Enel e Terna - ricorda Andreassi - ma anche nell’alimentare con Lavazza e Campari, nella farmaceutica con Bracco e Recordati, nella chimica con Mapei e nelle infrastrutture con Ferrovie dello Stato».

LA GRADUATORIA

I primi 15 Paesi per attrattività e la loro posizione rispetto agli anni precedenti (Fonte: A.T. Kearney Foreign Direct Investment Confidence Index)

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