Rocca: nella transizione energetica l’Europa eviti il rischio ideologia
L’Europa deve continuare a ridurre le emissioni ma senza distruggere l’industria
di R.I.T.
I punti chiave
3' di lettura
L’Europa deve continuare a ridurre le emissioni ma senza distruggere l’industria, anche perché è responsabile solo del 7% delle emissioni scaldaclima. Lo ha detto Gianfelice Rocca, presidente del gruppo Techint, durante la conversazione “Transizione energetica e sostenibilità: il rischio guerra fredda” con la giornalista Maria Latella durante il Festival dell’Economia di Trento. «L’industria europea dovrà operare in posizione svantaggiata rispetto alla Cina con costi dell’energia più alti, e intanto la Cina sta facendo la transizione energetica ed ecologica usando carbone e investendo su un piano di trenta centrali nucleari».
Le trappole del cinismo e dell’ideologia
In altre parole, l’Europa deve fare aggio sulle sue specificità, cioè la capacità di dettare e imporre gli standard tecnologici cui dovrà adeguarsi il resto del mondo, senza usare in modo cinicamente cinese la transizione ma nemmeno ubriacandosi di ideologia. E Bruxelles oggi «lo fa in modo ideologico, butta fuori l’industria dai suoi Paesi senza apportare alcun beneficio ambientale»; l’Europa «è responsabile solo del 7% delle emissioni, dobbiamo continuare a fare i compiti a casa ma non siamo noi il problema», per questo «se non stiamo attenti distruggiamo l’industria e non risolviamo il problema del pianeta: siamo fessi».
Gli standard da dettare al mondo
Rocca ha ricordato l’esempio recente del Gdpr, delle norme europee sulla privacy e del lavoro ancora in corso sulla fiscalità per le piattaforme internet, i quali sono diventati gli standard cui si è piegato tutto il mondo digitale.
Non è la prima volta in cui l’industria mondiale ha dovuto assecondare le tecnologie virtuose europee: è accaduto con gli standard delle emissioni delle auro, dall’Euro1 all’attuale Euro6, fino allo standard telefonico Gms da cui sono poi derivate le varie tecnologie fino al 5g di oggi. Questa è la caratteristica che deve tenere l’Europa per non perdere la sua industria: dettare il passo senza distruggere la sua economia.
«Gli Usa continueranno a essere un motore» dell’economia mondiale «perché hanno l’energia. È l’Europa che è più debole. Una forza della transizione energetica è il gas, che permette di sostituire il carbone», ha rilevato Rocca e gli Stati Uniti sono meglio posizionati in questo campo rispetto all’Europa.
Il dilemma del metano
«L’industria è basata sull’energia, se l’Europa ha l’energia più cara del mondo, la situazione diventa drammatica», ha proseguito Rocca, sottolineando che oggi c’è «una situazione contingente di crisi energetica» ma per l’Europa è «anche strutturale. Se guardiamo alla transizione verso decarbonizzazione, gli Usa sono messi meglio grazie alle loro risorse», ha aggiunto. «Se Putin chiude i rubinetti noi europei entriamo in crisi, in una situazione quasi bellica di razionamento» e per esempio «noi a Dalmine dove ci sono gli stabilimenti di Tenaris stiamo facendo piani a scacchiera per gli impianti». In questo quadro, per Rocca, «stiamo colpendo la Russia confusamente. L’effetto annuncio è più deleterio delle sanzioni stesse, le misure le fai o non le fai. I prezzi aumentano subito e loro incassano per 6 mesi prima della entrata in vigore delle sanzioni».
Uniti in Europa
«L’Europa solo con uno sforzo comune può giocare un ruolo» a livello mondiale e non è detto che debba farlo al fianco di Stati Uniti e Giappone come ha fatto fino a ora. In una logica in cui ci sono il blocco occidentale, quello orientale con Cina e India, «l’Europa può avvicinarsi al resto del mondo: ci sono una ventina di economie nel mondo che sono interessanti. Non possiamo rinunciare a un ruolo pluralistico». L’Italia, senza vento, con poco metano, non abbastanza soleggiata deve impostare le sua politica di transizione energetica rimanendo ben salda nell’Europa: «Non dobbiamo rompere il mercato comune. Il mercato unico è la forza dell'Europa, se si rompono questi meccanismi è autolesionismo». E facendo l’esempio dell’energia, Rocca ha ricordato che la «Spagna si trova dal lato fortunato, grazie ad aver investito molto sull’energia alternativa, inoltre ha dei rigassificatori e li usa al 26% della sua capacità» e in questo quadro, «una delle prime risposte europee è l’integrazione delle reti».
Un cenno economico finale: il gruppo Techint, creato nel secolo scorso da Agostino Rocca attorno alla siderurgia e ai servizi di progettazione tecnologica e di ingegneria, oggi coordina attività diversificate soprattutto in Europa, Stati Uniti e Sud America con marchi come Tenaris, l’acciaieria storica di Dalmine (Bergamo), gli ospedali dell’Humanitas, con un giro d’affari conmplessivo di 30 miliardi e 70mila addetti nel mondo.
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