IL MINISTRO ANNUNCIA CENSIMENTO

Rom, riparte la guerra di Salvini. Ma le armi del Viminale sono spuntate

Il ministro dell’Interno annuncia una lettera ai titolari delle prefetture per avere «un quadro aggiornato e in tempo reale delle presenze nei campi abusivi o teoricamente regolari». Nonostante sgomberi e ruspe, il problema si trascina da anni

di Marco Ludovico

3' di lettura

Rispunta il censimento dei rom, ripartono le polemiche, è legna da ardere nel fuoco politico tra Lega e M5S. Il tema è vecchio, irrisolto: mai viste soluzioni efficaci. Devono, per forza, trovare una sintesi tra diritti umani, garanzie di sicurezza e di sanità, principi costituzionali, tutela dei territori contigui agli insediamenti contro reati e illegalità, equilibri sociali sempre sul rischio di esplodere. Un rebus, anzi un enigma.

Guarda il video - Roma, tensioni a Casal Bruciato. Casapound contro i rom

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La mossa di Salvini
Fin dal suo approdo al Viminale il leader della Lega non ha mancato di farsi riprendere alla guida di una ruspa: simbolo, nella sua comunicazione, di un’azione definitiva per spazzare insediamenti abusivi e presenze di nomadi con una fedina penale sterminata. Adesso il ministro dell’Interno rilancia un’intenzione già avanzata mesi fa: il censimento. «Dopo l’ennesimo episodio di violenza - afferma - , l’ultimo si è verificato ieri con un incendio doloso in zona ospedale a Lamezia Terme, lunedì scriverò a tutti i prefetti per avere un quadro dettagliato e aggiornato in tempo reale delle presenze rom nei campi abusivi o teoricamente “regolari” per procedere, come da programma, a chiusure, sgomberi, allontanamento e ripristino della legalità».Azione ad alto rischio perché, soprattutto se si tratta di cittadini comunitari, si trasforma in una schedatura a tutti gli effetti. Ipotesi in realtà già esclusa da Salvini un anno fa dopo un diluvio di polemiche.

Ci provò Berlusconi nel 2008
Siccome il tema, appunto, paga sul piano politico, undici anni fa l’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, con il ministro dell’Interno Roberto Maroni, dichiararono al termine di un consiglio dei ministri lo “stato di emergenza” per i nomadi. E nominarono commissari i prefetti di Roma, Napoli e Milano, rispettivamente Giuseppe Pecoraro – sostituì Carlo Mosca, in dissenso con la scelta di governo – Alessandro Pansa e Gian Valerio Lombardi. Si aggiunsero poi anche Torino e Venezia.

“Emergenza rom” bocciata da Tar e Consiglio di Stato
I prefetti si mossero secondo le proprie scelte: nella polemica sull’opportunità e legittimità di prendere le impronte digitali, Pecoraro decise di farlo d’intesa con la Croce Rossa e solo su scelta volontaria dell’interessato. Alla fine la proclamata “emergenza rom” fu dichiarata illegittima un anno dopo, dal Tar e poi dal Consiglio di Stato su ricorso dell’European Roma Rights Centre Foundation.

I roghi di pneumatici e il rischio diossina
Una delle azioni a più alto impatto di visibilità e di conflittualità con il territorio riguarda gli incendi dolosi di gomme di auto e camion: sono accaduti anche ieri, a Roma sud e a Lamezia Terme in Calabria. Scatenano reazioni furiose tra gli abitanti, sembrano un problema privo di soluzioni. Del resto anche le presenze di ladruncole nelle metropolitane romane si vedono da anni senza un apparente cambio di situazione. Ma quello dei rom non è certo solo un tema di ordine e sicurezza pubblica come racconta Salvini.

Un problema sanitario, scolastico, economico
Se il censimento o, meglio, una ricognizione delle presenze serve a conoscere soggetti a rischio di legalità e distinguerli dal resto dei nomadi – alcuni, tra l’altro, davvero transitano per poco tempo nei territori; altri diventano stanziali – le questioni gravi sono le condizioni di vivibilità negli insediamenti.

I minori, i più a rischio
La scolarità a rischio dei minori. Le possibilità di integrazione in tutti i casi possibili. Un lavoro, perché no. Carlo Mosca nel 2008 al Sole24Ore dichiarò: «Si può cominciare perfino facendo gli sciuscià davanti ai supermercati». E Pecoraro oggi raccomanda: «Si deve partire dai bambini, la loro presenza continua a scuola. Lì c’è un pezzo di integrazione reale, fertile. Compatibile con le questioni di sicurezza, altrettanto importanti».

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