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Roma, prosegue il mecenatismo di Bulgari: apre al pubblico per la prima volta un nuovo sito archeologico

Dopo due anni di lavori (da un milione di euro) e a quasi un secolo dalla sua scoperta, è finalmente fruibile l’Area Sacra di Largo Argentina. Il ceo Babin: «Stiamo identificando nuovi progetti per sostenere il patrimonio della nostra città»

di Chiara Beghelli

3' di lettura

Una delle aree archeologiche più importanti di Roma, scoperta quasi 100 anni fa ma mai resa fruibile al pubblico, apre finalmente le sue porte: si tratta dell’Area Sacra di Largo Argentina, che custodisce alcuni dei templi e dei luoghi più significativi della storia antica della città, come la Curia di Pompeo dove Giulio Cesare venne assassinato nel 44 a.C.. Rinvenuta durante il riassetto urbanistico del quartiere tra il 1926 e il 1929, finora era visibile solo dall’esterno e da un’altezza di circa cinque metri, il livello della città contemporanea. Ma due anni di lavori, finanziati con un milione di euro da Bulgari, hanno portato alla sua attesa apertura. Ora quei monumenti si possono vedere da vicino, e con passerelle che li rendono accessibili anche a persone con disabilità.

Il progetto ha origine quasi 10 anni fa: è il 2014, infatti, quando Jean-Christophe Babin, da poco arrivato a Roma come nuovo amministratore delegato dello storico marchio di gioielleria, annuncia che Bulgari finanzierà il restauro della Scalinata di Trinità dei Monti, a poca distanza dalla storica boutique di via Condotti 10, con 1,5 milioni di euro. Cinque anni dopo, la maison si accorda con Roma Capitale per finanziare anche il restauro dell’Area Sacra di Largo Argentina con 500mila euro, ai quali si aggiungono i 485mila circa residui del progetto precedente. Un totale, dunque, di un milione di euro, con cui il cantiere si avvia nel 2021, terminata la fase più grave della pandemia di Covid19.

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Del nuovo sito fa parte anche un’area musealizzata con reperti rinvenuti durante gli scavi, fra cui spicca una magnifica testa di divinità femminile in marmo pario, forse la dea Feronia, alla quale era dedicato uno dei quattro templi oggi visibili. Particolarmente emozionante l’allestimento che valorizza le due pavimentazioni successive dell’area, entrambe perfettamente visibili: quella più bassa, in tufo, risale all’epoca repubblicana, ed è quella che calpestò Cesare nel giorno delle Idi di Marzo. Sopra, le lastre di marmo travertino con cui l’imperatore Domiziano volle rivestire l’area dopo il terribile incendio che nell’80 distrusse gran parte dei suoi monumenti, nonchè l’antichissimo tempio di Giove Capitolino.

Da sinistra, Claudio Parisi Presicce, Roberto Gualtieri, Jean-Christophe Babin e Miguel Gotor

«Una volta di più dimostriamo l’importanza che per Bulgari ha la sua città, Roma - ha detto il ceo Babin inaugurando il sito insieme al sindaco di Roma Roberto Gualtieri e al Sovrintendente Claudio Parisi Presicce -, dopo i progetti dedicati ai mosaici delle terme di Caracalla, la Scalinata di Trinità dei Monti e al più recente, l’illuminazione dell’Ara Pacis». Quest’ultimo monumento si trova peraltro in prossimità del nuovo hotel che il marchio ha appena inaugurato in città, e dove il legame con la storia e l’arte della città è particolarmente visibile, sia attraverso i marmi della Collezione Torlonia (di cui Bulgari ha finanziato il restauro nel 2017) che si alterneranno al piano terra, sia con la Biblioteca con volumi dedicati alla città e aperta al pubblico.

«Roma ha sempre ispirato la nostra creatività, e il 98% di quello che produciamo è destinato all’export - ha aggiunto Babin -: per noi dunque questo è un modo per restituire alla città parte di ciò che da quasi 140 anni ci dona (Bulgari è stata fondata nel 1884, ndr). E stiamo già valutando nuovi interventi da finanziare per sostenere il suo immenso patrimonio». Intanto, nella storica boutique di via Condotti, fino a settembre sarà possibile visitare il nuovo allestimento dell’area DomusAurea, dedicata ai tesori degli archivi della maison, con sautoir, collier, spille e bracciali ispirati ai monumenti e ai luoghi simbolo della Città Eterna.

Collana in diamanti e platino del 1938 ispirata alla Scalinata di Trinità dei Monti

Molti marchi della moda e del lusso hanno donato nel tempo dei fondi per la città: Laura Biagiotti, per esempio, ha di recente presentato il termine dei lavori restauro per la Fontana della Dea Roma in piazza del Campidoglio, la stessa piazza dove nel 1994 finanziò il restauro della Scala Cordonata e delle statue dei due Dioscuri. Fendi nel 2013 ha firmato il progetto Fendi for Fountains, che ha riportato al loro splendore quattro fontane della città, e ha finanziato con 2,5 milioni di euro il restauro dell’area archeologica del tempio di Venere e Roma, riaperto nel 2022. Al 2011 risale il finanziamento dei lavori per il restauro del Colosseo finanziati con ben 25 milioni di euro dal gruppo Tod’s e di cui nel 2021 si è chiusa la terza fase. Ancora: in occasione della sfilata della sua collezione Cruise 2020 Gucci aveva finanziato con 1,6 milioni di euro il cantiere per la valorizzazione dei giardini belvedere della villa Tarpea e del colle Capitolino.

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