Roma, i revisori bocciano il bilancio consolidato. «Non è veritiero»
di Manuela Perrone
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«L’Organo di revisione, per i rilievi, le criticità e le osservazioni espresse nella presente relazione (...) non ritiene che le risultanze esposte in bilancio rappresentino in modo veritiero e corretto la reale consistenza economico, patrimoniale e finanziaria del Gruppo Amministrazione pubblica di Roma Capitale». Sono queste le conclusioni dei revisori dell’Oref, che hanno espresso parere non favorevole sul bilancio consolidato approvato dalla Giunta Raggi il 22 settembre, ora all’esame dell’assemblea capitolina. È la seconda bocciatura clamorosa, dopo quella del bilancio previsionale 2017 di dicembre che costrinse l’amministrazione grillina a rivederlo in fretta e furia il 22 settembre.
Aula approva a maggioranza il bilancio malgrado bocciatura
Ma la giunta Raggi non ci sta e va avanti. In serata l’assemblea capitolina ha approvato a maggioranza il documento, che include anche i conti di Atac e Ama. Con l’abbattimento di emendamenti e odg presentati da Fdi, il M5S ha dunque varatoo la delibera nei tempi prefissati. Il Pd dopo il parere negativo dell’Oref ha deciso di non presentare gli emendamenti preparati.
M5s: membri Oref si dimettano. La presidente: a breve chiarezza su accuse
Intanto, dopo la bocciatura, è montata la polemica. «Se i membri dell’Oref hanno intenzione di fare politica sarebbe corretto che si dimettessero da un ruolo che invece deve essere necessariamente terzo». Così Laura Castelli, deputata M5s che, a proposito della presidente dell’organo, Federica Tiezzi, dice: «ci risulta che sia indagata per bancarotta fraudolenta, notizia rivelata dalla stampa e mai smentita». Anche «un altro membro, Marco Raponi - aggiunge - risulta imputato sempre per bancarotta fraudolenta». Di qui la conclusione: «Fatta salva la presunzione di innocenza farebbero bene a dimettersi». A stretto giro la replica di Tiezzi: «I reati di cui mi si accusa si tratta di situazioni che verranno a breve chiarite e in cui mi ritrovo coinvolta senza alcun fondamento. Sono certa che verrà tutto chiarito a breve».
La “tegola” del disallineamento da 293 milioni
Il consolidato all’esame dell’Oref registra i risultati economico-patrimoniali complessivi dell’amministrazione e delle sue principali società partecipate, Ama e Atac (avviata al concordato preventivo in continuità), al 31 dicembre 2016. Il conto economico si è chiuso con un risultato positivo di circa 64,5 milioni, ma pesano oltre 293 milioni di euro di rettifiche di consolidamento imputabili alle società, ovvero alla mancata riconciliazione delle partite debitorie e creditorie reciproche tra Roma Capitale e le aziende. Lo stato patrimoniale si è chiuso con un patrimonio netto di 9,1 milioni, sul quale (anche qui) incidono rettifiche da consolidamento per oltre 90 milioni. Sul disallineamento già a fine agosto la presidente dell’Oref, Federica Tiezzi, aveva lanciato l’allarme in un’intervista al Messaggero: «La legge parla chiaro: nel bilancio consolidato non possono esserci contenziosi in atto tra il Comune e le sue partecipate. Invece oggi il Campidoglio ha ancora oltre 250 milioni di euro di crediti non riconosciuti verso le società che controlla al 100%. Sono nodi che vanno sciolti prima di approvare la manovra. Altrimenti il Comune rischia il commissariamento». La partita si intreccia con quella del concordato Atac: se il Comune dovesse essere costretto a svalutare i 429 milioni di crediti che vanta verso Atac (il cui pagamento era stato rinviato al 2019), l’impatto sul bilancio potrebbe essere pesantissimo.
L’assessore Lemmetti: parere non vincolante
La reazione del Campidoglio è stata netta. «Il parere non è vincolante, si va in Aula», ha commentato l’assessore al Bilancio Gianni Lemmetti. L’intento è approvare comunque il consolidato entro domani per rispettare il termine di legge del 30 settembre. D’altronde Lemmetti, presentando il consolidato, aveva messo le mani avanti: «Le operazioni di riconciliazione tra debiti e crediti reciproci hanno evidenziato alcune criticità fisiologiche, trattandosi del primo bilancio consolidato. Gli uffici hanno svolto un grandissimo per superare i disallineamenti: un lavoro che va avanti e che in futuro renderà più agevole l’approvazione dei bilanci, anche per le stesse società». Si confidava, dunque, nell’effetto “prima volta”, ma anche, per l’avvenire, nelle auspicate conseguenze del piano di razionalizzazione delle partecipate. Per l’Oref non sono giustificazioni accettabili.
Se si sforano i termini scatta il blocco delle assunzioni
Ma che cosa accadrebbe se il consolidato non venisse approvato entro domani? Non si rischia il commissariamento, come nel caso di mancato varo dei bilanci e dei rendiconti. L’articolo 9, comma 1-quinquies, del Dl 113/2016 convertito nella legge 160/2016, prevede infatti che «in caso di mancato rispetto dei termini previsti» scatta il blocco delle assunzioni di personale a qualsiasi titolo, con qualsivoglia tipologia contrattuale, ivi compresi i rapporti di collaborazione coordinata e continuativa e di somministrazione, anche con riferimento ai processi di stabilizzazione in atto, fino a quando non si adempia all’obbligo. È inoltre vietato stipulare contratti di servizio con soggetti privati «che si configurino come elusivi della disposizione del precedente periodo».
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