Romney, Powell, Bush e gli altri: tra i repubblicani cresce il dissenso
In vista anche un gruppo di conservatori per Biden. Mentre il presidente, in calo nei sondaggi, attacca Powell come “sopravvalutato”
di Marco Valsania
2' di lettura
Per Mitt Romney, senatore repubblicano dello Utah, il gesto si è consumato in pubblico: la sua rottura con Donald Trump è avvenuta in strada, dove ha marciato con i manifestanti contro il razzismo, la violenza della polizia e le profonde ingiustizie sociali. Fianco a fianco, cioè, con un movimento che il presidente ha apostrofato come terrorista e contro il quale aveva minacciato l’intervento dell’esercito.
Romney in piazza
Romney - che ha spiegato la sua partecipazione adottando lo slogan dei dimostranti Black Lives Matter, la vita degli afroamericani conta - non è il solo conservatore ad abbandonare la Casa Bianca. Se non è un esodo, è una fuga di influenti leader. Ci sono alcuni senatori e un ex presidente; un ex candidato alla Casa Bianca; la vedova d’un eroe militare e politico; i leader del partito di un tempo; un ex segretario di Stato. Ci sono, cioè, Lisa Murkowski dell’Alaska accanto a Romney, George W. Bush e suo fratello Jeb; la moglie dello scomparso John McCain, Cindy; John Boehner e Paul Ryan, che furono speakers della Camera; e il generale Colin Powell che guidò Foggy Bottom.
Powell, il presidente “mente”
Si smarcano con dei distinguo. Powell, che aveva già sostenuto sia Barack Obama che Hillary Clinton, ha accusato Trump di “mentire” e essere un pericolo per il Paese e la Costituzione. Alle presidenziali di novembre voterà per il candidato democratico Joe Biden. Trump via tweet ha replicato che Powell è un generale “sopravvalutato”. Un voto a Biden potrebbe arrivare da Cindy McCain. George W. Bush, assieme a Romney, ha fatto sapere che quantomeno non sosterrà Trump. Jeb Bush si dice incerto, come Boehner e Ryan; così Murkowski, che ha però sottoscritto un duro j’accuse a Trump da parte del suo ex segretario alla Difesa James Mattis. Anche l’ex capo dei servizi segreti, Dan Coats, si rifiuta di appoggiarlo. E numerosi ex alti ufficiali, tradizionalmente prudenti, si sono a loro volta schierati contro Trump.
Sondaggi che preoccupano
A sfilarsi cominciano a esserci poi esponenti di meno alto profilo: il deputato della Florida Francis Rooney potrebbe per la prima volta votare democratico. E disagio serpeggia tra chi non si espone: un anonimo senatore repubblicano in carica, che ufficialmente sostiene il presidente, ha svelato al New York Times di auspicare un successo di Biden purchè i conservatori tengano la maggioranza alla Camera Alta. Lo spettro è che la caduta di Trump nei sondaggi – adesso 14 punti sotto Biden per Cnn, 7,8 nella media dei sondaggi – travolga l’intero partito.
Una coalizione di repubblicani per Biden?
Forte del dissenso fra i conservatori, Biden intende dar vita a una coalizione di “Repubblicani per Biden”. Gran parte degli esponenti del partito resta fedele al presidente, come lo zoccolo duro della base. Ma le crepe hanno connotati più esplosivi delle defezioni da Trump dei moderati quattro anni or sono. Lo strappo significa sfidare un presidente al potere. Ed essere pronti, pur di sconfiggerlo, a sacrificare un’agenda conservatrice in marcia, da nomine nella magistratura a sgravi fiscali e deregulation.
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