Rompe l’incisivo all’amichetto con la fionda? Genitori condannati per lesioni
Per l’omesso controllo padre e madre rispondono in prima persona del reato commesso dal figlio minore lasciato libero di giocare con chiodi e biglie
di Patrizia Maciocchi
I punti chiave
2' di lettura
Condannati per lesioni i genitori il cui figlio, mentre gioca in casa con gli amichetti, ne ferisce uno con la fionda “caricata” con biglie e chiodi. Il padre e la madre del minore rispondono, infatti, in prima persona, per omesso controllo sul minore. La Cassazione respinge così il ricorso della coppia contro la condanna per lesioni colpose. Per la suprema corte la dinamica dei fatti giustifica la decisione adottata. Il minore aveva ospitato nella sua casa dei coetanei, preparando per loro un’accoglienza non proprio innocua. Il bambino, “armato” di una mazzafionda lanciava, infatti, contro i suoi amici, pietre, biglie e oggetti contundenti di vario tipo, tra questi un chiodo che aveva spezzato l’incisivo di un piccolo invitato, procurato una frattura e tagliato il labbro.
La negligenza
La prognosi in ospedale di 15 giorni aveva giustificato la condanna di padre madre, che, accolti i bambini, li avevano lasciati liberi di giocare senza verificare il tipo di passatempo scelto dal loro figlio. Soltanto la prova di non avere potuto impedire il fatto, malgrado il diligente esercizio della sorveglianza impiegata, avrebbe potuto salvare i ricorrenti ma, nel caso esaminato, non è stata fornita. Per la Cassazione i due «in cooperazione tra di loro, per negligenza, consistita nell’omettere di prestare adeguata assistenza al figlio minore( omissis) avevano procurato lesioni personali colpose ad (omissis)) . Una responsabilità diretta nel fatto che aveva comportato anche la condanna a risarcire i danni in favore della piccola vittima.
La cattiva educazione
In un suo precedente la Suprema corte (sentenza 13412/2017) aveva affermato solo la responsabilità civile dei genitori, condannati a pagare oltre 170 mila, perché il loro figlio aveva colpito ad un occhio, con un legno, il suo amico mentre giocava nel cortile di casa. Per la Corte, infatti, la responsabilità dei genitori c’è anche quando il bambino non è fisicamente sotto la loro stretta sorveglianza. E sta nel fatto di non averlo correttamente educato.
- Argomenti
- Cassazione
- condanna
loading...