RossoPiccante, nuovo modello per la suinicoltura sostenibile
Al via un progetto di filiera tracciabile per la produzione di salumi del Sannio basato sulla tradizionale Salsiccia di Castelpoto
di Rosaria Sica
4' di lettura
In un momento di grande attenzione verso modelli di produzione che promuovono il rispetto per l’ambiente, per la biodiversità e per il benessere animale, nasce un nuovo modello innovativo di suinicoltura, il progetto RossoPiccante, che si propone di promuovere un progetto sostenibile di suinicoltura estensiva, supportato da e tecnologie digitali di monitoraggio ambientale.
«Il progetto RossoPiccante – afferma Francesco Nardone, responsabile delle relazioni istituzionali di Futuridea, ente di ricerca e divulgazione scientifica impegnato in molteplici progetti dedicati ad ambiente, hi tech, agricoltura di precisione e innovazione sociale – è estremamente importante per l’intero territorio perché, oltre a definire un nuovo modello di suinicoltura nel Sannio, esprime tutto il valore della terra nell’era dell’insostenibilità e può diventare in futuro un vero e proprio modello nazionale. I prodotti tipici e i relativi modelli di produzione, distribuzione e consumo, sono il tema fondamentale su cui si gioca il destino del pianeta, in termini etici, ambientali, economici, sociali. I paesaggi rurali stanno cambiando anche per i noti fenomeni di impoverimento, abbandono e desertificazione sociale. Basti pensare che, dal 2010 al 2020, la Campania ha perso il 4,5% del suolo agrario utilizzato e della superficie agricola territoriale. Dobbiamo fare sistema e definire un nuovo paradigma per produrre cibo sano, come la salsiccia di Castelpoto, esaltare le specificità territoriali, favorire la biodiversità e rispettare le preziose risorse naturali, utilizzando innovazione e ricerca come supporto a un nuovo modello di allevamento e produzione».
Una sfida ambiziosa che parte dal Sannio e si basa sulla conoscenza degli impatti derivanti dagli allevamenti zootecnici, che destano sempre più interesse da parte degli organi di controllo e dei consumatori, attenti soprattutto alla salvaguardia ambientale e al benessere animale. Due aspetti che non devono essere considerati vincoli per limitare lo sviluppo della filiera produttiva ma, nel rispetto di queste condizioni, vere e proprie opportunità di rilancio della tradizione allevatoriale, con una suinicoltura estensiva che ha origini remote.
Un nuovo sistema di monitoraggio, dunque, che potrà confermare come gli antichi modelli di allevamento, con i loro aspetti storico-culturali che ancora oggi caratterizzano il processo produttivo e il prodotto della salsiccia di Castelpoto, sono quanto mai attuali e in linea con le norme vigenti in materia di sostenibilità ambientale, stato di salute degli animali e salubrità.
Alla fase di allevamento è seguita nei giorni scorsi la fase di produzione della prima salsiccia rossa che ha visto impegnate, in pieno spirito cooperativo, le tre imprese agricole partner: l’Azienda Agricola Campone Carmine, selezionata come sito unico per ospitare i suini, l’Azienda Agricola Tedino Giuseppe, presso la quale avviene la lavorazione della carne, e l’Azienda Agricola Masseria Maio. Il progetto, fortemente voluto dalla Confederazione Italiana Agricoltori di Benevento, prevede anche l'inserimento nella filiera di soggetti deboli, giovani svantaggiati e persone con disabilità.
«Il nostro processo produttivo è completamente tracciato – spiega Ettore Varricchio, docente di Qualità e tecniche delle produzioni alimentari dell'Università degli Studi del Sannio e responsabile scientifico del progetto – ed esprime tutte le qualità uniche della salsiccia rossa, anche come valore aggiunto per l'intera filiera. Il progetto RossoPiccante, difatti, rappresenta anche una importante occasione di studio volto ad approfondire le conoscenze sui contenuti nutrizionali e soprattutto funzionali della salsiccia. Vale a dire che vogliamo mettere a disposizione del consumatore attento tutte le informazioni relative alla specificità e unicità che caratterizzano il prodotto. Nello specifico, vogliamo sottolineare il potere antiossidante della salsiccia RossoPiccante che, grazie al modello allevatoriale e al processo di produzione, risulta migliorata in termini di molecole ad effetto benefico per il consumatore. Il rapporto di reciproca collaborazione venutosi a creare tra le imprese agricole coinvolte nel processo, è un altro importante risultato del progetto che, speriamo, permanga e si rafforzi nel tempo».
Proprio secondo l'antica ricetta tradizionale di Castelpoto, la salsiccia di RossoPiccante nasce dal prezioso connubio tra pezzi scelti di carne suina e aglio, sale, finocchietto, nonché la caratteristica polvere di papauli, un peperone rosso molto particolare della cultivar locale.I semi del peperone autoctono vengono tramandati da generazioni e custoditi in un semenzaio, riscaldato naturalmente dalla luce solare, per essere poi asciugati e piantati agli inizi di maggio. La raccolta del peperone avviene prima che sia divenuto del tutto rosso, in modo tale da consentirgli di “arrossare” successivamente alla sua infilatura con ago e filo nelle caratteristiche collane, che ancora oggi vengono appese sui balconi delle case, per lasciarle essiccare all'aria, rendendo il paesaggio del borgo sannita particolarmente suggestivo. Dopo circa 25 giorni di essiccazione all'aria della salsiccia, in un ambiente completamente naturale, la fase di produzione potrà dirsi definitivamente conclusa.
«Ma il nostro obiettivo è ancora più ambizioso. RossoPiccante vuole promuovere l'interessante integrazione tra la filiera zootecnica e quella agricola per la produzione di materie prime come il peperone, il caratteristico papaulo locale, l'aglio e altre spezie utili alla preparazione dell'impasto della salsiccia. Insomma – conclude Ettore Varricchio – il progetto si integra nelle strategie di sviluppo delle filiere agroalimentari che il GAL Taburno e la Regione Campania hanno avviato in sintonia con gli enti locali coinvolti».
Tra i numerosi soggetti coinvolti – oltre alla capofila del progetto, la Confederazione Italiana Agricoltori (Cia), e al team di ricerca dell'Università degli Studi del Sannio – i partner Futuridea, Cooperativa sociale onlus Oltre Le Mura, Associazione Agronomi e Forestali Senza Frontiere della Campania, Agrodigit, e Associazione Olivicoltori Sanniti Società Cooperativa Agricola.
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