Rota group inventa la macchina per lavorare il magnesio
di Laura Cavestri
2' di lettura
In natura è diffuso 6 volte di più dell’alluminio, pesa un terzo ed è molto più economico da estrarre. Si tratta del magnesio. Che però è meno usato perchè, ad oggi, non esistono veri e propri trattamenti industriali per evitare corrosioni e instabilità. La soluzione, ora, la propone Rota Group, una piccola impresa di Pozzo d’Adda – provincia di Milano – 60 dipendenti e 7 milioni di fatturato – nata da un laboratorio di lavorazioni galvaniche, opera, oggi, conto terzi, nella filiera dell’alluminio,soprattutto destinata al design e all’arredo.
I trattamenti di protezione del magnesio fino ad ora sperimentati – ha spiegato Antonio Rota, presidente e amministratore delegato di Rota Group – hanno costi elevati, alto dispendio energetico e performance basse. Anche nelle grandi imprese, questi trattamenti sono ancora svolti quasi solo in modalità “artigianale”. Il nostro progetto nasce in collaborazione con Henkel, abbiamo investito 10 milioni di euro in 4 anni in ricerca e messo a punto un processo di elettroceramificazione di leghe di alluminio e magnesio che - già testato in laboratorio – è ora pronto per passare alla produzione industriale. In pratica, abbiamo messo appunto un impianto che consente di rendere industriale il processo di protezione del magnesio».
Le applicazioni? Dai componenti per aeromobili, motori, automotive alle biciclette, dagli utensili alle attrezzature per la movimentazione dei material. Da Pc, Tv e cellulari alle applicazioni biomediche.
Il progetto – presentato a ottobre agli investitori internazionali della Fiera dell’Alluminio di Dusseldorf – prevede la costruzione di un primo impianto “pilota” sempre a Pozzo d’Adda. Un investimento tra 5 e 7 milioni di euro per circa 4mila metri quadrati. La posa della prima pietra è prevista a metà del 2019. L’impianto dovrebbe essere operativo nel 2020.
«Pensiamo – ha aggiunto il direttore generale, Gianluca Frigerio – che l’impianto possa essere replicabile in aree geografiche a basso costo del Kwh (ad esempio, regione del Golfo, Est europeo ecc…) attraverso 5 o 6 siti produttivi nei prossimi 5 anni, per un totale complessivo di investimenti di 30-35 milioni». L’impianto pilota avrà un consumo energetico in fase di picco di soli 3 megawatt, potendo produrre circa 500mila mq/anno di materia trattata, a costi comparabili con quelli attuali del mercato dell’ossidazione dura, con un processo a zero emissioni inquinanti. La tutela dell’impianto sarà affidata a un patto di riservatezza industriale tra Rota Group ed Henkel.
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