Rottamazione cartelle, allarme della Corte dei Conti: mancano versamenti per 9,6 miliardi
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La Corte dei Conti esprime «preoccupazioni» per il mancato versamento degli importi legati alla rottamazione delle cartelle, pari a 9,6 miliardi. Il presidente del Coordinamento delle Sezioni riunite in sede di controllo Ermanno Granelli ha indicato nella sua relazione sul Rendiconto generale dello Stato che «a fronte di un ammontare lordo complessivo di crediti rottamati di 31,3 miliardi, l’introito atteso ammonta a 17,8 miliardi. Di tale importo sono stati riscossi nei termini solo 6,5 miliardi, comprensivi degli interessi per pagamento rateale.
A tale somma deve aggiungersi la parte rateizzata ancora da riscuotere pari a 1,7 miliardi comprensivi di interessi. Pertanto dei 17,8 miliardi previsti in base alle istanze di definizione pervenute, 9,6 miliardi non sono stati riscossi e costituiscono omessi versamenti. Per una parte di queste posizioni debitorie si può affermare che l’istanza di rottamazione ha avuto essenzialmente finalità dilatorie rispetto all’espletamento delle procedure esecutive», ha aggiunto.
La Corte dei Conti parla anche di «verificato insuccesso dei tentativi di rilancio degli investimenti pubblici». Una questione citata tra i «fattori di incertezza» relativi al quadro «interno». Inoltre, sottolineano i magistrati contabili, «i più recenti indicatori sulla congiuntura internazionale e italiana sembrano riflettere» un «peggioramento del quadro generale». In particolare, si aggiunge, «sembra da osservare con attenzione l’evidente flessione delle nostre esportazioni».
Dalla procura generale della Corte dei conti arriva poi un’apertura sul reddito di cittadinanza, misura simbolo del Movimento 5 Stelle, inserito nel programma di governo stipulato con la Lega. «Al di là delle questioni di copertura della spesa - che il Parlamento sovrano risolverà al meglio nella sua saggezza - un diritto importante a sostegno delle fasce maggiormente colpite dalla recente prolungata crisi occupazionale. Un diritto che il Def ha voluto scevro da inutile e deleterio assistenzialismo, ancorato invece al mondo del lavoro; dunque un arricchimento con un nuovo diritto della cittadinanza, un significativo contributo a renderne partecipi anche le fasce di popolazione maggiormente in difficoltà».
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