Russia, la guerra ora «entra nelle nostre vite». Chi ha paura della chiamata alle armi
Se i sondaggi raccolti in questi mesi sottolineavano il sostegno all’operazione da parte di una maggioranza di russi, la prospettiva è cambiata con la mobilitazione
di Antonella Scott
3' di lettura
La parola «mobilitazione», che Vladimir Putin aveva voluto evitare fino all’ultimo, di colpo ha avvicinato la guerra in Ucraina alla vita quotidiana dei russi. Nessuno crede che il rischio di ritrovarsi a combattere al fronte riguardi solo i 300mila riservisti citati dal presidente russo, con esperienza di combattimento o comunque con competenze nell'uso delle armi. Se le perdite, si chiede la gente, sono quelle ammesse dalle autorità – meno di 6mila uomini – come mai c’è tanto bisogno di nuove forze?
La paura si diffonde e raggiunge chiunque, anche chi non ha ancora fatto servizio di leva, paura alimentata dai racconti di ragazzi che sarebbero stati costretti ad arruolarsi dopo essere stati arrestati alle prime manifestazioni di mercoledì 21 settembre. Alcuni vengono fermati per strada dalla polizia, che chiede i documenti e consegna a forza la temuta cartolina.
Cambio di prospettiva
Se i sondaggi raccolti in questi mesi sottolineavano il sostegno alla guerra da parte di una maggioranza di russi, la prospettiva è cambiata: l'annuncio della “mobilitazione parziale” ha avuto il potere di risvegliare le proteste che il regime era riuscito a soffocare.
Malgrado l'arresto di più di 1.300 persone, alcuni gruppi dell'opposizione hanno convocato nuove manifestazioni per il 24 settembre: «Meglio farsi arrestare che farsi fare il funerale», dice uno di questi gruppi, Vesna.
«Dallo schermo, la guerra ora entra nelle nostre vite»: non sono solo i giovani in età di leva ad avere paura, ma anche i loro genitori, o le spose. Ovunque si discute della possibilità e tempi di un'eventuale chiamata, con gli occhi a uno schema che individua le scadenze, le età coinvolte, i gradi.
Senza aspettare chiarimenti sulle modalità dei prossimi arruolamenti, molti cercano di lasciare la Russia prima che le porte si chiudano. Le destinazioni possibili per chi non ha un visto sono poche, e si riflettono sui prezzi dei biglietti aerei che diventano proibitivi.
Code alla frontiera
Mentre le guardie di frontiera di Finlandia e Georgia segnalano l'intensificarsi di code ai valichi di terra con la Russia.A differenza delle tre repubbliche baltiche e della Polonia, la Finlandia ha tenuto aperte le frontiere con la Russia pur irrigidendo le regole per il rilascio dei visti validi per l'area Schengen.
Sull'opportunità di accogliere i russi che non intendono combattere in Ucraina, i Ventisette sono divisi tra chi trova giusto accoglierli rapidamente, come la Germania, e chi frena: «Molti di loro – ha scritto su Twitter il ministro degli Esteri della Lettonia, Edgars Rinkevics – non hanno protestato quando si trattava solo di ucraini uccisi. Non è giusto considerarli obiettori di coscienza».
Al fronte, in Ucraina, si prepara una nuova emergenza: le amministrazioni costituite dagli occupanti organizzano in questi giorni i cosiddetti referendum che sanciranno l'annessione alla Russia delle regioni di Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia.
Come per rendere irreversibile l'occupazione: lo ha sottolineato l'ex presidente Dmitrij Medvedev, che ha fatto sapere che Mosca si riserva il diritto di ricorrere ad armi nucleari strategiche per proteggere proprio i nuovi territori «incorporati».
Scambio di prigionieri
Ma riguarda proprio le regioni ucraine sotto occupazione la notizia dello scambio di prigionieri che ha portato alla liberazione di 215 difensori di Mariupol – tra loro combattenti del battaglione Azov – a fronte di 55 russi. Volodymyr Zelensky ha ringraziato la mediazione del presidente turco Recep Tayyep Erdogan. In collegamento con l'Assemblea generale dell'Onu il presidente ucraino ha poi presentato un piano per mettere fine alla guerra. E qui, a New York, il segretario di Stato vaticano Pietro Parolin ha incontrato il ministro degli Esteri russo Serghej Lavrov: una conferma di contatti mai interrotti.
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