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Russia verso il rinnovo dell’intesa Onu sul grano ma solo per 60 giorni

Mosca riduce gli orizzonti temporali sul fronte del grano: non si opporrà al prolungamento dell’accordo che garantisce la sicurezza delle esportazioni ucraine da tre porti del Mar Nero, ma l’intesa resterà valida per soli due mesi

di Antonella Scott

Ucraina, Guterres: "Cruciale l'estensione dell'accordo sul grano"

3' di lettura

Mosca riduce gli orizzonti temporali sul fronte del grano: non si opporrà al prolungamento dell’accordo che garantisce la sicurezza delle esportazioni ucraine da tre porti del Mar Nero. E tuttavia l’intesa, mediata da Turchia e Nazioni Unite e in vigore dal luglio scorso, resterà valida per soli 60 giorni. Alla prima scadenza, in novembre, l’accordo tra russi e ucraini era stato prorogato per quattro mesi.

Dall’avvio dell’iniziativa, calcola l’Onu, dal Mar Nero è stato possibile esportare 24,1 milioni di tonnellate di grano e mais. È l’unico ambito in cui in questi mesi di guerra Mosca e Kiev hanno trovato un’intesa, per scongiurare una crisi globale e raffreddare i prezzi. Un accordo parallelo riguarda le esportazioni russe: ma ai colloqui di Ginevra Serghej Vershinin, viceministro russo degli Esteri, ha fatto notare che grano e fertilizzanti russi – sia pure esenti dalle sanzioni occidentali - continuano a imbattersi nelle restrizioni che regolano pagamenti, assicurazioni, trasporti. Mosca ha sempre insistito per vincolare il proprio via libera a un allentamento del regime sanzionatorio: «Le nostre prossime decisioni – ha detto Vershinin a Ginevra – dipenderanno da progressi tangibili nella normalizzazione delle nostre esportazioni agricole: non a parole ma nei fatti».

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L’adattamento dell’economia russa a una guerra che un commentatore, Maxim Trudoljubov, ha definito «il nuovo normale» per Vladimir Putin, sarà giovedì al centro del primo “faccia a faccia” tra il presidente e una delle principali espressioni del business nazionale: i dirigenti dell’Unione russa degli industriali e degli imprenditori (RSPP). Il loro precedente incontro risale al 24 febbraio 2022, poche ore dopo l’annuncio dell’intervento in Ucraina.

«Nel corso di quest’anno – diceva qualche settimana fa una fonte riportata dal quotidiano economico Vedomosti – il mondo del business ha visto accumularsi interrogativi che hanno bisogno di un dialogo diretto con il potere». Gli industriali sono un po’ come tra due fuochi: da una parte fanno fronte a sanzioni senza precedenti che limitano i canali finanziari e logistici, le possibilità di rifornimento per componenti e tecnologie, l’accesso ai mercati tradizionali. Dall’altra parte, lo Stato in cerca di risorse per finanziare lo sforzo bellico ha fatto capire che chiederà all’industria un contributo maggiore.

Si ipotizzano imposte “una tantum”, trasferimenti produttivi a sostegno dell’industria militare. In cambio, il Cremlino potrebbe accettare di alleggerire le pene previste per i reati economici. «Le sanzioni le abbiamo affrontate – spiegava su Vedomosti Anatolij Aksakov, membro del board di RSPP e presidente della commissione parlamentare per i mercati finanziari -, ora la questione più importante è come costruire il Paese nelle nuove condizioni».

Per Aksakov la svolta verso l’Asia e l’ingresso nella Federazione dei “nuovi territori” – le quattro regioni ucraine occupate parzialmente e già proclamate da Mosca terra russa – sono da considerare opportunità di sviluppo. E oggetto di celebrazione nei prossimi giorni, in cui Putin ricorderà probabilmente con enfasi il nono anniversario dell’annessione della Crimea. Sul campo di battaglia tuttavia la situazione è ben diversa dagli obiettivi iniziali del Cremlino. Il simbolo più drammatico dell’andamento della guerra in questi giorni è Bakhmut, città ormai distrutta e spaccata in due, con i russi a est e gli ucraini determinati a resistere sulla parte opposta.

Questo centro del Donbass è sempre stato considerato di scarso valore strategico, da un punto di vista militare, ma è divenuto determinante per i due avversari che in questo momento non riescono a registrare progressi altrove. Le forze ucraine attendono la fine del disgelo e l’arrivo dei carri armati britannici e tedeschi per lanciare una controffensiva. Sul campo russo le difficoltà di cui parla Evghenij Prigozhin, alla testa dei mercenari di Wagner, sono acutizzate dalle voci di un conflitto nel conflitto, con il ministero della Difesa russo che sfrutterebbe Bakhmut per indebolire Wagner e ridimensionare le ambizioni di Prigozhin al Cremlino.

Russi e ucraini si attribuiscono a vicenda perdite umane elevatissime: 1.100 i russi uccisi negli ultimi giorni, secondo il presidente ucraino Volodymyr Zelensky; più di 220 ucraini uccisi nelle ultime 24 ore, dicono i russi. Orrori che si aggiungono a quello dei bambini ucraini rapiti e mandati in “campi rieducativi” russi e agli attacchi deliberati dei russi contro infrastrutture civili ucraine. Crimini di guerra per i quali dopo mesi di indagini la Corte penale internazionale dell’Aja – di cui la Russia non fa parte – ha annunciato ieri l’apertura di due casi, con la richiesta di diversi mandati d’arresto per i responsabili. Si tratterebbe dei primi due casi dall’invasione dell’Ucraina.

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