Safia e gli altri rifugiati, dai corridoi umanitari al “passaporto” per il lavoro
Caritas italiana e Consorzio Communitas insieme a diversi partner, tra cui Fondazione Accenture, rilanciano Readyforit: premiati 40 studenti
di Cristina Casadei
2' di lettura
Caritas Italiana e Consorzio Communitas insieme a diversi partner strategici ha avviato il progetto pilota “EU-Passworld: labour pathways” , i cosiddetti corridoi lavorativi, finanziato da fondi AMIF, che ha consentito, l’arrivo, in maggio, in Italia dei primi rifugiati che verranno inseriti al lavoro nelle imprese che hanno aderito al progetto. Le loro storie sono molto numerose e complesse, come quella della giovanissima rifugiata afgana, Safia, che grazie alla collaborazione di Fondazione Italiana Accenture e al suo programma di formazione Readyforit (terza edizione), è arrivata lo scorso maggio in Italia con i corridoi lavorativi, ha potuto frequentare il corso in ciber security mentre era ospite in una safe house in Pakistan e lo ha concluso appena giunta in Italia.
Grazie a ReadyforIT oltre 40 studenti rifugiati e migranti che vivono già in Italia sono stati formati attraverso il corso online “IT Support & Cyber Security” con certificazione CISCO ed erogato da Academy Rapido da Marzo a Giugno 2023 all’interno del Programma ReadyforIT. Il corso è stato promosso da Fondazione Italiana Accenture ETS, Fondazione The Human Safety Net e Generali e con il supporto pro-bono di Accenture, Asystel, Fondazione Conad, Mail Boxes oltre che con la collaborazione di UNHCR Italia.
L’obiettivo del progetto è creare un ponte con il lavoro e fare sì che non vi sia quell’invecchiamento delle competenze che spesso allontana dal mercato del lavoro. Molti rifugiati in fuga dai propri Paesi di origine, sono infatti obbligati a fare affidamento su accoglienze di fortuna e lavori occasionali in cui vige la regola dello sfruttamento per poter sopravvivere, nonostante, spesso, siano portatori di competenze lavorative e qualifiche professionali. Nel tempo prolungato di permanenza in Paesi di primo asilo che non offrono reali possibilità di impiego, perdono le qualifiche e l’esperienza acquisita e si vedono costretti a prendere la decisione di spostarsi altrove. La mancanza di documenti, visti d’ingresso e permessi di lavoro necessari per muoversi legalmente, sono fonte di continua vulnerabilità, anche dovuta all’irregolarità in cui si trovano a dover affrontare i viaggi.
La comunità internazionale e l’Italia sono impegnate a livello globale per l’espansione di vie legali e sicure di ingresso per combattere il traffico che colpisce la popolazione rifugiata. Nella Dichiarazione di New York viene espresso l’impegno per la mobilità di lavoratori rifugiati anche incoraggiando l’impegno e l’azione del settore privato, con percorsi di formazione e inserimento professionale, di cui Readyforit è un esempio concreto.
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