Salari bassi, Cnel al lavoro su proposta ad ampio raggio
Il gruppo amplia l’infrastruttura a banda larga. Prosegue il progetto del cavo sottomarino. I rischi legati a concorrenza e frenata dell’economia
di Giorgio Pogliotti
I punti chiave
3' di lettura
Due mesi per individuare una soluzione sul rafforzamento dei salari, dopo un confronto ampio che coinvolga il Cnel, in modo da trovare le risposte nella sessione di Bilancio. Il timing indicato dalla premier Meloni al tavolo con le opposizioni coincide con quello fissato dalla Camera che, ad inizio agosto, ha rinviato di 60 giorni l’esame della proposta di legge delle opposizioni (tranne Iv) sull’introduzione del salario minimo legale di 9 euro lordi.
Scelte precedute dal coinvolgimento delle parti sociali
Un’indicazione della direzione di marcia è contenuta nella memoria depositata dal presidente del Cnel, Renato Brunetta, in commissione Lavoro alla Camera, nell’ambito di un’audizione informale, dove si ribadisce l’opportunità che su temi di cosi ampio rilievo le scelte dei decisori politici siano «precedute ed accompagnate da un significativo coinvolgimento delle parti sociali», che troverebbe la sua «sede naturale e costituzionale nel Cnel, quale casa dei corpi intermedi, delle parti sociali e del terzo settore». Del resto tutte le proposte di legge fanno riferimento al trattamento economico dei contratti (siglato dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative o più applicati, diffusi) e il Cnel dispone di tutti i dati sui minimi contrattuali dei principali Ccnl applicati in Italia.
Nell’archivio nazionale dei contratti, come evidenzia la memoria di 12 pagine, sono depositati 957 contratti collettivi, da anni si assiste alla proliferazione dei contratti firmati da organizzazioni di cui non è facile misurare la rappresentatività, anche se il 97% dei lavoratori sono coperti da contratti siglati da Cgil, Cisl e Uil. Uno strumento importante, per arginare il dumping dei contratti “pirata” che impatta negativamente sulla qualità della contrattazione collettiva, limitandone l’effettività, è rappresentato dal “Codice unico alfanumerico” identificativo dei Ccnl che viene attribuito dal Cnel in sede di acquisizione del contratto collettivo, utilizzato sia per le comunicazioni obbligatorie al ministero del Lavoro che per le denunce retributive mensili all’Inps. In questo modo si può abbinare ciascun Ccnl del settore privato alla “platea di riferimento”, sia in termini di lavoratori che di imprese.
Quasi la totalità dei contratti è sopra i 7-9 euro
Nel documento del Cnel la questione salariale in Italia viene affrontata in modo più ampio rispetto alla sola alternativa sull’opportunita o meno di introdurre un salario minimo legale. Viene sottolineato che la quasi totalità dei contratti si trova già al di sopra della soglia di 7-9 euro, prevista come minimo legale dalle recenti proposte di legge. Si evidenzia che nelle Pdl manca il riferimento a possibili soluzioni in grado di affrontare il problema dei bassi salari, dal lato della riforma fiscale e da quello della contrattazione ai vari livelli. Insieme ai bassi salari - il Cnel intende presentare una indagine conoscitiva sui minimi retributivi - va affrontato il tema del lavoro povero (il working poor può avere una retribuzione oraria superiore al salario minimo legale indicato dalle Pdl, ma se lavora 3 mesi l’anno o in part-time avrà un salario basso), insieme al tema delle retribuzioni medie strutturalmente più basse dei nostri competitor europei.
Tra le criticità i ritardi nel rinnovo dei contratti
Tutti temi su cui Cnel intende presentare una proposta condivisa, con l’obiettivo di rispondere in maniera strutturale, con soluzioni di medio e lungo periodo, alle criticità che ostacolano la crescita dei salari. Tra le criticità ci sono i ritardi nei rinnovi contrattuali (oltre il 50% dei dipendenti ha contratti scaduti da oltre 2 anni), aggravati dalla crescita esponenziale del costo della vita e dall’elevato cuneo fiscale, dall’impatto della precarietà. In un approccio più ampio alla questione salariale va affrontato anche il tema della bassa produttività nel nostro Paese che, a differenza di paesi quali Francia e Germania, è ferma da tempo. Tra le proposte, il rilancio della contrattazione decentrata, l’intervento sul welfare aziendale, forme di detassazione degli aumenti contrattuali, e di decontribuzione per le imprese che adottano forme di partecipazione dei lavoratori.
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