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Salario minimo: la maggioranza rinvia le votazioni fino al 29 settembre

La richiesta di sospensiva prevede che le votazioni sulla proposta di legge delle opposizioni sul salario minimo non inizino prima del prossimo 29 settembre

Salario minimo, Meloni apre a confronto con opposizioni

3' di lettura

La maggioranza ha presentato alla Camera una questione sospensiva perchè le votazioni sulla proposta di legge delle opposizioni sul salario minimo non inizino prima del prossimo 29 settembre. Sul testo è in corso oggi la discussione generale. Già questo, in casa dem, viene considerato come un buon risultato. Quasi una vittoria. Dopo giorni di tira e molla, la maggioranza ha infatti ritirato l’emendamento soppressivo sulla proposta di legge a prima firma di Giuseppe Conte.

Maggioranza, confronto senza strumentalizzazioni

«Da più parti sono stati messi in luce i rischi legati alla determinazione per legge della paga minima oraria» per quanto riguarda «il potenziale aumento del ricorso al lavoro nero». A questo si aggiungerebbe «il rischio del blocco della dinamica naturalmente espansiva della contrattazione collettiva». Tuttavia, «atteso che da un confronto parlamentare più approfondito e scevro da strumentalizzazioni ideologiche potrebbe consolidarsi l’opportunità di un intervento normativo volto al superamento dell’attuale situazione in cui versano alcuni settori del mercato del lavoro» si chiede di sospendere l’esame per un periodo di sessanta giorni». Così la maggioranza motiva la richiesta di sospensiva di 60 giorni, da sottoporre al voto della Camera (la prossima settimana, ndr), sull’esame della proposta di legge sul salario minimo. Il documento è firmato dai capigruppo Foti (FdI), Molinari (Lega), Barelli (Forza Italia), Lupi (Noi Moderati).

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La soddisfazione del Pd

In casa dem il rinvio viene considerato come un buon risultato. Quasi una vittoria. Dopo giorni di tira e molla, la maggioranza ha infatti ritirato l’emendamento soppressivo sulla proposta di legge a prima firma di Giuseppe Conte

La richiesta di Schlein di un faccia a faccia con Meloni

Prima di passare alle azioni concrete, i leader delle opposizioni vorrebbero incontrare la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Elly Schlein, segreteria del Partito democratico - incassando il rinvio -, si è detta disponibile a incontrare la premier già oggi, ma non si prevede alcun appuntamento in programma. Anche perché gli impegni di Meloni, volata a Washington per un bilaterale con il presidente Joe Biden, non rendono l’incontro possibile a stretto giro.

Lo scetticismo di Conte

Il leader del M5s Giuseppe Conte si augura l’apertura di una trattativa con la maggioranza anche se lamenta, fino ad ora, «un finto dialogo» mentre i 5 stelle questo tentativo di dialogo lo sta cercando da 4 mesi in Commissione lavoro. «Non c’è stata nessuna proposta da parte della maggioranza. Questo è un problema urgente, stiamo parlando di 4 milioni di lavoratrici e lavoratori che si spaccano la schiena dalla mattina alla sera per portare a casa un salario di 3-4 euro lordi l’ora».

Il dialogo avviato da Calenda

Con Carlo Calenda, numero uno di Azione, invece, si è un po’ più avanti. «Ho sentito Giorgia Meloni, ci vedremo la prossima settimana, ha detto il senatore del terzo polo spiegando che l’incontro con la presidente del Consiglio avverrà con spirito costruttivo, perché «bisogna mettere fine alle barricate sul salario minimo». Per Calenda, infatti, quello che si sta facendo è un lavoro teso a tenere agganciata la premier, ma anche le opposizioni, che naturalmente devono capire cosa si salverà e cosa no della proposta di legge presentata a metà giugno per salvaguardare tre milioni e mezzo di lavoratori poveri. Mentre l’ex ministro dello Sviluppo economico vede un’apertura da parte di Meloni sull’argomento, a pensarla diversamente è Arturo Scotto, deputato e capogruppo del Pd in commissione Lavoro.

Nessun passo indietro sulla retribuzione minima

Sulla retribuzione minima, il Pd non arretra, con il responsabile economico, Antonio Misiani che resta fermo sulla soglia dei 9 euro: «Sono una soglia adeguata, tenendo conto dell’inflazione che ha falcidiato il potere d’acquisto delle retribuzioni nel 2022-23». E se a settembre la proposta verrà bocciata, «raccoglieremo le firme e andremo nel Paese a spiegare le buone ragioni per le quali anche in Italia serve il salario minimo. E spiegheremo anche perché la destra, che a parole si dichiara a favore del popolo, quando bisogna scegliere sta dalla parte dei più forti».

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