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Pierre Fabre è il secondo maggior laboratorio di dermocosmesi al mondo e il secondo più grande gruppo farmaceutico in Francia con marchi come Eau Thermale Avène, Klorane, René Furtérer, Ducray, A-Derma e circa 9.600 dipendenti in tutto il mondo. L’86% del gruppo è di proprietà della Fondazione Pierre Fabre, una fondazione di interesse pubblico riconosciuta dal Governo francese, mentre il restante capitale è detenuto dai suoi collaboratori attraverso un piano di azionariato dei dipendenti. L’anno scorso ha investito più di 170 milioni di euro in ricerca e sviluppo con un fatturato 2,7 miliardi di cui il 69% proveniente dalle vendite internazionali in oltre 120 mercati tra i quali quello italiano.
«A 50 anni dal suo arrivo in Italia, festeggiati lo scorso marzo, il nostro Paese resta per il gruppo un mercato tra i più strategici, insieme a Francia, Cina, Germania e Spagna. Tra gli obiettivi dell’anno ci sono consolidare Pierre Fabre Dermocosmetic come uno dei principali player nella dermocosmesi con una crescita del fatturato superiore al 10% e raggiungere l’8% della quota di mercato», commenta David Felix Turilli, general manager di Pierre Fabre Italia.
Che aggiunge: «Vogliamo rafforzare il posizionamento medico dei brand attraverso una più forte collaborazione con i dermatologi e lo sviluppo di un approccio “patient centric” che ci permetterà di implementare progetti innovativi legati al percorso di cura del paziente in oncologia, ma anche iniziative legate al miglioramento della prevenzione».
A tal proposito il gruppo ha recentemente annunciato l’acquisizione di Même, marchio dermocosmetico dedicato alle persone che affrontano effetti spiacevoli dovuti alle terapie oncologiche con prodotti per il trattamento della pelle, del cuoio capelluto e delle unghie, realizzata con la collaborazione di alcuni oncologi e dermatologi.
L’impegno eco-socio ambientale è fondamentale per l’azienda francese che lavora per migliorare la comunicazione sull’origine naturale dei suoi ingredienti e il lancio di progetti innovativi come il Green Impact Index, uno strumento di misurazione trasparente e facilmente accessibile a tutti che riassume gli impatti di un prodotto cosmetico o healthcare sulla società e sull’ambiente attraverso l’attribuzione di un semplice punteggio: A, B, C o D.
Infine, conclude Turilli «per accompagnare al meglio l’evoluzione delle modalità di comunicazione e consumo continueremo a sviluppare il concetto di omnicanalità per soddisfare al meglio le aspettative dei nostri consumatori-pazienti. Questa strategia ci permetterà anche di rendere i nostri marchi più visibili, più moderni e più attraenti, garantendo al contempo una migliore disponibilità dei prodotti nei nostri canali di distribuzione». Tra gli obiettivi dell’azienda ci sono, infatti, la conquista di target più giovani e la prosecuzione del processo di digitalizzazione dell’intero gruppo.
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