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Disney, più ricavi ma calano gli abbonati nello streaming

Ricavi in aumento del 3,8% a 22,3 miliardi e perdite inferiori alle attese per 460 milioni. Ma Disney+ resta in rosso e aumenta i prezzi. Il Ceo Iger sotto pressione per nuove mosse

di Marco Valsania

(Reuters)

3' di lettura

Walt Disney chiude il terzo trimestre dell’esercizio fiscale, a fine giugno, con ricavi in aumento del 3,8% a 22,3 miliardi di dollari e una perdita di 460 milioni rispetto a profitti per 1,41 miliardi dello stesso periodo dello scorso anno. La perdita è stata legata anzitutto a oneri straordinari di ristrutturazione per 2,7 miliardi. Al netto degli oneri, gli utili per azione hanno battuto le attese, pari a 1,03 dollari contro 95 centesimi. Il titolo ha oscillato e poi guadagnato terreno, circa il 2%, nel dopo mercato. Ma i risultati hanno evidenziato soprattutto le sfide ancora aperte davanti al Ceo Bob Iger, tornato in sella per risanare e rilanciare il colosso di media e intrattenimento e che sta trovando filo da torcere.

“Abbiamo ancora lavoro da fare - ha detto Iger nel commentare la performance - Ma ho piena fiducia nella traettoria di lungo termine di Disney”. Iger, impegnato a ridurre i costi di 5,5 miliardi quest’anno, ha citato tre pilastri per la crescita futura: “Gli studi cinematografici, i parchi e lo streaming, legati inestricabilmente tra loro e ai nostri marchi”.

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Tra i punti di forza si sono sicuramente confermati i parchi tematici: i profitti di gestione delle divisione che comprende anche i prodotti retail sono aumentati dell’11% e le entrate sono salite del 13% a 8,3 miliardi. Forza è affiorata nei riaperti parchi in Cina, che ha compensato alcune frenate in patria. Per ora latitano invece i film - dove Disney è reduce da numerosi flop (The Little Mermaid e Elemental di Pixar) - e lo streaming appare un work in progress.

Di rilievo, oltretutto, la mancata menzioni da parte di Iger tra i punti di forza della travagliata Tv tradizionale. In gioco appaiono qui cessioni di quote e partnership strategiche. In particolare viene considerata la vendita di una quota di minoranza in quello che un tempo era un gioiello, il canale sportivo Espn, per aiutare nella distribuzione e nel contenuto. Espn eventualmente, ha annunciato Iger, diventerà puramente un servizio in streaming. Nelle scorse settimane Iger ha riportato a bordo due ex top executive di Disney, un tempo considerati suoi potenziali successori, come consulenti d’eccellenza per valutare le opzioni in particolare proprio per Espn: Kevin Mayer e Thomas Staggs. In un segno delle tensioni sono persino riaffiorate voci, considerate del tutto senza fondamento, di un eventuale merger dell’intera azienda con Apple.

I riflettori sono stati più che mai puntati sul risanamento dello streaming. Gli abbonati allo strategico servizio Disney+ sono calati del 7,4%, una flessione di 11,7 milioni, superiore al previsto, a 146,1 milioni. La ritirata è stata dovuta anzitutto all’India, dove la società ha perso i diritti per il cricket e il suo servizio Hotstar ha perso il 24% degli utenti. Senza l’India Disney+ ha guadagnato 800.000 abbonati nel mondo soffrendo tuttavia sul prezioso mercato domestico. Lo streaming ha complessivamente scavato ulteriori perdite per il gruppo, 512 milioni, anche se inferiori del 32% rispetto alle attese degli analisti. Il totale del passivo streaming dal debutto nel 2019 ha raggiunto gli undici miliardi di dollari. In risposta il colosso dei media.

La pressione a migliorare i conti ha spinto Disney a rispondere con un nuovo rincaro nello streaming : porterà il servizio senza pubblicità di Disney+ da ottobre a 14 dollari al mese da 8 dopo aver alzato il prezzo già a 11 dollari da 8 lo scorso dicembre. Hulu, altro streamer controllato per due terzi da Disney, costerà 18 dollari anzichè 15 senza pubblicità. Da settembre Disney offrirà anche un pacchetto Disney+ e Hulu privi di inserzioni assieme per 20 dollari. I rincari appaiono in linea con il leader del settore Netflix, il cui servizio base senza pubblicità oggi costa 15,49 dollari e che però punta oggi anzitutto sulla crescita della sua nuova offerta meno cara con inserzioni. Disney ha anche promesso lotta alla condivisione delle password, a sua vollta come già deciso da Netflix.

In affanno, evidente nei conti, è stato il business dalla Tv tradizionale. La divisione capitanata dai canali Espn nello sport e Abc hanno riportato utili operativi per 1,9 miliardi, in calo del 23 per cento. Per il segmento è il secondo trimestre consecutivo di bruschi declini. Sono diminuite le entrate pubblicitarie e gli ascoltatori di Abc e gli abbonamenti a Espn che ha risentito anche di rincari dei costi di programmazione sportiva. In queste ore Espn ha anche svelato un accordo da due miliardi con una società del gioco d’azzardo per cercare di rafforzare la sua presenza nel redditizio online gambling nello sport, lanciando Espn Bet, in attesa di un futuro soltanto in streaming.

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