Salone del Libro, le cinque cose da vedere oggi a Torino
di Lara Ricci
2' di lettura
«Il libro è solo una partitura, il lettore lo interpreta a modo suo. Senza il lettore il libro è lettera morta». Javier Cercas ha aperto il salone del libro di Torino con un elogio della sua platea, perché, come diceva Paul Valéry , non è l'autore ma il lettore a fare il capolavoro.
Lo scrittore spagnolo ospite della fiera piemontese fin dal 2002, quando fu tradotto il suo primo romanzo, ha poi tenuto una lezione sull'Europa e sull'eroismo della ragione.
1) Proprio di eroismo ha parlato questo pomeriggio Gabriele Nissim, ideatore e promotore della Prima Giornata Europea dei Giusti. E’ stato infatti protagonista della conferenza “essere giusti nel proprio tempo”.
2) Il regista Giuseppe Tornatore racconta invece la storia di “Leningrado”, il film che non c'è. Un lungometraggio epico che racconta i 900 giorni dell'assedio nazista a Leningrado che, nonostante anni di viaggi, indagini, ricerche d'archivio, incontri, interviste con testimoni, non è mai statoi realizzato. (Alle 16 in Sala Rossa con Enrico Deaglio e Elena Stancanelli).
3) Si parlerà probabilmente nuovamente di Europa durante la conferenza “la nuova arte della politica senza governo” alle 18.30 in sala Azzurra dove Gustavo Zagrebelsky dialoga con Alain Deneault autore di “Governance”. Argomento della conversazione sarà il nostro tempo, un tempo in cui la politica pare essersi mutata in “un'arte della gestione” in quanto tale, priva di ogni registro discorsivo e la “mediocrazia” è diventata l'orizzonte del ceto politico.
4) Cosa significa vivere di scrittura è il tema di cui discuteranno Michela Murgia, Sabina Fadel, Marcello Fois durante la conferenza Narrare per vivere alle 18.30 in Sala Rossa.
5) Da non perdere - questa sera alle 21, non al lingotto ma al Grattacielo Intesa San Paolo, corso Inghilterra 3 - l'incontro con lo storico Sergio Luzzatto, che dialoga con Corrado Augias a proposito del suo nuovo libro “I bambini di Moshe. Gli orfani della shoah e la nascita di Israele” che racconta l'avventura di un numero sorprendente di bambini ebrei scampati alla Soluzione finale e rifugiatisi nell'Italia della Liberazione: circa settecento giovanissimi polacchi, ungheresi, russi, romeni. Profughi dopo il 1945 tra le montagne di Selvino, nella bergamasca, dove Moshe Zeiri, ebreo galiziano li ha accolti e guidati affinché potessero rinascere come cittadini del nuovo Israele.
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