Salute mentale al lavoro: perché le aziende dovrebbero impegnarsi a promuoverla
Le molte analisi sviluppate post Covid-19 hanno evidenziato l'aumento del livello di stress tra le emozioni più frequentemente vissute dai dipendenti al lavoro. Ecco alcune strategie per superarle
di Francesca Contardi *
4' di lettura
Il mese di maggio negli Usa è stato dedicato al Mental Health. In questo periodo non sono mancate iniziative per portare all'attenzione delle persone l'importanza di tutelare la propria salute mentale e per far capire che questi sono problemi che, potenzialmente, possono riguardare tutti noi.
La salute mentale soprattutto in ambito lavorativo ha acquisito sempre più importanza, in particolare dopo il lungo periodo di isolamento che tutti abbiamo vissuto a causa del Covid-19. L'impatto e la sofferenza che molti di noi si portano dietro ha reso questo argomento sempre più attuale e presente sul tavolo dei direttori del personale. In particolare, le molte analisi di clima sviluppate post Covid-19 hanno evidenziato l'aumento del livello di stress tra le emozioni più frequentemente vissute dai dipendenti al lavoro.
Stress e salute mentale
Lo stress viene considerato uno dei fattori che possono contribuire allo sviluppo di problemi legati alla salute mentale. Ma come affrontare questo argomento così delicato soprattutto in ambito lavorativo per rendere la permanenza in ufficio – in presenza o da remoto – meno stressante?
Da quello che sto vedendo qui negli Usa non esiste ancora una ricetta perfetta, ma quello che sicuramente emerge è un maggiore coinvolgimento dei dipendenti nella ricerca di soluzioni che possano dare un po' di sollievo. Ho visto e seguito la nascita dei Culture Comitee, ovvero team di dipendenti che spontaneamente si offrono di occuparsi della cultura aziendale e anche dello spirito dei vari team in svariati modi: dall'organizzazione di eventi aziendali (ludici o meno) alla scelta di progetti di beneficenza a cui aderire, dalle riflessioni per essere sempre più inclusivi (in termini di genere, cultura o neurodiversity) alle iniziative di sensibilizzazione legate al tema del Mental Health. E con grande sorpresa, mentre mi sarei aspettata una richiesta di investimenti in attività costose, le soluzioni proposte sono spesso piuttosto semplici e pratiche.
Soluzioni possibili
Una di quelle che mi ha colpita di più, ad esempio, è l'invio quotidiano di frasi, immagini o idee che possano regalare un momento piacevole a chi legge. Un gruppo di 5 dipendenti si è preso il compito di occuparsi di questo invio per ciascuna settimana del mese. E devo dire che ognuno ha messo del suo nel cercare cosa potesse avere un impatto positivo sugli altri. Molte di queste e-mail hanno avuto un impatto positivo anche sulle mie giornate e mi hanno dato spunti utili legati ad applicazioni per dormire meglio o per fare qualche minuto di mindfulness.
Un'altra idea a mio parere molto interessante, inoltre, è stata la lavagna della gratitudine, un foglio bianco con dei post-it e dei pennarelli dove chiunque può scrivere il suo apprezzamento per un collega: dal gesto di supporto lavorativo, al sorriso o al caffè portato in ufficio. Ogni giorno qualcuno spende pochi secondi per ringraziare un collega che, sicuramente, potrà beneficiare di questo momento di riconoscimento “pubblico”. Nel giro di pochissimo tempo, poi, la lavagna si è evoluta: sono comparsi disegni da colorare che sono stati apprezzatissimi da molti colleghi.
Accanto alla salute mentale, i Culture Comitee hanno proposto una serie di attività che potessero dare una mano anche al fisico come ad esempio una camminata di circa un'ora insieme nel corso della giornata. Si tratta di soluzioni davvero semplici, ma che sembrano avere un grande impatto sui dipendenti e che aiutano ad avere un momento di relax e di pausa dai problemi lavorativi o personali di tutti i giorni.
Il ruolo dello psicologo
A queste soluzioni, ovviamente, vanno affiancate iniziative più strutturate – che alcune aziende multinazionali hanno iniziato ad offrire alle proprie risorse – indispensabili per fornire un supporto psicologico professionale e qualificato. Ricordo ancora bene quando una multinazionale tedesca ha lanciato in Italia, subito dopo il Coronavirus, un supporto gratuito mettendo a disposizione uno psicologo. Le richieste, nell'arco di 72 ore, sono state così alte che si è deciso di introdurre un secondo specialista.
Supporto psicologico, ore di coaching, progetti di mentoring interno sono tutti strumenti assolutamente molto utili per allentare la pressione e lo stress che i dipendenti soffrono in questo periodo di cambiamenti. Alcuni, come il mentoring interno, sono più facili da implementare di quanto si pensi: tutte le aziende hanno seniority importanti che sono pronte a supportare ed aiutare le risorse più giovani, affiancandole nel loro percorso di crescita, aiutandole a sbrogliare problemi professionali o ad allentare la tensione lavorativa grazie alla loro esperienza. Avere un confronto tra generazioni diverse, inoltre, può fornire momenti di riflessione preziosi che, magari, si rivelano utili in entrambi i sensi.
Coaching per manager
Le sessioni di coaching, invece, sono fondamentali anche per i livelli executive che, spesso, si ritrovano – magari soli e non del tutto preparati – a guidare un team e non trovano qualcuno con cui confrontarsi. Ridurre tutti i problemi che affliggono le aziende, tra alti livelli di turnover, grandi dimissioni o quiet quitting, allo stress lavorativo sarebbe un errore, ma oggi – con il proliferare di forme di lavoro sempre più ibride – la distinzione tra mondo personale e lavorativo è decisamente molto debole e le aziende si ritrovano ad avere un compito molto importante nel prendersi cura della salute mentale dei propri dipendenti. Anche per preservare il proprio business.
* Senior Vice President Nelson and Washington Frank Usa
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