Salvagnini, l'automazione in Irpinia dal Kaizen al 4.0
L'azienda specializzata nelle macchine per lo stoccaggio e la movimentazione della lamiera si è rilanciata a partire dal 2011 rinnovando il processo produttivo e puntando sulla formazione. Il giro d'affari supera ora i 20 milioni e i dipendenti sono un centinaio
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Il Kaizen in Irpinia e la rinascita di un’azienda. Potrebbe essere il titolo di un saggio o di una tesi di laurea: è invece la sintesi del cambio di marcia avvenuto a partire dal 2011 alla Salvagnini Industriale, la controllata del gruppo vicentino Salvagnini (circa 400 milioni di fatturato e 1750 addetti) specializzata nelle macchine utensili per lo stoccaggio e per la movimentazione dei fogli di lamiera. Nella fase più dura della crisi economica globale, con i conti che mostrano il segno ‘meno’ e una tipologia limitata di macchine in produzione, la scommessa di Montefredane, 2mila abitanti nel territorio avellinese dalla tradizione agricola ma anche industriale (Fiat, Magneti Marelli, Denso, Novolegno), è sull’innovazione e sulla formazione.
Il “miglioramento continuo” e la spinta alla formazione
La prima necessità è quella di dare una svolta ai processi produttivi e l’ispirazione è la “lean production”, il sistema organizzativo introdotto in primo luogo da Toyota per eliminare gli sprechi e ridurre i tempi di attesa cercando di definire, attraverso un processo di “miglioramento continuo” (Kaizen, in giapponese), una allocazione delle risorse, dei materiali e dei costi ottimale. La seconda necessità riguarda il personale: competenze e modello organizzativo da adeguare al nuovo corso attraverso interventi sia sotto il profilo tecnico sia nel project management. I partner dell’azienda irpina in questo percorso sono due: Form&Atp come ente formatore e Fondimpresa, il fondo interprofessionale creato da Confidustria, Cgil, Cisl e Uil a cui le aziende (oltre 200mila quelle aderenti per 4,7 milioni di lavoratori coinvolti) possono destinare i contributi obbligatori per la formazione continua.
Da sei a 30 tipi di macchine prodotte
«L’azienda ha cambiato mentalità sia grazie a questi programmi sia grazie all’arrivo di nuovi manager provenienti da multinazionali - spiega Sergio Avallone, amministratore delegato e business unit manager di Salvagnini Industriale - Nel 2011 aveva sei tipologie di macchine in produzione e ne producevamo circa 200, attualmente ne abbiamo oltre 30 e ne produciamo oltre 300. Questo ha determinato un numero di configurazioni e di componenti da gestire sempre maggiore, che solo con un cambio di mentalità poteva essere affrontato».
Un fatturato di 22 milioni e un centinaio di dipendenti
In questo intervallo di tempo il fatturato dello stabilimento di Montefredane, i cui clienti di riferimento sono la capogruppo Salvagnini Italia e l’austriaca Salvagnini Maschinenbau (che a livello di gruppo servono grandi multinazionali come Mitsubishi, Electrolux, Schindler, Otis, Rittal) , è quasi raddoppiato arrivando a 22 milioni di euro nell’esercizio 2018-19 chiuso ad aprile e con esso anche i dipendenti, passati da 54 a un centinaio, con un ricambio estremamente ridotto, e selezionati grazie anche alla collaborazione con gli istituti tecnici e l’Università di Avellino.
L’evoluzione verso industria 4.0
I principi del Kaizen e l’accelerazione delle trasformazioni tecnologiche hanno fatto sì che la necessità dell’aggiornamento professionale e organizzativo restasse una priorità. «Evolvendo la tecnologia, evolvono anche le macchine: ora le componenti elettro-meccaniche rappresentano il 50-60%» aggiunge Avallone. Oltre alla formazione obbligatoria, gli interventi realizzati alla Salvagnini Industriale - selezionata da Fondimpresa per il monitoraggio valutativo 2018 - sono in media di 200 ore annue e sono soprattutto focalizzate sull’evoluzione 4.0 degli impianti attraverso il ricorso ai sistemi ciber-fisici e alle tecnologie cloud, big data e internet delle cose.
(Il Sole 24 Ore Radiocor)
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