Qui nascono gli artisti

Salvare i mestieri dell’arte, salvare il “saper fare”

Niente didattica a distanza per le Scuole d’Arte e Mestiere la cui programmazione si basa sulle attività di laboratorio. Impossibile passare dalle aule reali a quelle virtuali. Così quaranta di questi istituti lanciano un appello e chiedono di ipotizzare una soluzione mirata per tutelare quelle competenze che sono il cuore dell’eccellenza made in Italy

di Serena Uccello

3' di lettura

Sono aule speciali, sono aule fatte da su grandi tavoli su cui nascono le creazioni dei futuri maestri pasticceri; oppure sono luoghi di banchi e manichini; o ancora, angoli dove le pietre diventano mosaici. C'è un mondo quelle delle scuole professionali che formano gli artigiani-maestri nell'arte del made in Italy in cui la didattica è trasferimento di visione e manualità, in cui l'apprendimento è esercizio delle mani quanto conoscenze della dottrina.

Oggi tutto questo patrimonio, che mette dentro l’alta cucina, l'oreficeria, la sartoria, il mosaico, rischia un danno senza misura. Effetto del Covid-19, che ha costretto il mondo della formazione (come tutti gli altri mondi) a rivedere la sua organizzazione e a trasferirsi dal reale al virtuale. In questo caso però la transizione è impossibile, si scontra con il principio fondamentale secondo il quale tra maestro e allievo serve vicinanza, perché è il gesto che insegna ed è l'osservazione che apprende.

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L’Alta Cucina

Alma

Ed allora in questo caso lo stop vuol dire per migliaia di studenti perdere l'anno e per decine di Scuole di arti e mestieri, che sono istituzioni private, di chiudere. Con il risultato di depauperare l'Italia di quella eccellenza riconosciuta nel mondo. «Queste sono scuole che spesso non compaiono perché non c'è un rating internazionale che le monitora ma che il mondo ci invidia: l’Italia ha formato generazioni di maestri, è la nostra cultura della bellezza», spiega Alberto Cavalli, direttore della Fondazione Cologni Dei Mestieri D'Arte. La Fondazione, infatti, in questi giorni si è fatta sostegno dell'appello lanciato al Governo dalle scuole di alta formazione di Arte e Mestiere italiane affinché si ipotizzi un intervento calibrato sulle loro esigenze .

Dove nasce il “saper fare”: a rischio le Scuole d'Arte e Mestiere

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«I firmatari del presente Appello si fanno estensori della richiesta di una misura specifica per le nostre realtà, rispetto a quanto attualmente deliberato nella recente normativa (riferimento del DCPM Scuola)», si legge infatti nella lettera. Partendo dalla considerazione che «la didattica di queste strutture formative in cui si insegnano e tramandano i mestieri d'arte della tradizione italiana, fondamento imprescindibile del nostro Made in Italy, è fortemente e prevalentemente basata sull'attività pratica di laboratorio e che gran parte delle nostre Scuole occupano un gran numero di dipendenti, aiutando inoltre lo sviluppo ed il mantenimento dell'occupazione di molti giovani che proprio per il mezzo dei nostri percorsi formativi, trovano importanti lavori in Italia ed all'estero».

Far vivere le pietre preziose

Tads

L’appello porta già la firma dei direttori di una quarantina di scuole, a lanciarlo è stata Alma, una scuola Internazionale di Cucina Italiana riconosciuta come il più autorevole centro di formazione professionale dedicata all'ospitalità e alla ristorazione Italiana a livello internazionale: forma cuochi, pasticceri, bakery chef, sommelier, professionisti di sala e manager della ristorazione.

«L’80 per cento delle nostre attività è attività di laboratorio, che va da sé non si può svolgere da remoto. Questo vuole dire che siamo chiusi, fermi, che i nostri studenti non possono continuare», dice Andrea Sinigaglia direttore della Scuola Alma aggiungendo: «Quanto si cita la frase “le scuole di ogni ordine e grado” non si considera mai il mondo della formazione professionale perché viene percepito come strettamente connesso alle attività produttive».

Dietro la magia del balletto

Accademia Teatro alla Scala

Alma in questo momento ha mille studenti, dal 2004 ne ha formati circa diecimila. «Quello che chiediamo è questo: fateci ripartire prima di settembre, perché aspettare per noi equivarrebbe a mettere in gioco la nostra sopravvivenza. Naturalmente siamo pronti a dotarci di tutti i sistemi di sicurezza. Fra l'altro se potessimo tornare operativi siamo disponibili a dare un contributo, in termini di servizio, al mondo della ristorazione così colpita da questa crisi. Insegnando i protocolli di sicurezza, la sanificazione, o ad esempio come avviare la transizione dalle attività di ristorazione classica a quelle di delivery».

«Non è semplice ma le istituzioni politiche servono proprio a dare risposte difficili, anche realizzare La Saliera del Benvenuto Cellini è stato difficile. Voglio dire tutte le cose belle, che restano, pongono difficoltà. Questa formazione professionale è formazione culturale. Perché saper fare coincide con saper vivere», conclude Alberto Cavalli.

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