Salvataggio banche, un conto da saldare
di Fabio Tamburini
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La giustizia, si sa, ha i tempi lunghi. Ma quando arriva lascia il segno. Lo ha confermato ieri il Tribunale dell’Unione europea che ha accolto il ricorso dell’Italia e della Popolare di Bari, sostenuto dalla Banca d’Italia, annullando la decisione della Commissione Ue che aveva bocciato l’intervento del Fondo interbancario nel salvataggio della banca abruzzese Tercas considerandolo «aiuto di Stato». La reazione dell’Abi è stata di grande soddisfazione, applausi da Bankitalia, festeggiamenti bipartisan nel mondo della politica italiana. Il commento che viene immediato è «meglio tardi che mai». Purtroppo, nel frattempo, la frittata è stata fatta.
E le conseguenze dell’errore clamoroso fatto dalla Commissione le hanno pagate i risparmiatori, le banche, il Paese Italia.È stato un prezzo elevato perché il caso Tercas ha impedito interventi analoghi a favore di altre banche in difficoltà come la Cassa di risparmio di Ferrara, la Banca Marche, Popolare Etruria e la Cassa di risparmio di Chieti. Senza contare che l’aggravarsi della crisi di queste banche ha indebolito l’intero sistema provocando reazioni a catena. Il risultato è che il conto finale è stato salato sia in termini di soldi sia per la caduta verticale di fiducia e reputazione.
A questo punto, dopo la sentenza di ieri, va detto chiaramente che se il provvedimento diventerà definitivo dovranno esserci degli atti concreti di risarcimento dei danni. Insomma, non vale il detto che i buoi, una volta scappati dalla stalla, sono persi. L’impegno deve essere quello di andarli a riprendere uno a uno. Il che significa che la Commissione europea dovrà risarcire ai risparmiatori, alle banche e al Paese i danni provocati dalla presa di posizione scorretta.
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