Salvini: «Voto anticipato? Vediamo». Il deficit/Pil «non potrà stare sotto il 2%»
Al Viminale l'incontro sulla manovra. La flessibilità che il governo chiederà all'Europa deve servire secondo il leader della Lega a tre obiettivi: investimenti, opere pubbliche e taglio delle tasse. Insomma siamo al momento «del coraggio e delle decisioni, non del tirare a campare, altrimenti arriviamo agli zero virgola» di crescita
di Nicola Barone
4' di lettura
La domanda è quella sulla bocca di tutti. Il governo è alla fine? «Confesso che negli ultimi mesi il percorso è diventato parecchio più accidentato. Io ho pazienza finché c'è la possibilità di fare qualcosa di buono per il Paese. I nostri nonni ci insegnano però che la pazienza ha un termine». Se non è un avvertimento gli assomiglia molto, del resto sono settimane che Matteo Salvini non perde occasione per pungolare gli alleati nella maggioranza gialloverde. Dopo aver visto le parti sociali il messaggio si fa ancora più esplicito. Se ci saranno elezioni anticipate o meno «lo vedremo di qui a breve». A settembre? «Anche prima». E la manovra «dovrà essere coraggiosa ma responsabile, non azzardata. Sicuramente prevederà trattative con la futura commissione europea. È chiaro che non si può stare sotto il 2%» nel rapporto deficit-Pil.
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Parlando di primo mattino a Radio24, fresco di incasso del sì al suo nuovo provvedimento in materia sicurezza, il vicepremier spiega che chiederà il voto degli italiani se dovesse avere certezza che le strade di Lega e M5S sono ormai troppe diverse su temi come lavoro, energia, scuola («per la Lega non ho mai chiesto mezza poltrona in più»). Non senza però lesinare, da subito, critiche a membri dell'esecutivo stesso («Toninelli non mi sembra all'altezza di gestire le infrastrutture di un Paese bello ma difficile come l'Italia»).
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Ora è l'agenda economica a incombere sul governo, atteso alla prova di una manovra carica di incognite ma comunque onerosa. Al salario minimo proposto dai Cinque Stelle il leader del Carroccio dice di preferire in ordine di tempo il taglio delle tasse («prima di redistribuire bisogna crearla la ricchezza»).
Quarantasei sigle tra associazioni delle imprese e sindacati incontrano al Viminale il ministro dell'Interno accompagnato da una folta rappresentanza del Carroccio di cui fanno parte il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, il viceministro dell'Economia Massimo Garavaglia e i sottosegretari Massimo Bitonci e Claudio Durigon (presente anche Armando Siri).
La flessibilità che il governo chiederà all'Europa deve servire secondo Salvini a tre obiettivi: investimenti, opere pubbliche e taglio delle tasse. «Non vogliamo una manovra dove metto dieci miliardi da una parte, togliendoli dall'altra», anticipa Salvini alle parti sociali precisando che il tavolo «non è parallelo a quello di ieri. Non c'è nessuna sovrapposizione. Noi stiamo raccogliendo le varie posizioni di tutto il mondo produttivo e dei lavoratori perché vogliamo un progetto per il Paese».
In un quadro economico con «dati congiunturali caratterizzati da luci e ombre» ed «un massimo storico per occupazione ma lavoro di qualità debole», il problema «è la crescita dello 0,1% del Pil». Dunque l a manovra non può essere un «gioco delle tre carte», gli sgravi non debbono essere recuperati con nuove misure - è il ragionamento di Salvini. «La situazione dei consumi è ferma, bisogna prenderne atto. È vero che aumenta il numero dei lavoratori e diminuisce il numero dei disoccupati però bisogna anche considerare la qualità del lavoro. Nella grande distribuzione e nei negozi il potere reale d'acquisto delle famiglie è fermo», spiega il vicepremier ai giornalisti in una pausa dei lavori. «Per il piano straordinario di investimenti occorre discutere con l'Ue alcuni vincoli europei in base ai quali nulla di quello di cui stiamo parlando da tre ore sarebbe possibile». Su questo il mandato ricevuto dai partcipanti sarebbe «unanime» così come perché sia scongiurato qualunque intervento al rialzo dell'Iva. Insomma siamo al momento «del coraggio e delle decisioni, non del tirare a campare, altrimenti arriviamo agli zero virgola» di crescita. «Di sicuro non si può stare sotto il 2% di deficit».
L'accento torna poi a cadere su alcune resistenze incontrate nell'attività di governo. «Bisogna sbloccare dei no che stanno bloccando diversi settori. Sul fronte energetico e agricolo il biometano, bloccato dal ministro dell'Ambiente. Così come altri stanno bloccando il piano di rigenerazione urbana, che significherebbe riqualificare buona parte delle nostre città». Salvini annuncia anche di aver trovato «due miliardi per un piano di sistemazione straordinaria delle scuole superiori, che sarebbero di competenza delle Province ma che sono rimaste senza soldi».
Di «coniugare flat tax e cuneo fiscale riducendo le aliquote intermedie nel primo caso e abbassando il peso delle tasse sui salari bassi, anche in forma
d'incentivazione al lavoro, nel secondo» parla al tavolo il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia. «Con il taglio del cuneo si elevano i salari bassi e con la flat tax quelli intermedi con un impatto sostenibile sui conti pubblici», sottolinea il leader degli industriali. Che chiede anche di incentivare la produttività per consentire alle imprese di competere su uno scacchiere internazionali dominato da grandi potenze e condizionato dalla guerra dei dazi.
Dei partecipanti «tutti hanno sottolineato l'importanza di investire in infrastrutture e opere pubbliche», sintetizza il vicepresidente del Consiglio il quale specifica che, oltre a quanto detto, si sta anche lavorando all'eliminazione della Tasi e alla riorganizzazione della tassazione sulla casa. «Metà degli interventi si sono soffermati sui tempi della giustizia. In tanti operatori, sia del pubblico che del privato, hanno chiesto il superamento di alcune fattispecie come l'abuso d'ufficio e il danno erariale. Su questo la posizione della Lega è nota. Sono cose che stanno ingessando sia il pubblico che il privato».
Il vice premier critica anche il provvedimento bandiera del M5S: «Tanti rilievi sono stati mossi al decreto dignità da parte di tutte le sigle. Su questo ci facciamo carico di chiedere delle modifiche vista l'inefficacia di alcuni passaggi. Così come sui Pir, i piani risparmio, che non permettono l'accesso al credito».
Dalle categorie diverse esigenze su cui sarebbe opportuno concentrarsi. Per il vicesegretario generale della Cgil Gianna Fracassi «si aprono divari territoriali e sociali sempre più preoccupanti. Per ripartire, per creare lavoro, serve un grande piano di investimenti pubblici e privati e nuove assunzioni nella pubblica amministrazione». Stesse priorità rilevate dal segretario generale aggiunto della Cisl Luigi Sbarra con una sollecitazione all'esecutivo. L' Italia «non ha bisogno di un salario minimo per legge», avverte. «Abbiamo un sistema diffuso di contrattazione collettiva che copre praticamente tutti i settori produttivi. La malattia da curare è quella dei troppi contratti pirata. Lì bisogna colpire e riconoscere i contratti collettivi sottoscritti dalle grandi associazioni sindacali ed imprenditoriali».
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